Napoli. L'arcivescovo nella Terra dei fuochi: «Nessun padrone del creato»
Lontana dal cuore e soprattutto dagli occhi: un’isola ecologica senza troppa logica, forse non del tutto a norma (è in zona protetta) e con la sensazione che quindi possa piovere sul bagnato. Tanto che ieri sera qui è venuto a pregare l’arcivescovo di Napoli, monsignor Mimmo Battaglia, proprio dove sorgerà quest’isola, pendici del Vesuvio, quartiere San Vito, Ercolano, Terra dei fuochi. «Occorrerà creare, tutti, una cittadinanza ecologica» ha detto l’arcivescovo, nella quale, «reciprocamente e insieme, ci si aiuti ad avere cura del creato con le piccole azioni quotidiane fino a dare forma a uno stile di vita». Un gesto forte esser venuto qui. Il sole che va giù nel golfo di Napoli, di fronte, toglie il fiato. «Vi prego – va avanti Battaglia –, vi prego, nessuno si senta estraneo al creato. E nemmeno padrone. Siamo solo ospiti di questa terra, figli di questa madre terra. Per questo ciascuno di noi è chiamato sempre ad agire con responsabilità» e «attraverso progetti sostenibili e soprattutto solidali». L’isola ecologica sarà nell’area di un’ex azienda di manufatti in cemento, confiscata alla camorra. Gli edifici sono abusivi (ma la delibera per l’isola ecologica ne prevede il condono). Di là da un muro in comune c’è una fabbrica di fuochi d’artificio. A qualche decina di metri si coltivano pomodorini del piennolo, uva per il Lacryma Christi e albicocche.
A San Vito, poi, nemmeno esiste rete fognaria. Però, ci sono diverse maxidiscariche abusive, dove scavando, la Forestale prima e i carabinieri forestali poi, negli ultimi sette od otto anni, hanno trovato di tutto: esempio? Decine e decine di fusti marciti e sfondati, alcuni con la scritta 'Montedison', dai quali ancora colava un liquido nero, rappreso, nauseabondo, tre, quattro metri sotto la terra. Per dire. Per esser precisi, c’è anche una discarica legale, con montagne di rifiuti ancora a vista, quelli che furono 'provvisoriamente' sistemati qui durante le emergenze degli anni Duemila.
Già. Provvisoriamente. «Per avviare processi di cambiamento e cammini di vita, come questo territorio ha bisogno e non solo questo – continua l’arcivescovo –, dove c’è la morte, ogni forma di morte, bisogna essere impegnati tutti. Sentendoci tutti corresponsabili». Da queste parti sono decenni che i trafficanti di rifiuti fanno festa e la festa agli abitanti (incidenze oncologiche sopra la norma, lo mise nero su bianco già nel 2006 l’Istituto superiore di sanità). Sem- pre per dire. Ed era il 22 agosto 1988 quando il sindaco firmò un’ordinanza che chiuse proprio le strade all’area dove sorgerà l’isola ecologica, per «l’accumulo di gran quantità di materiale di risulta e rifiuti, con gravissime conseguenze per i residenti e l’ambiente circostante». La serata di preghiera alle pendici del Vesuvio, ieri, era stata voluta dal parroco di San Vito, don Marco Ricci, che aveva chiesto all’arcivescovo d’essere vicino alla sua gente e di poter pregare insieme «per amore della madre terra». Così è venuto qui, subito, perché - spiega lo stesso monsignor Battaglia alla gente che prega con lui e don Ricci - «il compito essenziale e prioritario di tutti è custodire i doni che madre terra ci ha dato». Ultima annotazione. Il 23 dicembre 2019 la stessa giunta ercolanese, approvando una mozione, aveva deciso che l’area sarebbe dovuta diventare 'parco pubblico e area di sgambo per cani'. Sedici mesi dopo, il 27 aprile scorso, ha cambiato idea. Con una delibera che 'prende atto' di un’altra precedente (dell’11 febbraio 2021), che non escludeva la possibilità di realizzare, sempre in quell’area, anche un sito di stoccaggio provvisorio.