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Coronavirus. La variante Omicron: cosa sappiamo finora

Vito Salinaro martedì 30 novembre 2021

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1. Cosa sappiamo a oggi della variante Omicron?
Questa ulteriore evoluzione del Sars-CoV-2 presenta 32 mutazioni (il doppio della variante Delta) che modificano la proteina Spike (ossia la parte del virus che i vaccini usano per attivare il sistema immunitario) e che implicano variazioni in quattro regioni del coronavirus. Variazioni quasi tutte già viste nella variante Delta, e che si ritiene possano essere collegate ad una trasmissibilità più alta; altre invece sono messe in relazione, sinora solo in linea teorica, ad una maggiore capacità di eludere le difese del sistema immunitario, e quindi dei vaccini attualmente in uso. Ecco la prima, parziale fotografia della "Omicron", classificata dall’Oms come VoC, "variante preoccupante". È tuttavia troppo presto per arrivare a conclusioni definitive sulle caratteristiche della Omicron, isolata per la prima volta l’11 novembre in Botswana e 3 giorni dopo in Sudafrica.

2 Cosa dobbiamo temere della Omicron? E quali sintomi presenta?
A questa domanda ha provato a rispondere Angelique Coetzee, la dottoressa di Pretoria che ha lanciato la prima allerta in Sudafrica, e che ne ha descritto i sintomi come «più lievi e diversi del previsto»: niente perdita di olfatto o di gusto, ma un’estrema spossatezza e la gola secca. I dati sono stati rilevati sulla base della valutazione di 30 individui contagiati. «Stiamo cercando i casi gravi. Presumo che potrebbero arrivare in futuro, ma non ora – ha dichiarato Coetzee –. Ora sono sintomi facilmente curati a casa». Il medico ha aggiunto che i pazienti hanno lievi dolori muscolari, gola irritata e una tosse secca, ma solo alcuni hanno una temperatura leggermente elevata. Coetzee si è detta certa che molte persone in Europa abbiano già la nuova variante e poi ha ammonito: «È un peccato che Omicron sia stata pubblicizzata come una variante estremamente pericolosa con più mutazioni: la sua virulenza è ancora sconosciuta». Ieri l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha fatto sapere che i casi di infezione iniziali registrati in Sudafrica riguardano studenti universitari e giovani che tendono ad avere una malattia più lieve, e che per capire il livello di gravità servirà più tempo.

3. Quanti giorni ci vorranno per capire se i vaccini ci proteggono?
Le case farmaceutiche coinvolte nella produzione dei vaccini anti-Covid ritengono che la risposta possa arrivare entro la fine della prossima settimana. I vaccini in circolazione sono stati prodotti quando in circolazione vi era la variante Alfa. Nonostante ciò, gli antidoti in uso si sono sempre mostrati capaci di arginare in modo piuttosto efficace anche le varianti succedutesi dallo scorso anno ad oggi. Ieri l’accreditato virologo sudafricano Shabir Madhi, ha affermato che, sulla base delle evidenze scientifiche in suo possesso, la nuova variante non saprà sfuggire ai vaccini.

4. Quali sono state le varianti di maggiore diffusione in questa pandemia? Ce ne saranno altre?
Prima della Delta, che oggi è dominante, il virus Sars-CoV-2, appartenente al "ceppo" dei Coronavirus, ha avuto larga diffusione con le varianti Alfa, Beta e Gamma. Caratterizzate, nella loro progressione temporale, dall’accresciuto livello di trasmissibilità. Il virus, come gli esseri umani, replica in continuazione. Replicando evolve. E lo fa nei "serbatoi" a lui preferiti: i non vaccinati, i vaccinati poco rispondenti al vaccino, oppure i soggetti immunocompromessi. Il Sars-CoV-2 continuerà a mutare. Tanto che i virologi si aspettano nuove varianti. L’arma migliore per porvi rimedio, anche contro la variante Omicron, è vaccinarsi. Sia con i preparati attuali, eventualmente per mitigarne la forza, sia con quelli futuri, sfruttando anche le modificazioni che saranno apportate dalle case farmaceutiche. Perché, come ha evidenziato il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca, «si è visto che l’evolversi delle varianti nasce dall’accumulo di precedenti mutazioni. Per questo motivo avere anche un aggiornamento parziale del vaccino potrebbe garantire una maggiore protezione». Con l’arrivo dei vaccini aggiornati contro le varianti Alfa, Beta e Gamma, per esempio, «sarebbe possibile avere una protezione contro alcune delle mutazioni presenti nella nuova variante». E non è detto che le "trasformazioni" che si stanno osservando nel Sars-CoV-2 non rappresentino già le spie di un iniziale adattamento del parassita all’uomo. I tempi di questa "pacificazione" sono però sconosciuti.

5. Dunque possibile arrivare a riprogrammare i vaccini, anche in tempi brevi?
Sì. In particolare la tecnologia mRna (che viene utilizzata per le profilassi di Pfizer-BioNTech e da Moderna) nasce su piattaforme facilmente adattabili alle nuove esigenze. «Ci vorranno dai due ai tre mesi per iniziare la produzione» di un eventuale nuovo vaccino mirato contro la mutazione Omicron, ha spiegato Paul Burton, capo della divisione medica di Moderna, rassicurando che l’azienda «sta già lavorando alacremente per testare tre possibili booster e una nuova immunizzazione». Ma per ora, ha osservato Burton, ci sono ancora domande «chiave a cui gli studi devono dare risposta sulla trasmissibilità della nuova variazione e la sua potenziale gravità. Purtroppo riteniamo che la mutazione sia altamente contagiosa ma non sappiamo ancora molto sulla severità della malattia indotta da Omicron e se sia possibile contenerla con i vaccini già sul mercato».

6. Anche l’Italia ne avrà uno?
Ieri si a saputo che in Italia è pronta la prima piattaforma di un vaccino anti Covid-19 progettato contro la variante Omicron, e si prevede di poter cominciare i test preclinici fra alcune settimane. È quanto ha comunicato l’azienda biotech Takis, che in collaborazione con la Rottapharm Biotech, è al lavoro da tempo sul vaccino Covid-eVax, sperimentato in fase 1 nell’uomo. Il vaccino contro Omicron è di seconda generazione, basato cioè sulla stessa piattaforma del vaccino Covid-eVax, adattata finora alle varianti Alfa, Beta, Gamma e Delta e sperimentata con successo negli animali.