Attualità

Nel Mantovano. Accoglienza, il piccolo Comune che dà il buon esempio

Antonio Maria Mira giovedì 17 agosto 2023

La struttura del Mantovano che ospita i migranti

Non ci sono solo proteste per l’arrivo dei migranti, per l’apertura di centri di accoglienza, sempre più necessari in questo anno di flussi raddoppiati. C’è anche chi collabora, cittadini e istituzioni. L’esempio viene da un piccolo centro lombardo. «Temevo che l’apertura di un centro per immigrati in un piccolo paese avrebbe creato scompiglio, provocato proteste. Invece i cittadini ci hanno aiutato». È piacevolmente sorpreso il prefetto di Mantova, Gerlando Iorio, della reazione dei cittadini di Brede, frazione di San Benedetto Po, una cinquantina di abitanti. Qui, dal 23 luglio sono ospitati 9 immigrati nordafricani e subsahariani, tutti poco più che ventenni. Anche nel Mantovano si fa fatica a trovare posti per il crescente flusso di migranti. Quelli arrivati quest’anno sono il doppio del 2022, ma i bandi per l’accoglienza hanno scarsi risultati.

L’ultimo, per 700 posti, ne ha trovati appena 300. Così la prefettura si muove autonomamente, utilizzando beni demaniali o beni confiscati. Una soluzione emergenziale, non facile. È il caso della casa cantoniera del servizio idrico a Brede. Una villetta in campagna, due piani, con quattro stanze, separata dai vicini da una semplice rete di plastica. «C’era la necessità di attivare subito l’immobile, ma quando siamo andati per un sopralluogo - ci racconta il prefetto - abbiamo accertato che non c’era elettricità, perché era stata staccata da anni, e neanche l’acqua, perché senza elettricità non funzionava la pompa del pozzo».

È stato così chiesto un aiuto ai vicini. Ed è arrivata la prima inaspettata risposta positiva. «Stavano facendo una grigliata ma l’hanno interrotta e ci hanno aiutato collegando con un cavo la loro rete elettrica a quella della casetta. Ma il pozzo non funzionava ugualmente, così hanno chiamato un idraulico che conoscevano che, malgrado fosse sabato pomeriggio, è arrivato e dopo un non facile lavoro ha rimesso in funzione il pozzo». Un aiuto generoso, fatto con naturalezza, senza forzature né pressioni. E non solo da loro. Poco lontano c’è il convento delle suore della Fraternità delle sorelle di San Francesco. «Le abbiamo contattate - racconta ancora il prefetto, già commissario per la Terra dei fuochi ed esperto di territori di mafia - e subito si sono dette disponibili, con gioia, a fare un corso di alfabetizzazione per gli immigrati. Hanno aperto la loro chiesa. E tra poco inizieremo». La piccola chiesa tra l’altro è intitolata a Margherita d’Antiochia, santa d’Oriente, protettrice delle partorienti. Dunque il centro, gestito dalla cooperativa Olinda Onlus, non vuole essere solo un “albergo”, solo alloggio e vitto, così come purtroppo accade dopo i cosiddetti “decreti sicurezza” del governo giallo-verde e dopo il “decreto Cutro” dell’attuale esecutivo. Così, oltre alla scuola, si sta pensando ad altro, non solo accoglienza ma anche integrazione. «È venuto il sindaco Roberto Lasagna, con parte della giunta. Ci è vicino, ci sostiene - assicura soddisfatto il prefetto -. Così gli abbiamo suggerito di trasformare il terreno attorno alla casetta in orti sociali da far coltivare insieme da immigrati e pensionati del posto. Sarà un punto di incontro. Ci aiuterà anche Confagricoltura. Il sindaco ne ha poi parlato in Consiglio comunale e nessuno ha fatto obiezioni». Iniziative anche per responsabilizzare gli ospiti. Così si occuperanno della cucina, dell’igiene degli indumenti, ma anche dell’area esterna, da pulire e, in parte, da coltivare. Un volontario è venuto con una motozappa per dissodare il terreno e ora partiranno gli orti, occasione per socializzare e conoscersi meglio. Accanto alla villetta sono state messe due grandi tende della Protezione civile che serviranno solo di servizio e non ospiteranno gli immigrati, perché grazie all’impegno di tanti basta la casetta vera. Davvero la piccola Brede, che non ha paura dei “diversi”, dà il buon esempio.