Terra dei fuochi. Il commissario antiroghi: «Il problema del ciclo dei rifiuti resta»
Roghi nella Terra dei fuochi, al momento dell’apice dell’emergenza
Roghi dei rifiuti passati da più di 2mila l’anno a circa mille, aziende sequestrate aumentate di quasi il 50%, persone denunciate cresciute del 30%, sanzioni amministrative 27 volte maggiori, da poco più di un milione a 27 milioni di euro l’anno. E’ il bilancio dell’Incaricato per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti nella regione Campania, il “commissario per la Terra dei fuochi”, prefetto Filippo Romano, che dopo tre anni passa il testimone per assumere l’incarico di prefetto di Agrigento. «Il problema non sono più i fuochi. Non è più neanche Gomorra, il grande mafioso che scava i buchi per metterci i fusti inquinanti. Abbiamo un sistema di gestione dei rifiuti che non funziona. E se non lo facciamo funzionare è anche inutile parlare di bonifiche. Se abbiamo una casa allagata la prima cosa da fare è chiudere il rubinetto centrale, altrimenti è inutile cominciare a togliere l’acqua». Ora ad Agrigento dovrà occuparsi particolarmente dei flussi migratori, di Lampedusa, soprattutto dopo il “decreto Cutro” che ha dato più poteri proprio ai prefetti.
Prefetto, è preoccupato?
Preoccupato no, è il mio lavoro. Mi sto rimettendo a studiare, mi devo aggiornare. Me ne sono occupato fino a tre anni fa perché ero a Siracusa, dove c’è Augusta che era il primo porto per sbarchi. La materia la conosco, ma gli esami non finiscono mai.
Ma è davvero un’emergenza, confrontandola coi rifiuti?
Ci sono dinamiche simili. C’è una vulgata, da taluni diffusa e da molti recepita, che presenta le cose in maniera un po’ romantica. Come si dice al cittadino che se rigira il foglio in ufficio e lo riutilizza salva l’Amazzonia, allo stesso modo riteniamo di risolvere i problemi con i soccorsi dei migranti. Quelli sono indispensabili, non si può lasciare la gente senza soccorso, ma il problema è molto più grande, si sposta soltanto, perché una volta sbarcati c’è altro.
Torniamo ai risultati in Terra dei fuochi. Gli sversamenti proseguono.
Non mi stanco mai di ripeterlo. Finalmente sono riuscito a far firmare un protocollo tra Comune di Napoli, Asia e il Consorzio per i rifiuti elettrici, che riguarda l’abbandono degli elettrodomestici. Non si tratta del maleducato di turno. Sappiamo che quasi tutto il mercato degli elettrodomestici è di sostituzione. E previsto dalla legge il ritiro del vecchio da parte del fornitore.
E allora da dove vengono i tanti frigoriferi in giro?
E’ evidente che c’è un problema nel ciclo dei rifiuti. Dalle grandi catene di vendita arrivano nei centri di raccolta, i registri sono a posto. Il 50%, i metalli, si recupera con grande vantaggio economico, un altro 30% si recupera senza grande vantaggio ma lo si deve fare per non inquinare, il restante 20% è la frazione irrecuperabile che dovrebbe “nutrire” i termovalorizzatori o le discariche che sono l’ultima ratio dei rifiuti. Invece li troviamo abbandonati dopo che è stato recuperato solo quel 50%, del tutto illecitamente.
C’è una complicità tra venditori e smaltitori illegali?
E’ una domanda che va posta ai magistrati. Ci sono vari passaggi che andrebbero seguiti. Noi abbiamo fatto varie segnalazioni. Vedremo. Purtroppo capita che nella generale illegalità qualcuno trova più comodo buttare. Questo vale per tutti i reati e nasce quando il comportamento illecito è più conveniente e più facile del comportamento lecito. Più rendiamo difficili le cose, se non stiamo attenti a rendere difficile l’illegalità, più questa diventa conveniente. E c’è chi ci guadagna.
C’è ancora lo scarico dei rifiuti dell’economia in nero?
Sì, c’è. Però non è maggioritario. Molti di quelli che lavorano in nero posso scaricare in bianco. Pensiamo alla fabbrichetta di guanti nel sottoscala. Non gli è impossibile andare all’isola ecologica. Dopo molti incontri che abbiamo avuto, ora sono di “bocca buona” nel ricevere i rifiuti. Perché, a nemico che fugge, ponti d’oro. Dovremmo chiedergli di dimostrare che ha pagato la Tari prima di accettare i suoi rifiuti, ma il risultato è che poi li troviamo abbandonati per strada. Così un po’ di realpolitik porta le isole ecologiche ad essere “accoglienti”.
I militari servono ancora?
L’Esercito serve ancora. Con pattuglie e droni, soprattutto da quando siamo riusciti ad essere autorizzati al volo notturno, che ci permette di piombare a sorpresa. Se noi togliamo il dispositivo è chiaro che aumentano di nuovo gli abbandoni e gli incendi, perché il problema di fondo rimane. La Campania produce più rifiuti di quanti ne riesca ad assorbire e quindi li esporta o li smaltisce in modo illegale. E questo avviene anche in Sicilia e Calabria. Dobbiamo pensare a meccanismi che riordinino il sistema dei rifiuti per renderlo più scorrevole.