Vicoforte. La salma del re rientrata in Italia. La comunità ebraica: «No al Pantheon»
L'arrivo della salma di Vittorio Emanuele III al santuario di Vicoforte
Il tricolore con lo stemma dei Savoia posato sulla bara di legno scuro. Le note del «Silenzio fuori ordinanza» suonate dalla tromba di un caporalmaggiore degli alpini. La benedizione del rettore, don Meo Bessone. Da ieri Vittorio Emanuele III e la moglie, Elena, riposano uno accanto all'altra nel maestoso Santuario di Vicoforte, a pochi chilometri da Mondovì. Ma il ritorno in patria delle spoglie del re, discusso e controverso, e a bordo di un «volo di Stato», ha riacceso il fuoco delle polemiche. (IL RIENTRO DELLA REGINA ELENA)
«Profonda inquietudine»
Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, dice che «in un'epoca segnata dal progressivo smarrimento di valori fondamentali il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine». Perché, spiega, nel 2018 cadrà l'ottantesimo anniversario «dalla firma delle leggi razziste». E perché il sovrano «fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l'ascesa né la violenza». Dura anche la presa di posizione di Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma: «Ho letto e sono convinta che le istituzioni su questo, come ci hanno dimostrato negli ultimi anni, sapranno prendere la posizione giusta. Sarebbe veramente uno scempio mettere la salma vicino a questo luogo che è stato quello della deportazione di tanti ebrei italiani», ha detto circa il desiderio di parte di casa Savoia di seppellire Vittorio Emanuele III al Pantheon. Aggiungendo: «È ovvio che comprendiamo in qualche modo la scelta del Quirinale come gesto di umanità e di pietà, ma siamo allo stesso tempo preoccupati che questo invece possa significare l'omaggio a una figura storica che per l'Italia tutta e non solo per gli ebrei romani, ha significato la tragedia più importante dello scorso secolo».
«Impossibile onore pubblico»
Sulle polemiche seguite al rientro in Italia delle spoglie dell'ex-sovrano, si è espresso anche il presidente del Senato, Pietro Grasso: «Un Paese maturo e democratico deve saper fare i conti con il proprio passato. Le responsabilità prima, durante e dopo l'avvento del fascismo, così come la firma delle vergognose leggi razziali, non consentono alcun revisionismo sulla figura e l'operato di Vittorio Emanuele III. Il rientro della salma in Italia, essendo stata esclusa categoricamente la possibilità della tumulazione al Pantheon, è un mero atto di umana compassione senza alcun onore pubblico, gestito con prudenza e sobrietà. Mi auguro piuttosto - conclude Grasso - che le polemiche di queste ore si trasformino in una seria occasione di dibattito e di approfondimento storico, soprattutto tra le giovani generazioni».