Dipendenze. La prima “canna” già a 12 anni per sentirsi grandi. L'indagine in Umbria
La prima “canna” a 12 anni, per provare a sentirsi grande. Poi il passaggio a eroina e cocaina. Un collegamento non automatico, ma che diventa inevitabile se non c’è un sostegno familiare. Anche per questo motivo la Comunità Incontro ha inaugurato a Terni il “Rifugio Sole”, un gruppo di appoggio destinato alle famiglie che hanno ragazzi tossicodipendenti, ma anche a coloro che li hanno persi per la droga: «Perché spesso non è soltanto il ragazzo da recuperare – sottolinea Giampaolo Nicolasi, responsabile di struttura –, ma anche il contesto familiare nel quale questo vive».
La struttura, aperta due pomeriggi a settimana, ha sede in uno stabile in piazza della Pace, uno dei quartieri storicamente più difficili e complessi della città, nell’ambito di un progetto di co-gestione con altre associazioni di vario genere, tra le quali Cesvol, Auser e Arci. Il taglio del nastro è stata anche l’occasione per presentare le risultanze del sondaggio effettuato dall’unità di strada della Comunità Incontro, realizzato attraverso la somministrazione di un questionario anonimo. Su un campione di 372 persone (172 uomini e 200 donne) tra i 13 e i 19 anni, ben 175 hanno dichiarato di aver fatto uso di sostanze almeno una volta e che l’età media del primo contatto è nella fascia 13-15 anni (14 anni per ben 109 degli intervistati), ma con punte anche più basse. Per la stragrande maggioranza delle persone, la prima sostanza assunta e la più consumata è stata la cannabis (208), seguita da tabacco e alcool e quasi sempre il contesto è una serata fra amici. Ma spicca anche una piccola percentuale di “Internet addicted” (ludopatici e in generale “drogati della rete”), un segnale di come questo tipo di dipendenza sia in costante crescita. Il dato, per dire, è superiore a quello di coloro che fanno uso di ecstasy, amfetamine, cocaina o eroina.
Particolarmente allarmante il dato relativo al contesto del primo contatto, perché dopo il tempo libero (176 persone), al secondo posto c’è la casa (70), davanti anche a vacanze e scuola. Il nome della nuova iniziativa, la seconda in Umbria dopo quella di Foligno (Perugia), ricorda una vecchia struttura simile aperta negli anni ’90 da don Pierino Gelmini in un quartiere periferico della città, mentre il progetto nasce da una collaborazione fra la Caritas diocesana di Terni-Narni-Amelia e la struttura terapeutica: «Quella vecchia struttura era diventata un punto di riferimento – ricorda Nicolasi – proprio per le famiglie e anche adesso abbiamo familiari di ragazzi tossicodipendenti, che ne coinvolgono a loro volta degli altri in una sorta di passaparola».
Proprio nel segno di quella storica struttura, il centro d’ascolto di Terni ambisce a tornare un luogo centrale sul fronte della prevenzione, dell’aiuto e del mutuo supporto: «Abbiamo voluto aprire questo sportello di aiuto nel cuore di Terni per valorizzare ancora di più il lavoro sulle tossicodipendenze – prosegue Nicolasi–. Lo abbiamo voluto qui perché dobbiamo lavorare sulla prevenzione, rivolgendosi ai giovani, mettendo a disposizione una parte della nostra équipe multidisciplinare. L’aiuto che forniamo non è soltanto di prevenzione, ma anche su questioni psicologiche, psichiatriche e legali, per cui a volte ci sarà lo psicologo, a volte lo psichiatra, altre l’assistente sociale».
Giovani al centro, quindi, ma non solo perché il problema della droga, come testimoniano le storie della Comunità Incontro, è trasversale alle età: «Bisogna ricordarsi che dietro la persona che fa uso di stupefacenti, c’è prima di tutto un uomo o una donna che ha dei problemi – ha spiegato al taglio del nastro il comandante dei Carabinieri Antonio De Rosa – ed è per questo che i nostri agenti si formano presso la Comunità Incontro, per ascoltare le storie di questi ragazzi e capire i contesti in cui si muovono». «La repressione è sempre una sconfitta – sottolinea il prefetto di Terni, Giovanni Bruno – quando arriviamo a quella abbiamo già perso». Proprio su questo fronte, una delle missioni del progetto è quello di giocare d’anticipo, promuovendo uno stile di vita sano, lavorando in simbiosi sia con la scuola sia con il SerD. Proprio Avvenire aveva raccontato come nel territorio di Terni si registri un’impennata dei comportamenti a rischio nella fascia 12-19 anni.