Politica. I popolari gettano la Rete e progettano un nuovo inizio
Una «rete» di popolari che cerca un nuovo inizio nella fase drammatica che vive il Paese e che diventa una sfida ineludibile. Quattro ore di confronto, 49 interventi, ieri mattina, nell’incontro trasmesso in diretta Youtube e sul canale "Popolari in rete". A promuoverlo tanti esponenti politici impegnati su diversi fronti, che si sono detti disposti a convergere. Fra questi l’ex ministro della Difesa Mario Mauro, presidente dei Popolari per l’Italia; Giuseppe De Mita, ex deputato, promotore de "L’Italia è popolare" e Lorenzo Dellai, ex deputato di Scelta Civica, in precedenza presidente di una giunta centrista alla guida della Provincia autonoma di Trento, terra di Alcide De Gasperi.
Fra gli interventi da registrare quelli di Andrea Olivero, ex presidente delle Acli ed ex viceministro alle Politiche agricole; dell’ex vicepremier ed ex leader dell’Udc Marco Follini; dell’ex segretario della Cisl Raffaele Bonanni e di Stefano Zamagni, presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, e fra i promotori di "Insieme", il nuovo partito di ispirazione cattolica varato a inizio ottobre. Si mostra «fiducioso», Zamagni, nella riuscita dell’operazione perché, sostiene, «ce n’è bisogno in questa fase storica». E tuttavia, sostiene, questa Rete non dovrebbe configurarsi in una federazione, che comporterebbe fatalmente contrapposizioni, ma arrivare a una sintesi. «Dobbiamo riproporre il vero popolarismo, rifuggendo da autorerefenzialità e settarismi - propone Dellai, teorico della Rete - collegandoci alle esperienze del territorio».
In realtà, al di là dei volti noti e dei tanti "ex" di qualcosa, quel che colpisce sono proprio i tanti giovani e amministratori intervenuti. A partire dal moderatore, Francesco Fonte, espressione di un gruppo di Popolari messo in piedi a Moncalieri e dirigente nazionale dei Giovani popolari, molto attivi sui social. Significativo anche l’intervento dello spagnolo, dal cognome italianissimo, Carlo Angrisano, responsabile degli studenti del Ppe, insieme a Francesco Sismondini e Virgilio Falco, quest’ultimo anche presidente dell’associazione studentesca StudiCentro. Tanti sindaci, amministratori, rappresentanti di liste civiche e studenti, a dimostrazione di un interesse diffuso.
«Non è un raduno della memoria, il nostro, ma una voglia comune di sperimentare sul campo un metodo originato dall’attualità del pensiero popolare», sintetizza Mario Mauro. «Da tutti è venuta la disponibilità, mi ci metto anch’io - rimarca l’ex ministro - a rinunciare un po’ di quel che rappresentiamo, per mettere in piedi insieme qualcosa di più grande». Uno spirito costruttivo, in parte autocritico, evocato anche da Olivero, che invita a mettere da parte «il linguaggio semplicistico e gli slogan, che hanno allontanato anche tanti cattolici dalle urne, per privilegiare - auspica l’ex viceministro - uno stile concreto che miri a risolvere i problemi che la gente vive».
D’altronde è proprio questa la caratteristica che ha fatto la storia dell’impegno politico dei cattolici, un approccio poco ideologico, in cui il bene comune e il benessere del popolo, siano gli obiettivi da perseguire. «Il populismo sta finendo - rimarca Follini - e questo spinge ora noi popolari a evitare particolarismi, per scrivere una pagina nuova di cui si sente il bisogno», in una fase politica che vede vorticosamente cambiare tutto lo scenario. «È il momento propizio per dare forza alla nostra cultura», concorda Bonanni, che propone un documento «snello e chiaro», per mettere nero su bianco le comuni priorità.
Non c’è la pretesa di uscire da un confronto del genere con la soluzione in tasca, ma sono tante le realtà che mostrano interesse, fra queste anche un gruppo di amministratori del Salento, terra di Aldo Moro, guidato da Giuseppe Negro. «Siamo diversi, ma abbiamo in comune il dovere di metterci al servizio di una comunità che attende da noi risposte nuove», sottolinea Mauro. «Il popolarismo - sintetizza Giuseppe De Mita - ha assunto una freschezza nuova, nelle testimonianze di tanti che per ragioni anagrafiche neppure lo hanno conosciuto, me mostrano vivo interesse a scrivere una pagina nuova. Abbiamo scoperto che non siamo soli. E siamo consapevoli - conclude - che non siamo i soli». È l’inizio di un percorso. E ci si è aggiornati per un nuovo raduno fra un mese per capire, con lo stesso spirito inclusivo, dove potrà portare.