Osservasalute 2016. La salute degli italiani resiste, ma 4 su 10 sono malati cronici
Un momento della conferenza stampa di presentazione del rapporto Osservasalute al Gemelli
La scorsa è ancora dura. Nonostante cattivi stili di vita, la sedentarietà, il consumo eccessivo di alcol e il fumo che assume dati preoccupanti nelle donne e nei giovanissimi, gli italiani continuano a non perdere troppo terreno quanto a longevità: 80 per gli uomini e 84 per le donne. Tuttavia nascere al Sud può significare vivere mediamente tre anni in meno di chi vive al Nord, un divario che permane anche nella mortalità sotto i 70 anni dove il più "centenario" Mezzogiorno dal 2013 inizia a perdere parecchio terreno. Se dunque l’aspettativa di vita resiste, ma a fatica, è la salute degli italiani che inizia ad essere a rischio, complice l’invecchiamento della popolazione, con i malati cronici saliti nel nostro Paese al 40%, cioè 23 milioni di persone, il 23% dei quali vive la co-morbosità (+2% rispetto al 2011). Un trend che ha effetti pesanti sul Sistema sanitario nazionale, a rischio sostenibilità.
Le dinamiche. Il XIV rapporto Osservasalute 2016, curato dall’osservatorio nazionale sulla salute delle regioni italiane dell’università Cattolica di Roma presentato oggi pomeriggio al Policlinico Gemelli, continua a raccontare di un’Italia in chiaro-scuro, o meglio di tante Italie con livelli di assistenza non uniformi e un grande neo nazionale: la prevenzione. Se, infatti, ad esempio gli screening oncologici raggiungono la quasi totalità della popolazione in Lombardia, non si arriva al 30% in alcuni territori del Sud come la Calabria. Ma più che di un problema di risorse disponibili, la questione della governance è centrale, visto che molte regioni del Nord hanno migliorato le performance senza aumentare la spesa. A crescere, invece, è la spesa privata per le cure nel Mezzogiorno, con oscillazioni dal +1,7% della Campania al +3,5% della Basilicata.
L'analisi. «Oggi ci sono due Italie per la qualità dell'assistenza sanitaria: una è al top nel mondo e l'altra è in crisi - spiega il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, durante la presentazione del report - ma riportare l'Italia in crisi a livelli più alti è fattibile a patto di lavorare sulla prevenzione e la programmazione». Ad oggi infatti il sistema sanitario nazionale «non è lo stesso in tutta Italia e in una prospettiva non lontana potrebbe essere messa a rischio la sua tenuta se non si interviene in tempo», è l’ammissione del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Walter Ricciardi, con il conseguente rischio di «non riuscire a gestire al meglio tutti i pazienti».