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Caso. La Russa inciampa sulle botte al cronista: violenze no ma lui non s'è dichiarato

Eugenio Fatigante martedì 23 luglio 2024

La premessa è stata ineccepibile: «Sulla vicenda di questi giorni ho una posizione di assoluta e totale condanna». Si fosse fermato qui, Ignazio La Russa avrebbe strappato solo consensi alla cerimonia del Ventaglio, tradizionale appuntamento estivo con la stampa parlamentare. È nota però la tendenza del presidente del Senato a farsi prendere dalla foga oratoria e così quanto aggiunto sul caso di Andrea Joly, il giornalista della Stampa aggredito a Torino da esponenti di Casa- Pound, ha dato vita alla polemica del giorno, con le opposizioni - dal dem Francesco Boccia al 5s Stefano Patuanelli - a bollare come «inammissibili» le parole della seconda carica dello Stato, mentre Nicola Fratoianni, leader di Avs, ha parlato di «destra allergica alla libertà di stampa». La Russa, in effetti, ha aggiunto una postilla non da poco: «Ci vuole un modo più attento di fare le incursioni legittime da parte dei giornalisti. Lui non si è mai dichiarato giornalista. Non sto giustificando niente. Non credo però che passasse lì per caso, avrei trovato più giusto se l'avesse detto». Mentre sullo scioglimento di CasaPound ha detto: «Non tocca a me decidere». Le frasi su Joly hanno sollevato la protesta pure della Fnsi, il sindacato dei giornalisti: «Il presidente del Senato dovrebbe garantire tutti e invece fa il giocatore di parte».

E dire che di “pepe” La Russa ne aveva già sparso rispondendo alle domande dei giornalisti (appunto). Ha detto di «aver scommesso con Toniato (il segretario generale del Senato, ndr) che FdI non avrebbe votato per Von der Leyen» alla Commissione Ue, pur apprezzando di aver votato no «senza rompere con lei, senza arrivare ad accuse». Ha respinto le illazioni sul possibile acquisto dell’agenzia di stampa Agi da parte del leghista Antonio Angelucci: «Non mi pare che lui condizioni la comunicazione più di quanto fa il mio amico Cairo con Corsera e La7» (ma il Cdr dell’Agi e il M5s gli hanno fatto notare che «in Europa nessuna agenzia fa capo a un parlamentare»).

Il presidente del Sen ato è poi tornato sulle accuse di “nostalgie” verso certi comportamenti, respingendo ogni addebito di razzismo pescando nel suo vissuto: «Per 5 anni da giovane ho vissuto in un ambiente con gente di tutte le nazioni, etnie e religioni. La mia seconda ragazzina era ebraica, Lisa. In stanza stavo con un afroamericano e uno del Texas che lo prendeva in giro. Fin quando io, violento fascista naturalmente, ne presi le difese picchiando il texano». E sul punto ha mandato un messaggio pure alla senatrice a vita Liliana Segre: «Le sue parole (sul rischio di poter lasciare di nuovo l’Italia, ndr) mi hanno ferito. Metterei il mio petto per difenderla, ma non ce ne sarà bisogno, l’Italia può reagire a ogni antisemitismo». E sul fascismo o no si è finiti anche tornando alla recente “Partita del cuore”, in cui La Russa ha fatto il Ct dei politici: «Un giornalista ha detto non si gioca a calcio con i fascisti, si chiama Berizzi (Paolo, di Repubblica, ndr). Io non giocherei a calcio con Berizzi, siamo pari». Mentre è ricorso a una battuta per citare Ilaria Salis, la eurodeputata di Avs: «L’avrei messa come centravanti per occupare l’area e sfondare la porta». Infine, un commento al veleno sulla frase di Marina Berlusconi: «Ha parlato di una sinistra di buon senso. Troviamola...». Replica di Boccia: «La sinistra non la decide la destra. Chiediamo rispetto».