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Lavoro agricolo. A Saluzzo tremila braccianti cercano una casa per la stagione

Danilo Poggio, Saluzzo (Cuneo) sabato 23 maggio 2020

I primi aspiranti braccianti sono già arrivati in città. Come ogni anno a Saluzzo, in questo periodo, c’è chi inizia a cercare una sistemazione per la notte e soprattutto un lavoro, contando sul passaparola o su un colpo di fortuna. In passato, il sistema dei flussi di lavoratori extracomunitari consentiva di programmare con maggior cura gli arrivi, ma oggi manca una gestione ben organizzata nel reclutamento della manodopera. Gli imprenditori agricoli si trovano ad assumere per strada, con una chiamata a voce, oppure aspettano che i lavoratori si presentino in cascina a proporsi, proprio come avveniva in un lontano e difficile passato.

Funziona così nella zona dove, ai 7mila lavoratori stranieri impiegati in modo continuativo, ogni anno se ne aggiungono almeno altri 3mila per il periodo estivo. Nelle settimane di punta, lo scorso agosto, erano in molti accampati sulla strada, al Foro Boario, accanto agli alberi.

Questo, però, è un anno diverso. Il Piemonte è una delle regioni italiane più colpite dal coronavirus e sono emerse negli ultimi mesi molte nuove povertà. Tra pochi giorni la situazione si complicherà ancora con il potenziale dramma di centinaia di stagionali. Ormai è certo: almeno in parte non verranno più allestite le strutture di accoglienza del passato. E resteranno a dormire per strada ancora più persone.

«Con il Covid-19 – spiega Virginia Sabbatini, referente dell’équipe di Saluzzo Migrante, nata dal progetto Presidio di Caritas – è molto difficile organizzare alloggi anche da parte degli imprenditori. Il problema inizia dal reclutamento. È necessario sostenere davvero un efficace strumento pubblico per l’incontro a distanza tra domanda e offerta di manodopera, come in parte viene fatto con la piattaforma “Io lavoro in agricoltura”, sviluppata dalla Regione Piemonte. Altrimenti si rischia di proseguire con un sistema insostenibile, che può offrire spazio a fenomeni di sfruttamento quali il caporalato e produce un costo sociale ingente per il territorio, rendendo impossibile la programmazione degli arrivi e degli alloggi».

Il progetto Pas (Prima Accoglienza Stagionali) realizzato negli anni precedenti principalmente dal Comune di Saluzzo e dalla Regione Piemonte aveva portato alla realizzazione di 368 posti letto nell’ex caserma Filippi, ma nel 2020 non ci sarà. «Con il coronavirus – spiega il sindaco di Saluzzo, Mauro Calderoni – è impossibile allestire spazi del genere. Siamo una cittadina di 17mila abitanti, non abbiamo strumenti particolari o dotazioni finanziarie straordinarie per accogliere centinaia di persone ogni estate.

Perchè si continua a non voler regolamentare i flussi di manodopera? Si garantirebbero sicurezza al territorio ma anche dignità alle persone. Questa situazione non è mai stata considerata un’emergenza sanitaria in passato, pur essendolo. Adesso non ci si può più nascondere davanti alla realtà». E intanto le aziende agricole hanno bisogno di manodopera urgentemente.

Le misure prese dal governo sono un importante passo avanti per la regolarizzazione di molte situazioni, ma non risolvono completamente il problema della mancanza di braccianti nelle campagne italiane. «Gli strumenti previsti dal decreto Rilancio – dice Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte – potranno essere utili per metà settembre, per una parte di vendemmia.

Ma di certo non potranno essere utilizzati già nei prossimi giorni. Ecco perchè servono anche voucher semplificati, corridoi verdi dai Paesi dell’Est e defiscalizzazione dei salari». Anche l’anno scorso, Coldiretti aveva allestito due villaggi per l’accoglienza ma oggi, con la totale incertezza delle regole, è difficile pensare a nuove soluzioni concrete nel rispetto della legge.

«I dibattiti in tv – continua Moncalvo – sono molto lontani da ciò che accade nella realtà. Non sono ancora arrivati i braccianti ma i mirtilli sono quasi maturi. Molta frutta rischia di essere gettata via nei prossimi mesi. È assurdo».

La Regione ha nominato qualche giorno fa Giuseppe Guerra, il dirigente medico dell’Asl Cn1 (già commissario ad acta per il Covid Hospital di Tortona), «commissario straordinario per gli aspetti sanitari relativi all’emergenza migranti/frutta estate 2020» per il territorio: un’attenzione significativa, ma che non risolve gli aspetti sociali della questione.

«Il commissario – conclude Sabbatini – avrà un ruolo nella valutazione dei rischi, ma ci sono risvolti sociali, tecnici e logistici fondamentali per preservare la salute delle persone coinvolte e della collettività. Ecco perchè chiediamo un intervento urgente a tutte le istituzioni, compresa la Protezione civile, per accogliere quei lavoratori che saranno senza sistemazione. Altrimenti resteranno tutti per strada. Ci si preoccupa dei parcheggi notturni per i trattori, ma non dei letti per le persone che hanno lavorato. Non puo più accadere».