Migranti. Lamezia mette a rischio i fondi per l'integrazione
Lamezia Terme, il quartiere di San Teodoro (da Wikipedia commons)
C'è qualcuno nel comune di Lamezia Terme (Catanzaro) che sta bloccando 212mila euro destinati all'integrazione tra rifugiati e territorio. Li sta facendo perdere. Qualcuno che ha un nome e cognome e un ruolo chiave. Tutto questo avviene in un comune che sta uscendo dal terzo scioglimento per infiltrazione da parte della 'ndrangheta.
Domenica si vota al ballottaggio per il sindaco dopo due anni di commissariamento. I due candidati a sindaco, Paolo Mascaro e Ruggero Pegna, entrambi di centrodestra, in campagna elettorale hanno sottolineato l'importanza dell'accoglienza e dell'integrazione. Nessuno ha usato parole di allarme sugli immigrati, molto numerosi nella zona ad alta vocazione agricola ma anche con una consolidata presenza industriale. E con molti centri di accoglienza, e Sprar. Un esempio di accoglienza per titolari di protezione internazionale. Eppure c'è chi, forse proprio in vista del voto, sta bloccando quegli importanti fondi.
Tutto nasce dall’Avviso pubblico regionale del 15 ottobre per il progetto "Accoglienza, sostegno e integrazione". Stanzia un milione di euro per "percorsi di riqualificazione e di rilancio socio-economico e culturale per l'accoglienza emancipante e integrata dei titolari di protezione internazionale". Per aggiungere integrazione e inclusione all'accoglienza: lavoro, scuola, formazione. I fondi sono destinati a tutti i comuni calabresi ma hanno più punti quelli che gestiscono Sprar, che si trovano nelle zone a maggior presenza di immigrati come le piane di Gioia Tauro, Sibari e, appunto, Lamezia Terme, e dove ci sono aree di marginalità. Fondi importanti, soprattutto dopo i pesantissimi tagli operati dal cosiddetto "decreto sicurezza".
L'area di Lamezia ha ben 11 Sprar, tra i quali due per minori, che coinvolgono 11 comuni. Quelli interessati al progetto si affidano al comune di Lamezia, il più grande, come capofila. Ma non si muove niente. Eppure lo stesso 15 ottobre la Comunità Progetto Sud, guidata da don Giacomo Panizza, condirettore della Caritas diocesana, invia al Comune una Pec, segnalando l'Avviso e offrendo la propria collaborazione. La Comunità è infatti già fortemente impegnata in progetti di integrazione, partecipa a uno Sprar e gestisce un centro per minori non accompagnati. I tre commissari che guidano il comune dopo lo scioglimento, rispondono di aver delegato gli uffici a istruire la pratica. Ma passa il tempo e non succede nulla, mentre la scadenza del 25 novembre si avvicina. Così i commissari il 19 novembre lo scrivono nero su bianco, e con un atto formale deliberano l'adesione all'Avviso pubblico regionale. "Il comune di Lamezia Terme - scrivono - è impegnato da anni nell'accoglienza e nell'integrazione degli immigrati, in particolare dei rifugiati e richiedenti protezione internazionale". Ricordano come dal 2009 gestisca con soggetti del Terzo settore progetti Sprar sia per adulti che per minori. Ci sono, dunque, tutti i presupposti per aderire. Così i tre commissari deliberano di "dare mandato al Dirigente del Settore Servizi alle Persone di procedere con la selezione dei soggetti partner attraverso la pubblicazione di una manifestazione d’interesse aperta a tutti i soggetti» individuati dall’avviso pubblico regionale e "ai successivi adempimenti necessari per accedere al finanziamento". Lo avevano già fatto a parole, ora lo scrivono. Perché il tempo è trascorso invano. Infatti aggiungono che "stante l'urgenza, vista la scadenza per la presentazione dei progetti fissata al prossimo 25 novembre", la delibera è dichiarata "immediatamente eseguibile". Ma la dirigente non istruisce la pratica, malgrado ripetute sollecitazioni anche scritte da parte degli stessi commissari. Ci sono solo quattro giorni, domenica compresa, per evitare di perdere questi fondi, importanti per gli immigrati e per l'intera comunità.