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L'intervista. Il presidente dei vescovi Usa: «Il dialogo non si fermi»

Gianni Cardinale sabato 22 luglio 2023

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Monsignor Timothy Broglio è il presidente della Conferenza episcopale statunitense. Arcivescovo castrense, con un passato nel servizio diplomatico vaticano, ha seguito molto da vicino la tappa americana della missione di pace affidata da papa Francesco al cardinale Matteo Zuppi. Sui frutti di questa tappa e sulla possibile prossima meta – Pechino – Avvenire lo ha intervistato.

Eccellenza, come ha vissuto questa visita di Zuppi?

Ho avuto modo da seguirla da vicino. Ho potuto incontrare il cardinale nella nunziatura subito dopo il suo arrivo a Washington e siamo rimasti d’accordo che ci saremmo riparlati dopo l’incontro con il presidente Biden. E così è stato. Martedì sera sono tornato in nunziatura per un altro colloquio a cui hanno partecipato anche l’arcivescovo Christophe Pierre e i due monsignori che avevano partecipato all’incontro alla Casa Bianca.

Che impressione le hanno trasmesso?

Loro sono rimasti molto contenti. Il presidente ha dedicato più di un’ora a questo appuntamento. E non è poco. Qualcuno ha fatto notare che non è stata rilasciata una foto dell’evento, questo mi sembra strano ma è secondario, direi, rispetto al fatto.

Da quello che ha inteso l’incontro è andato bene per le questioni umanitarie o c’è anche qualche prospettiva per un percorso di pace?

Ho capito che si è rimasti sul piano umanitario. Il cardinale Zuppi aveva molto chiaro in mente il fatto che lui non è venuto in quanto mediatore, ma per promuovere l’interesse della Santa Sede per la pace, riconoscendo però che progetti concreti di mediazione si possono fare solo se le due parti sono interessate. Il che è piuttosto difficile anche perché i cattolici sono una minoranza in entrambi i Paesi in conflitto. Per quanto so io con il presidente si è rimasti sul piano umanitario, su cosa si può fare per ridurre le sofferenze degli innocenti in questi momenti di guerra.

I suoi incontri con il cardinale Zuppi hanno anche lo scopo per una maggiore sensibilizzazione dell’episcopato e dei cattolici Usa?

Direi di sì. Per questo sono stato coinvolto fin dall’inizio. Monsignor Pierre mi ha avvisato subito, non appena ha saputo della visita, riferendomi che il cardinale desiderava incontrarmi. Sono rimasto molto contento di questo interesse di coinvolgere l’episcopato degli Stati Uniti in questa missione.

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Da parte sua l’episcopato Usa che sta facendo riguardo a questo conflitto?

Sin dall’inizio ci siamo mobilitati per soccorrere la Chiesa cattolica in Ucraina – sia quella di rito bizantino, sia quella latina – con aiuti umanitari. I cattolici del nostro Paese sono stati davvero molto generosi nell’offrire sostegno economico alle popolazioni ucraine. E questo è stato davvero molto apprezzato. L’ho potuto verificare personalmente quando sono stato in visita lì.

E per promuovere un percorso di pace o per almeno evitare una escalation nel conflitto come vi state muovendo?

Certamente abbiamo accompagnato queste intenzioni con la nostra preghiera. Recentemente poi il vescovo David J. Malloy, presidente della Commissione episcopale di giustizie e pace internazionale, ha rilasciato una dichiarazione criticando l’intenzione manifestata dagli Stati Uniti di fornire bombe a grappolo all’Ucraina. Queste armi che colpiscono indifferentemente combattenti e civili innocenti non sono da usare! Non credo che siamo riusciti a far cambiare idea all’amministrazione, però almeno abbiamo registrato la nostra forte preoccupazione.

L’opinione pubblica americana come sta seguendo questa guerra? È favorevole ad un sostegno senza se e senza ma all’Ucraina o c’è il desiderio di percorrere vie per la pace o per almeno un cessate il fuoco?

C’è un chiaro sostegno a favore degli ucraini che stanno soffrendo ad opera della Russia. Però allo stesso tempo c’è sempre la preoccupazione di evitare un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti. E questo, anche se spesso non viene detto in maniera esplicita, rimane sempre nel retropensiero di molti dei miei connazionali.

Sembra che da parte cinese ci sia una disponibilità di massima a ricevere Zuppi. Anche da ex diplomatico cosa pensa di questa possibilità?

Credo fermamente nel dialogo e avere una interlocuzione diretta con la Cina è un desiderio da tanto tempo coltivato da parte della Santa Sede. Come è noto si tratta di una mossa difficile, perché non si sa mai come una visita di questo tipo potrebbe essere strumentalizzata. Ma questo non può essere un motivo per non provare un dialogo con un interlocutore importante sulla scena mondiale oggi come è la Cina.

Un’ultima domanda eccellenza, con Zuppi il presidente Biden ha incontrato anche il presidente della Conferenza episcopale italiana. Una opportunità ancora non offerta ai vertici dell’episcopato Usa, che durante questa presidenza non sono stati mai ricevuti alla Casa Bianca…

In effetti è così. Scherzando con il cardinale Zuppi gli ho chiesto di portare anche i miei saluti al presidente. Ieri (giovedì per chi legge, ndr) sono stato proprio alla Casa Bianca per incontrare alcuni dei suoi consiglieri. Uno dei motivi di questa visita era quella di sollecitare di nuovo una udienza. Finora non ci sono novità a riguardo. Speriamo.