L'allarme dell'Inail. Lavoro, meno incidenti ma più morti
La sicurezza sul lavoro è un traguardo ancora da raggiungere
Anche nella Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro si è continuato a morire. Stefano Sainaghi, 48 anni nato nel Vicentino e residente in provincia di Novara, ha perso la vita schiacciato dal proprio camion, che si è improvvisamente messo in moto da solo. La tragedia è avvenuta questa mattina all’interno del centro direzionale per il Nord Italia dell’Esselunga a Limito di Pioltello, nel Milanese. La vittima era un dipendente della società di trasporti Italtrans. A Faenza, nel Ravennate, ha perso la vita Luca Ferretti, 48 anni, colpito alla testa dalla sponda del camion che stava scaricando nel piazzale di una ditta. Salvatore Augello, 80 anni, è la terza vittima del lavoro di oggi. Forse per un malore, l’anziano agricoltore si è ribaltato con il trattore in un podere di Sciacca, in provincia di Agrigento.
Queste tre ultime tragedie allungano una lista che, nei primi tre mesi del 2023, conta già 144.586 incidenti, di cui 196 mortali. Il paradosso, tutto italiano, è che mentre gli infortuni diminuiscono (-25,5% rispetto allo stesso periodo del 2022), le vittime sono in aumento del 3,7%. Secondo l'Inail, che ha diffuso i dati, è l'effetto della contrazione dei casi da contagio da Covid-19 e del contemporaneo incremento degli incidenti «tradizionali» sui luoghi di lavoro.
«Un Paese avanzato come l’Italia non può più tollerare tragedie quotidiane legate alla mancanza di sicurezza sui posti di lavoro», tuona il presidente dell'Inail, Franco Bettoni. Che sollecita il Parlamento a superare il Testo unico del 1965 che, a quasi sessant’anni dalla sua approvazione, ancora oggi continua a rappresentare la normativa di riferimento per le prestazioni a favore degli infortunati e delle loro famiglie. «Occorre riformare completamente questa normativa – gli fa eco il presidente dell’Anmil, Zoello Forni – rivedere il sistema degli indennizzi per renderli più adeguati alla realtà odierna, ampliare la tutela e dare maggior sostegno ai superstiti dei caduti sul lavoro, sia dal punto di vista economico che del diritto al lavoro», conclude Forni. Operazione che potrebbe essere finanziata attingendo al miliardo e mezzo di euro di avanzo del bilancio annuale dell’Inail che, ricorda Forni, «confluisce nelle casse dello Stato».
A questo “tesoretto” guarda anche il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto, Guglielmo Loy, ricordando come «ad oggi» siano state messe a disposizione dell’Inail «poche decine di milioni di euro», per la prevenzione degli infortuni. «La responsabilità è dei governi che si sono succeduti e, temiamo, possa essere perpetuata dall’attuale», denuncia Loy. Che aggiunge: «Appare politicamente contraddittorio denunciare ciò che non va, ma omettendo che investire di più nella prevenzione si può fare senza pesare sul bilancio statale. Con il prossimo decreto ci si aspetta coerenza e un’attenzione concreta all’emergenza che tutti segnalano».
Emergenza da cui non sfuggono nemmeno i giovanissimi lavoratori. Secondo l’Osservatorio sicurezza Vega di Mestre, «l’incidenza di mortalità tra i 15 e i 24 anni è quasi doppia rispetto alla fascia tra i 25 e i 34». Nella fascia fino a 14 anni, infine, sono state registrate, nel primo trimestre dell’anno, 16.582 denunce, pari al 10% del totale. E, secondo un sondaggio online di Skuola.net, «il 19% degli studenti in alternanza scuola-lavoro si è presentato in azienda senza aver svolto il previsto corso sulla sicurezza del Ministero dell'Istruzione e senza indicazioni sulle procedure aziendali».