Brescia. L’area Caffaro fa paura. Tutti i tumori in crescita
Molti eccessi. Il 'Sin Brescia Caffaro' è costituito da tre Comuni con popolazione complessiva (al Censimento 2011) di 205.047 abitanti, sul territorio dei quali insistono impianti chimici e discariche. E si legge nello Studio Sentieri che qui, sia per le donne che per gli uomini, «si osservano eccessi di tutti i tumori e dei tumori epatici, laringei, renali e tiroidei». Guardando più dettagliatamente al genere, poi, tra gli uomini «si registrano eccessi per i tumori esofagei, pancreatici, prostatici e i melanomi cutanei », mentre fra le donne «si osservano eccessi dei tumori mammari, dei linfomi non-Hodgkin, delle leucemie (in particolare le mieloidi croniche) e dei tumori linfoematopoietici nel loro complesso». proposito invece dei ricoveri, «si rileva un eccesso del numero dei ricoverati in entrambi i generi per il complesso delle diagnosi indagate, per le malattie infettive e parassitarie e per il complesso dei tumori maligni», in particolare «della laringe, della vescica, della ghiandola tiroidea, del tessuto linfoematopoietico nel complesso (specie i linfomi non-Hodgkin e le leucemie), il melanoma maligno della cute e altri tumori della cute. Così negli uomini c’è eccesso «di ricoverati per tumori maligni primitivi del fegato, per tumori maligni della prostata e per la malattia di Hodgkin» e nelle donne «per tumori maligni del colon-retto, del pancreas, della mammella e della vescica».
Capitolo malattie non neoplastiche: l’eccesso di ricoveri sono per «le malattie del sistema nervoso centrale, il complesso delle malattie del sistema circolatorio (malattie cardiache, malattie ischemiche del cuore, malattie ischemiche acute, insufficienza cardiaca e malattie cerebrovascolari), le malattie dell’apparato respiratorio, dell’apparato digerente». Le considerazioni complessive riguardanti questo Sin? Lo stabilimento Caffaro di Brescia, nel quale sono stati prodotti Pcb dalla fine degli anni Trenta al 1984 – si legge – «ha riversato per decenni i rifiuti della lavorazione in un corso d’acqua comunicante con la rete delle rogge, che a sua volta ha contaminato suoli agricoli e catena alimentare». E in più, «l’esposizione professionale a Pcb nelle aziende metallurgiche di Brescia e provincia contribuisce all’innalzamento dei livelli ematici proprio di Pcb». Dunque lo Studio chiude chiaro e tondo: tutto ciò «giustifica il perseguimento di un insieme di obiettivi attinenti il risanamento ambientale», ma anche «il potenziamento dei programmi di sorveglianza epidemiologica e monitoraggio anche biologico». E sempre in base a tutto ciò «appare appropriato anche in relazione alla messa a punto di un piano di comunicazione con la popolazione».