Il cordoglio per la morte del caporalmaggiore Alessandro Di Lisio in un attentato in Afghanistan è unanime. Ma la strategia non cambia, la missione prosegue. A dirlo, sia il premier Silvio Berlusconi, sia il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che oggi riferirà alla Camera. E a suffragare la decisione arrivano anche la parole di Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica si dice «addolorato», ma ricorda che c’è « comprensione e condivisione nell’opinione pubblica italiana» nel portare avanti l’impegno in Afghanistan. Berlusconi esprime anche lui il suo personale cordoglio e del governo, ma ricorda « la necessità e l’importanza della missione di pace in Afghanistan per la stabilità di un’area strategica». La Russa, che appena saputa la notizia ha informato telefonicamente sia Napolitano che Berlusconi, conferma «che la natura della missione non cambia e che questo non solo è il volere del governo, ma è l’indicazione che viene dai ragazzi e dalle ragazze con le stellette che sono consapevoli dei rischi che corrono e della dedizione che serve in questi casi». E spiega che «in condizioni come queste la sicurezza al cento per cento non esiste». Il ministro della Difesa aggiunge che è sua intenzione «accelerare la visita che avevo già programmato e che voglio essere assolutamente sul posto per verificare personalmente le condizioni in cui operano i nostri militari nell’ambito del contingente internazionale Isaf, nel quale sicuramente stanno lavorando benissimo». Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, spera che «la politica non offra, nelle prossime ore, un cattivo spet- tacolo di divisione. Nessuno speculi, e tutti siano uniti nella commozione e nella gratitudine». Enrico La Loggia sottolinea che l’attentato « conferma l’esigenza di una più sempre attenta valutazione dei mezzi e delle attrezzature a disposizione dei contingenti Italiani vista la pericolosità di questa fase». Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello sottolineano che « il coraggio e il sacrificio di Di Lisio e di tutti i nostri soldati che hanno prestato e offerto la loro vita in nome della pace non deve essere vano. Per questo sosteniamo le missioni di pace, perché la democrazia sia affermata in tutto il mondo, nella consapevolezza che sia indispensabile un ripensamento dei livelli di protezione e dei mezzi in dotazione dei nostri militari». L’opposizione per ora attende che il Governo riferisca in Parlamento. Pier Ferdinando Casini non ha dubbi: «Siamo grati ai nostri militari che combattono in Afghanistan per la libertà contro il terrorismo. Siamo con loro senza se e senza ma». Marina Sereni del Pd esprime la «più convinta solidarietà e vicinanza a tutti i militari italiani impegnati in Afghanistan. La situazione in quel Paese è difficilissima e la transizione verso la democrazia e la sicurezza sarà ancora lunga». E, ribadendo il sostegno del suo partito alle missioni internazionali chiede che «sia intensificato ogni sforzo sul piano economico, politico e umanitario affinché i gruppi armati e terroristici vengano isolati, affinché la comunità internazionale persegua con maggiore determinazione una politica di stabilizzazione che guardi all’intera regione, e affinché la popolazione e le istituzioni afghane possano diventare protagoniste del futuro di quel Paese » . Rosy Bindi chiede al Governo di «garantire ai nostri militari il massimo della sicurezza in termini di equipaggiamenti e regole di ingaggio incrementando anche le risorse destinate alla cooperazione e agli interventi umanitari». L’Idv, sottolinea Felice Belisario, resta in attesa delle comunicazioni del governo in Parlamento per poter valutare in modo compiuto e sereno tutti gli aspetti del nostro impegno nell’ambito dell’operazione Isaf-Nato». Taglia corto Francesco Rutelli del Pd: «Gli obiettivi di ricostruzione e sconfitta del naracotraffico vanno ora rafforzati perché questo sacrificio non sia stato vano». La sinistra extraparlamentare chiede il ritiro delle truppe. « Bisogna smetterla e uscire dal pantano afghano una volta per tutte. Yes we can», dice Paolo Ferrero di Rifondazione comunista. «Il dolore non ci deve far dimenticare che la Costituzione dice che l’Italia ripudia la guerra. E quella in Afghanistan è una missione di guerra non di pace», afferma Oliviero Diliberto dei Comunisti italiani. Invece Francesco Storace di La destra chiede «silenzio agli sciacalli».