Attualità

L’attesa di Trento tra dolore e incredulità

Diego Andreatta martedì 2 giugno 2009
Una piccola delegazione, ma col grande cuore del Trentino soli­dale. Tornavano dall’ennesima missione di aiuto ai «loro» emigrati le tre vittime dell’associazione Trentini nel mondo volati in Brasile come rappre­sentanza più che simbolica: l’instanca­bile direttore Rino Zandonai, 59 anni, il consigliere regionale Gianbattista Len­zi, 57 anni e Luigi Zortea, 67 anni, sin­daco di Canal San Bovo, comunità di an­tica emigrazione ai confini col Veneto. «Era andato tutto bene, erano davvero felici, quando sabato li abbiamo sentiti per l’ultima volta al telefono», dicevano ieri i colleghi nella sede di via Malfatti, dove nel primo pomeriggio si è come in­terrotto di colpo il battito del rapporto incessante con i 229 Circoli sparsi in tut­to il mondo, 63 solo in Brasile. «Rino li conosceva uno per uno i loro presidenti, questo lavoro era diventata tutta la sua vita» spiega commosso Fer­ruccio Pisoni, l’ex presidente dell’asso­ciazione, che nel 1992 aveva chiamato a dirigerla quel mite insegnante dai ca­pelli ricci distintosi in Belgio proprio co­me insegnante d’italiano nelle comu­nità emigrate. «Quando vado a trovarli, torno ogni volta arricchito dal rapporto con gli emigrati, sia con i vecchi che con le nuove generazioni», confidava spes­so alle due figlie Rino Zandonai, un ani­mo semplice con doti manageriali, qua­si istintivamente piegato sulle situazio­ni più disagiate. Come i poveri del Paranà dai quali era tornato in questa missione di dieci giorni per avviare il 24 maggio un progetto di sviluppo nel turismo solida­le chiamato «Camino trentino dal Ma­nanciais». O come i bambini cerebrole­si di Ouro Fino, nel Minas Gerais, dove il 22 maggio aveva inaugurato una pi­scina per idroterapia. O come le famiglie di emigrati colpite dall’alluvione del 2008 nella zona di Santa Catarina, per le qua­li la «Trentini nel mondo» aveva raccol­to circa 20mila euro, consegnati uffi­cialmente proprio venerdì scorso. «Non si stancava mai di partire, non si tirava mai indietro, a costo di sfinire se stesso», aggiunge la vice presidente Ma­ria Carla Failo, mentre il nuovo presi­dente Alberto Tafner (doveva esserci an­che lui in trasferta, ma aveva rinviato la partenza all’estate) tiene a sottolineare «l’animo profondamente cristiano» di Rino, che si era espresso nell’anno del Giubileo in una convocazione di tutti i Circoli trentini in val di Non, culla del­l’evangelizzazione trentina. Gianbattista Lenzi, era il referente poli­tico più attento agli emigrati. Già sinda­co della comunità valsuganotta di Sa­mone, 450 anime provate a fine Otto­cento dall’epopea migratoria, ne porta­va spesso la memoria da due legislatu­re sui banchi del Consiglio provinciale e regionale, dove aveva assunto la guida della Commissione per l’emigrazione: «Anche questa volta Gianni non vedeva l’ora di partire – lo piange il governato­re del Trentino, Lorenzo Dellai, amico fraterno di Lenzi – ci teneva tanto a que­ste missioni, al dialogo con i trentini del­la zona di Santa Caterina, perché lì i suoi progenitori erano emigrati, tanto che c’è un monumento intitolato ai Lenzi a Rio Do Cedros».«Se vogliamo – arriva a di­re il presidente Dellai – questa è una tra­gedia simbolo della vera globalizzazio­ne, quella che tiene uniti gli affetti e si e­sprime nella solidarietà». Infine Luigi Zortea, dal 2003 sindaco di Canal San Bovo, due figlie, che era ri­partito «encantado» (come testimonia­va ieri al telefono dal Brasile il presiden­te dei Circoli trentini Luigi Moser) di po­ter stabilire un gemellaggio della valle del Primiero con un paese brasiliano che portava proprio il nome della sua fami­glia, Zortea, in quello stato di Santa Ca­tarina Amabile Visintainer. «Qui nel Vanoi c’è ancora un forte rap­porto con gli emigrati, anche per dare loro aiuto nelle pratiche per la cittadi­nanza », spiega il parroco don Costanti­no Malcotti, che ricorda Zortea «sempre sensibile alla partecipazione alle inizia­tive ecclesiali». Alle famiglie e alla Trentini nel mondo «fiore all’occhiello dell’attenzione al mondo dell’emigrazione» ieri è andato anche il ricordo riconoscente del vica­rio generale della diocesi, monsignor Lauro Tisi: «Questo sforzo di mantene­re le relazioni con i trentini all’estero – ha scritto in una nota a nome dell’arci­vescovo Bressan, attualmente in Africa – si è rivelato fruttuoso sul piano dell’i­dentità culturale e religiosa, come su quello dell’appartenenza».