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Coronavirus. La Ue gira pagina, stop storico al Patto di stabilità

Giovanni Maria Del Re, Bruxelles sabato 21 marzo 2020

Ursula Von Der Leyen e Charles Michel presidente Consiglio europeo

Lo aveva detto e lo ha fatto: la Commissione Ue sospende il Patto di stabilità. Lo fa attivando la clausola di salvaguardia, prevista quando «gravi perturbazioni economiche » colpiscono l’intera Eurozona. Una prima assoluta. «Abbiamo promesso che faremo di tutto per sostenere gli europei e le imprese europee – ha dichiarato la presidente Ursula von der Leyen –, attiviamo la clausola per allentare le regole di bilancio, consentendo ai governi di pompare euro nell’economia». L’attivazione, ha detto anche il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, «apre la strada a una risposta forte e coordinata all’immensa sfida economica che dobbiamo affrontare tutti insieme».

Ora manca solo il via libera, scontato, dei ministri finanziari all’Ecofin in videoconferenza lunedì. A questo punto i governi avranno mano completamente libera per spendere tutto quello che serve per combattere la crisi, unica condizione indicata dal Patto è che la sospensione «non metta a rischio la sostenibilità di bilancio nel medio termine».

Una nuova importante mossa a livello Ue di fronte alla catastrofe, dopo il via libera agli aiuti di Stato e soprattutto il «bazooka» della Bce da 750 miliardi di euro. Adesso l’attenzione è sul fondo salva Stati, il Mes, forte di 410 miliardi di euro. Il cui direttore Klaus Regling, ha proposto linee di credito per tutti gli Stati dell’euro, evitando così di esporre ai mercati singoli Paesi. Anche l’Italia preme: «Il Mes - ha detto ieri mattina al Financial Times il premier Giuseppe Conte - è stato creato con un diverso tipo di crisi in mente, adesso deve essere adattato alle nuove circostanze per poter usare tutta la sua potenza di fuoco».

Per il premier «la strada da seguire è aprire una linea di credito del Mes per tutti gli Stati membri, per aiutarli a combattere le conseguenze dell’epidemia», senza la dura condizione di un programma macroeconomico che l’attuale trattato del Mes prevedrebbe, ma solo quella di spendere per combattere l’impatto del Covid-19. Pieno appoggio della Francia. «Se si dice all’Italia: arrangiati da sola, l’Europa non si riprenderà più», ha avvertito il ministro delle Finanze di Parigi Bruno Le Maire.

La questione è stata ieri al centro della videoconferenza dell’Euro working group, che prepara le riunioni dell’Eurogruppo, previsto martedì in video, e poi di una teleconferenza ristretta di Italia, Francia, Germania, Spagna, Portogallo e Olanda. Per ora la situazione è bloccata, anzitutto Germania, Austria e Finlandia respingono l’idea di aiuti generalizzati e insistono invece per sostegni mirati a singoli Paesi, che però creerebbe proprio lo stigma che si vuole evitare. Più in generale i 'falchi' sono convinti che non sia ancora il momento di usare il Mes, visto il ' bazooka ' della Bce e la sospensione del Patto di stabilità. La questione approderà sul tavolo dei leader che giovedì si riuniscono in video conferenza. Ed è molto controversa anche in Italia, anche dentro il governo: i deputati grillini della Commissione finanza definiscono «altamente inverosimile» che non ci sarebbero condizionalità.

Fuoco e fiamme anche da Lega e Fdi, con Giorgia Meloni che promette di «scatenare l’inferno», e Matteo Salvini che dice «assolutamente no», l’utilizzo del Mes «infilerebbe l’Italia nel tunnel di lacrime e sangue». Salvini, poi, si è premurato di far sapere che ieri ha telefonato a Conte, ma l’ho trovato impegnato in una riunione: «Non avendo ricevuto risposta, riproverà ancora», ha annunciato la Lega in una nota.

E poi c’è la questione dei «Coronavirus bond» proposti da Conte. Questi titoli, dice al Ft, sono «probabilmente la via migliore», in quanto «consentirebbero a tutti i Paesi europei di accedere ai mercati alle stesse condizioni e all’intera economia europea di riprendersi rapidamente finita l’emergenza». Aperta è anche Von der Leyen: «Guardiamo a tutti gli strumenti disponibili - ha detto – e questo vale anche per i Corona-bonds. Se servono, se fatti bene, allora saranno utilizzati». In realtà il cammino è lungo, anche perché, come ha detto Gentiloni, «la struttura più adatta (per emetterli, ndr ) è il Mes».