Migranti. Assegnato il porto di Ancona alle navi umanitarie. Le Ong: troppo lontano
All'alba di oggi il salvataggio di 37 persone su un gommone sovraffollato al largo della Libia. Poche ore dopo, con grande tempestività, l'assegnazione del porto per la nave Ocean Viking. Non certo quello più vicino, ma Ancona, a 1.500 km di distanza, pari a quattro giorni di navigazione. Stesso iter e immediata destinazione per la Geo Barents, che nel pomeriggio ha soccorso 73 persone.
E' la linea del nuovo decreto legge firmato dal ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. E quelli di oggi sono i primi soccorsi fatti da navi ong dopo l'entrata in vigore del provvedimento, il 3 gennaio. Il precedente, operato dalla Geo Barents di Medici senza frontiere, spedita poi a Taranto dal Viminale, era avvenuto il giorno prima della stretta varata dal Governo.
Per quanto riguarda i soccorsi effettuati dalle navi delle ong, la Geo Barents ha salvato 73 persone in giornata che erano ammassate su un gommone instabile. Sull'imbarcazione sovraffollata erano presenti anche 16 minori non accompagnati. I sopravvissuti, ha fatto sapere Msf, stanno bene e sono adesso assistiti dall'équipe medica a bordo. In poche ore è stato assegnato loro il porto di Ancona. A distanza di poche ore lo stesso destino era toccato alla Ocean Viking, con a bordo 30 persone, a cui è stato ordinato di dirigersi verso Ancona. "Il porto si trova a 1.575 chilometri dalla zona d'operazione, ossia a 4 giorni di navigazione", aveva scritto su Twitter la ong francese Sos Mediterranee, lamentando che "le previsioni meteo sono in peggioramento a partire da domenica, esponendo i profughi a veti forti e mare agitato". E Medici senza frontiere ha protestato: "In base alle leggi internazionali marittime - ha osservato il capo missione Juan Matias Gil - l'Italia dovrebbe assegnare il luogo sicuro più vicino alla Geo Barents, mentre per raggiungere Ancona ci vorranno almeno 3 giorni e mezzo e le condizioni meteo sono pessime. Assegnare un porto più vicino avrebbe soprattutto un impatto positivo sulla salute fisica e mentale dei sopravvissuti a bordo. Chiediamo pertanto al Ministero dell'Interno l'assegnazione di un luogo sicuro più vicino che tenga in considerazione la posizione attuale della Geo Barents".
Lo sbarco di alcuni giovanissimi migranti dopo un salvataggio coordinato da Emergency nel Mediterraneo - Emergency
Tre morti in mare, tra loro anche una neonata di un anno e mezzo
Intanto, le persone migranti continuano comunque a partire, anche senza l'aiuto delle navi umanitarie. Non tutti arrivano. In un naufragio ad una trentina di miglia da Lampedusa il 6 gennaio sono morte almeno tre persone, tra cui una bimba ivoriana di un anno e mezzo, che viaggiava con la mamma, Sara, un uomo di 38 anni, Jonny, anch'egli ivoriano e una coetanea, Melen, originaria del Camerun.
In tutto tre morti nelle ultime 24 ore davanti a Lampedusa. «Il ministro Piantedosi venga qui e stia con me almeno un giorno» lancia l’appello disperato il sindaco dell’isola. I corpi sono stati recuperati dalle motovedette della Guardia Costiera a 38 miglia dalle coste di Lampedusa. Un altro neonato è stato rianimato dai soccorritori. Viaggiavano tutti, una trentina di persone, su un barchino in metallo di 7 metri, che si è ribaltato ed è affondato: sono in tutto 33 le persone, originarie di Camerun, Costa d'Avorio, Guinea, Sierra Leone e Burkina Faso, che sono state salvate dalla guardia costiera tunisina e poi trasferite sui mezzi dei guardacoste italiani. Tra i superstiti ci sono 10 donne.
La bambina era ivoriana e viaggiava con la mamma, che ora, in stato di choc, si trova all'hotspot di contrada Imbriacola dove è stato portato anche il fratello dell'uomo annegato.
«Siamo disperati. Non ce la facciamo più, siamo ad appena al 6 gennaio e ho già dovuto contare 3 morti, e oltre 2.000 arrivi. Siamo in guerra che molti ignorano o fanno finta di ignorare – accusa il sindaco delle Pelagie Filippo Mannino – Serve una legge speciale per Lampedusa che aiuti concretamente a gestire questo fenomeno che ha ricadute sulla gestione del territorio, e quindi sull’amministrazione comunale. Serve una task force pronta ad occuparsi di tutti gli aspetti connessi ai soccorsi e alla macchina dell’accoglienza: il ministro Piantedosi venga di persona, venga a vedere».
Un appello che arriva dopo l’ennesima tragedia ma anche dopo la sfilza di sbarchi avvenuti nella notte: 7 barchini per complessici 307 migranti approdati sull’isola. Sbarchi di migranti a getto continuo anche al Porto di Roccella Jonica, nella Locride.
Partenze ravvicinate dalla Tunisia: a fronte di 4 operazioni di migrazione irregolare bloccati dalla Guardia costiera tunisina, un barchino è riuscito a partire il 6 gennaio ed è naufragato poco oltre la costa. Sono morte annegate 5 persone e altri 5 risultano disperse.