Tutti d’accordo nell’apprezzare i progressi compiuti a Bruxelles dall’Agenda dell’Ue, finora restia a parlare di sbarchi e immigrazione. Ma le critiche del mondo cattolico e delle organizzazioni che aiutano i rifugiati, con diverse sfumature, non mancano. I gesuiti del
Centro Astalli hanno colto alcuni «flebili segnali positivi». «Ci pare una misura decisamente positiva il ricollocamento dei rifugiati in tutti i paesi dell’Unione secondo indici precisi. Finalmente si supera di fatto il Regolamento di Dublino che obbliga a chiedere asilo nel primo paese europeo in cui si giunge» affermano in una nota, aggiungendo che «restano importanti nodi da sciogliere». Il Servizio dei gesuiti per i rifugiati giudica positivo anche il piano europeo di reinsediamento dei rifugiati, ma il numero di 20.000 ingressi annuali ipotizzato per l’intera Ue è «assolutamente irrisorio». Per Oliviero Forti, responsabile immigrazione della
Caritas italiana il documento «è un passo politico importante. Per la prima volta la Commissione dice che c’è bisogno di intervenire in contesti di gravi crisi umanitarie come quella siriana con un sistema di ripartizione. I 20 mila profughi indicati sono insufficienti, ma la volontà politica è importante. Il dato di maggior impatto è la distribuzione sul territorio secondo un sistema di quote che prevede aiuti ai Paesi più sollecitati». La parte critica? «I numeri delineano poco coraggio, resta la preoccupazione per i punti che fanno riferimento alla Libia, alle azioni per fermare i trafficanti, contrari allo spirito che dovrebbe animare le azioni umanitarie. Anche il
Consiglio italiano per i rifugiati vede finalmente nell’Agenda delle importanti aperture, «per le quali le organizzazioni della società civile italiane ed europee si sono battute da tanti anni» «È un’agenda complessa – dichiara Christopher Hein, il direttore – si parla di solidarietà tra Stati europei, di messa in discussione del sistema Dublino e di uno status europeo per i rifugiati. Si aumentano le possibilità per entrare in modo protetto in Europa e si rafforza il salvataggio in mare con l’ampliamento della missione Frontex. Sono risultati importanti. Se realizzata, il numero dei morti nel Mediterraneo potrebbe, a medio termine, diminuire». Il Cir accoglie poi «con estrema soddisfazione » la futura creazione di uno status uniforme di asilo valido in tutta l’Ue. Un passaggio che segna la possibilità di lavorare e risiedere in uno stato membro diverso da quello che ha riconosciuto la necessità di protezione. «Tale status potrebbe effettivamente superare i grossi limiti del sistema Dublino, ovvero la riduzione della libertà di movimento in Europa per richiedenti asilo e rifugiati». Parla anche degli altri aspetti monsignor Gian Carlo Perego, direttore della
Fondazione Migrantes, l’Agenda «vede significativi passi avanti, anche se ancora incerti. Accogliendo anche le forti pressioni e preoccupazioni della società civile, di fatto si è arrivati a un 'Mare nostrum europeo', considerando i limiti di Frontex e Triton. Per la nuova operazione nel Mediterraneo sarebbero a disposizione nuovi fondi per circa 89 milioni di euro per il 2015 e per il 2016. Interessante e condivisibile, anche se non citata al termine dei lavori, la proposta relativa allo Stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione presentata da un minore non accompagnato. Di grande interesse anche la centralità della tutela dei diritti dei migranti nell’azione di controllo e di salvataggio, soprattutto nel contesto delle operazioni di Frontex, proponendo misure per migliorare il codice di condotta».