«Utenti attivi», «maturità del mercato», «opportunità di accesso e di utilizzo a questa forma di intrattenimento ». A una prima lettura il rapporto presentato ieri dall’Osservatorio sul gioco online del Politecnico di Milano (proprio così il concetto di «azzardo» non esiste…), sembra accostare le parole l’una all’altra come numeri sul pallottoliere. Invece no. Ogni termine, ogni argomento, viene volutamente rappresentato con toni rassicuranti. Senza il minimo riferimento, ovvio, ai malati d’azzardo. E non sarebbe stata una cattiva idea, visto che l’Osservatorio è promosso da enti pubblici e non da imprese dell’azzardo. Così gli scommettitori diventano «utenti attivi». La saturazione del comparto, con giocatori al massimo storico, viene elevata a «maturità del mercato». Non basta. I professionisti della lingua ambivalente si mostrano insuperabili quando, dovendo usare termini di paragone, arrivano ad accostare l’improduttiva tossicità dell’azzardo ad attività sportive e artistiche di valore sociale e culturale. «Il Gioco Online si contrae del 3% così come i botteghini di Calcio e Teatro, che subiscono un calo rispettivamente del 9% e del 6%, mentre rimane sostanzialmente stabile il botteghino del Cinema (+1%)». Come se incollare gli occhi a una slot sia edificante quanto assistere a una piéce o un capolavoro di Sorrentino. Già, proprio una suadente ma mediocre antilingua.