Le riforme illustrate da Matteo Renzi vanno nella direzione giusta, ma su deficit e soprattutto debito non si può sgarrare. A meno di 24 ore dal Consiglio dei ministri, la Commissione Europea con inconsueta celerità ha deciso di esplicitare le sue prime, provvisorie valutazioni, il tutto mentre il bollettino mensile della Bce lamentava l’insufficiente riduzione del disavanzo e del debito italiano. «Le misure proposte sulle riforme istituzionali e strutturali - – ha spiegato Simon O’ Connor, portavoce del commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn – sono benvenute ». La Commissione apprezza «l’intenzione del governo di semplificare il quadro istituzionale del processo decisionale, chiarendo le responsabilità tra i diversi livelli di governo», così come il pagamento degli arretrati della pubblica ammini-strazione, la creazione di un’authority anticorruzione e «l’intenzione di ridurre il cuneo fiscale principalmente attraverso risparmi identificati nella spending review ». Promosse anche le misure incluse nel decreto legge sul lavoro, che «appaiono appropriate visti gli alti livelli di disoccupazione». Bene, insomma. Preoccupazione, invece, per i conti pubblici. «Ricordiamo – ha ammonito infatti O’ Connor – la necessità che l’Italia rispetti i suoi impegni nel quadro del Patto di stabilità e crescita, in particolare per quanto riguarda l’elevato debito pubblico». L’Italia, che è nel «braccio preventivo» – visto che è fuori procedura per deficit eccessivo –«dovrà concentrarsi sul rispetto del suo obiettivo di medio termine in termini strutturali (e cioè al netto di fattori ciclici e una tantum , che dovrebbe essere per l’Italia il pareggio di bilancio strutturale nel 2015 ndr ) e, legato a questo, a rispettare la nuova regola del debito». Vale a dire l’obbligo - che per l’Italia scatta nel 2016 - di ridurre di un ventesimo l’anno la parte del debito pubblico che eccede la soglia del 60% del Pil (per l’Italia al momento il 73%). Fonti comunitarie spiegano che Bruxelles non è convinta delle coperture - giudicate ancora troppo incerte - e soprattutto è allarmata per l’accenno di Renzi di usare il presunto 'margine' tra il deficit nominale previsto per il 2014, il 2,6% del Pil, e la soglia massima del 3%. Il perché è chiaro: come ribadito la scorsa settimana, Bruxelles chiede piuttosto all’Italia sforzi aggiuntivi pari allo 0,5% del Pil (circa 7,5 miliardi di euro) per abbassare il deficit strutturale. Aumentare il deficit nominale, pur restando sotto il 3%, spiegano a Bruxelles, ha un impatto anche su quello strutturale. «Attendiamo - ha detto ancora il portavoce - i dettagli rilevanti » che saranno contenuti nel piano nazionale di riforma e nel programma di stabilità che l’Italia - come tutti gli stati membri - dovrà inviare a Bruxelles entro aprile, nel quadro del Semestre europeo. Documenti sui quali si baseranno le raccomandazioni che la Commissione pubblicherà il 2 giugno. Se il percorso restasse quello sbagliato, potrebbero essere pesanti (e, al limite, anche sanzioni). Ancora più dura la Bce. Finora, si legge nel bollettino, l’Italia «non ha fatto tangibili progressi rispetto alla raccomandazione della Commissione Europea» sul deficit, rimasto nel 2013 al 3%. «È importante – prosegue l’Eurotower – effettuare i necessari interventi affinché siano soddisfatti i requisiti previsti dal meccanismo preventivo del Patto di stabilità e crescita, soprattutto per quanto riguarda la riconduzione del rapporto debito/Pil su un percorso discendente». Fonti del Tesoro hanno comunque sottolineato che il bollettino, preparato da tempo, «non è una risposta a Renzi» e che comunque «la strategia del governo verrà discussa con tutte le istituzioni rilevanti, compresa naturalmente l’Europa».