Coronavirus. Aism, la priorità è assicurare tutta l'assistenza ai malati
Mario Alberto Battaglia
«La nostra priorità assoluta è quella di poter continuare ad assicurare l’assistenza necessaria alle persone con sclerosi multipla. Anche in questa emergenza. Anzi, a maggior ragione in questo momento di crisi, in cui uomini e donne con maggiori difficoltà non possono essere abbandonati». Mario Alberto Battaglia, volontario e presidente di Fism (Fondazione italiana sclerosi multipla) in questi giorni coordina gli interventi dell’associazione, l'Aism, e sottolinea subito il nodo principale: dare continuità all’assistenza che circa 3mila tra volontari e giovani in servizio civile assicurano nei vari territori a più di 25mila persone colpite da una forma grave di sclerosi multipla, malattia progressiva e invalidante.
Oltre a indirizzare e sostenere la ricerca scientifica per trovare nuove cure, infatti, Aism dal 1968 è impegnata con i suoi tre centri di riabilitazione, il personale specializzato, le 100 sedi sparse nel territorio nazionale e forte di oltre 13mila volontari, a cercare di far vivere al meglio possibile coloro che sono colpiti da sclerosi multipla. «Perciò stiamo cercando, pur nel rispetto delle nuove norme e delle necessarie precauzioni, di tenere aperte tutte le sedi territoriali e di continuare a offrire i servizi di trasporto, di distribuzione dei farmaci, di cura dei malati». Sembra scontato, ma non è facile oggi ri-orientare una serie di attività che richiedono stretti contatti fra persone e mobilità di operatori e volontari. In uno scenario generale in cui i bisogni delle persone più fragili, anziché diminuire, aumentano. «Per i nostri centri e i nostri servizi abbiamo provveduto all’acquisto di mascherine, guanti e altro materiale di protezione. E per sostenere questi servizi dobbiamo investire molte risorse», dice ancora il professor Battaglia, da reperire grazie a sostegni e donazioni.
Su questo fronte, Aism ha dovuto prima rimandare e ora rinunciare a una delle due grandi operazioni di raccolta fondi che assicurano la gran parte dei finanziamenti all’associazione. 'Gardensia' – cioè la vendita di gardenie e ortensie offerte al pubblico nelle piazze e fuori dai supermercati –, infatti, non potrà essere svolta e non potrà raggiungere i donatori. «Con questa manifestazione ogni anno raccogliamo 3,5 milioni di euro e il danno sarà enorme: mancheranno circa 500mila euro di fondi per la ricerca e 1,5 milioni per i servizi alle persone – spiega il presidente Battaglia –. Dovremo cercare altri canali e occasioni di finanziamento, chiedendo ai nostri sostenitori un atto di responsabilità e generosità straordinario».