La tragedia di Treviso. Vanessa, delitto premeditato. «Sottovalutata la denuncia»
Vanessa Ballan
In serata aveva chiamato il 112 utilizzando un cellulare privo di scheda sim, confermando di essere stato lui ad uccidere Vanessa Ballan, la 27enne trevigiana incinta di pochi mesi e con un bimbo di 4 anni. L’uomo aveva anche assicurato che si sarebbe costituito spontaneamente l’indomani alla stazione dei carabinieri del paese. Ma all’uscita dalla doccia, mentre stava probabilmente progettando di scappare all’estero, Fandaj Bujar, 41 anni, cittadino kosovaro di Altivole (Treviso), gli uomini dell’Arma li ha trovati già pronti ad attenderlo sulla soglia di casa. L’accortezza di usare un cellulare non rintracciabile, elemento che assieme ad altri accredita la premeditazione del femminicidio, insomma, non è servita perché da ore i militari tenevano d’occhio la palazzina dove risiede.
Titolare di una piccola impresa edile, al suo nome erano arrivati piuttosto rapidamente, perché l’unica persona che avrebbe potuto avere un movente contro la giovane Vanessa. Non è escluso che sapere della nuova gravidanza possa aver acuito il risentimento provato, e nato nel momento in cui era stato lasciato, alla fine di agosto. Da lì una lunga serie di persecuzioni e minacce, telefoniche e non. In particolare Bujar aveva avvertito Vanessa che avrebbe diffuso sui social un video che la smascherava. Per Ballan, convivente con il compagno, Nicola Scapinello (28 anni) e un figlio, era una prospettiva inaccettabile, al punto di farla decidere, il 26 ottobre scorso, di denunciare lo stalking. È stato il compagno della donna, Scapinello, a indirizzare da subito gli inquirenti sulla giusta strada. Accompagnato in caserma subito dopo la scoperta del crimine - consumato tra le 11.21 e le 11.47 di martedì, orari di due messaggi whatsapp alla donna - il compagno ha riferito quanto sapeva. Ad esempio anche che, pochi giorni prima, Bujar aveva già provato a scavalcare la recinzione di casa e che dopo la denuncia le minacce erano sparite. Forse anche per questa circostanza, di cui la magistratura era a conoscenza, dopo il sequestro del telefono con le immagini per ricattare la donna, non si è ritenuto di adottare altre misure restrittive della libertà. Così, in mancanza di elementi allarmanti, l’incensurato e apparentemente innocuo stalker è stato perso di vista.
«La valutazione fatta – ha ammesso il procuratore di Treviso Marco Martani – era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata». Il modo con cui ha messo in pratica il delitto, infatti, lascia intendere che il gesto fosse stato a lungo premeditato. Per raggiungere la casa Bujar ha usato una bicicletta, per evitare di lasciare tracce nei dispositivi di rilevamento delle targhe. Con sé ha portato una borsa contenente lo strumento per sfondare la porta dell’abitazione, un grosso martello, ed un coltello, lasciato sul posto dopo aver inferto almeno sette pugnalate mortali a Vanessa, e identico ad altri trovati poi a casa sua. Infine, la scelta di aprire una nuova utenza telefonica appena due giorni prima apre la strada ad ipotesi dell’esistenza di un progetto di fuga.
Sono tutti elementi che, secondo il procuratore della Repubblica di Treviso Marco Martani, indirizzano l’indagato alla più severa delle pene, precludendo la possibilità di ricorrere a riti alternativi.
La comunità di Riese Pio X, intanto, si ripiega sul proprio sbigottito dolore. Monsignor Giorgio Piva, il parroco di Riese Pio X e Spineda, il paese dove viveva Vanessa Ballan insieme al suo compagno Nicola Scapinello e al figlio, ha fatto visita alla famiglia di Nicola, per portare a lui e ai suoi genitori il cordoglio di tutta la comunità. Una visita dopo la quale monsignor Piva ha scelto di mandare un messaggio agli operatori pastorali della parrocchia, invitandoli alla preghiera: «Una tragedia si è abbattuta sulla nostra comunità di Spineda e sulle comunità di origine di Vanessa (Castelfranco) e di Nicola (Poggiana). La terra di Pio X è messa a dura prova, proprio in questi giorni nei quali tutto intorno a noi parla del Natale ormai vicino. Guardando al Bambino della Grotta di Betlemme, che si è offerto per noi sulla Croce, troviamo la forza per vivere e superare momenti come questi. Ritroviamoci più numerosi nei momenti di preghiera (come la novena) in vista del Natale. Preghiamo il Signore che accolga con sé l’anima di Vanessa e che sostenga con la sua forza Nicola, il piccolo Matteo e tutti i familiari di Nicola e Vanessa. Il Signore sostenga chi è chiamato a indagare, perché chi è responsabile del delitto sia assicurato alla giustizia e possa pentirsi del male compiuto. Per tutti, l’impegno a riflettere e ad operare affinché questi gravissimi episodi siano prevenuti ed evitati».