Gli angoli di Tiozzo. La Nuova Gerusalemme nel cuore della Russia
Quando ci si lascia alle spalle Mosca, i grattacieli lasciano spazio a una campagna sterminata, dove campi, colline e foreste si susseguono quasi ininterrotte fino al confine con le repubbliche baltiche. In queste colline ricoperte da boschi di betulle e pini, sulle rive del fiume Istra si erge uno dei luoghi più affascinanti e peculiari della cristianità orientale: il monastero della Nuova Gerusalemme. Questo complesso monastico, costruito intorno nel 1656 per volere del patriarca Nikon, non è solo un simbolo della spiritualità russa, ma un libro aperto sulla storia dell’ortodossia russa, e più in generale della cristianità orientale. Il contesto di quegli anni era il seguente: Mosca aveva da pochi decenni acquisito dignità patriarcale all'interno delle chiese ortodosse, simultaneamente il patriarcato di Costantinopoli era ampiamente caduto dalle vette del suo prestigio dopo la caduta dell’impero romano d’oriente in mano ai musulmani, e la Russia, dopo il tremendo periodo dei torbidi aveva ripristinato la guida degli zar con una nuova dinastia, i Romanov. Lo zar è Alessio I, e il patriarca della chiesa ortodossa è Nikon, un uomo animato da una fede intensa e un sogno politico molto chiaro: porre la chiesa ortodossa russa come guida internazionale di tutto il mondo cristiano, seguendo l’ideale della “Terza Roma” che vedeva in Mosca la successiva erede del fulcro della cristianità, dopo la caduta di Roma, prima e di Costantinopoli, poi. Per realizzare questo sogno, Nikon avviò una serie di grandi riforme volte a uniformare l’eterogeneo panorama liturgico e ritualistico in Russia a un unico standard, quello della chiesa ortodossa greca, nel quale Nikon riconosceva la forma originale e più autentica di liturgia. Ne derivò una serie di imposizioni non solo nei gesti, ma anche nelle traduzioni dei testi sacri che portarono a grandi malumori nei russi del tempo, e che furono la causa del grande scisma (noto come Raskol) tra Ortodossi riformati e Vecchi Credenti (Staroveri), comunità ancora oggi esistenti che videro in Nikon l’anticristo e si rifiutarono di assimilare le sue riforme.
Il sogno di Nikon, però, non si fermò qui. Immaginate una Gerusalemme trasposta nel cuore della Russia. Questo è ciò che Nikon decise di realizzare dopo aver ricevuto (così narra la leggenda) precisa istruzione da Gesù comparsogli in sogno dopo un suo pellegrinaggio in Terra Santa. Al tempo, ben pochi russi potevano permettersi le fatiche di un pellegrinaggio fino a Gerusalemme, di qui l’idea di creare una “copia spirituale” dei luoghi santi della Terra Santa sulle rive del fiume Istra, simbolicamente paragonato al fiume Giordano. Nasce così il monastero della “nuova Gerusalemme”, al cui centro spicca la chiesa della Resurrezione, con la sua cupola dorata che si innalza verso il cielo, che contiene al suo interno una replica del Santo Sepolcro, del Golgota e della pietra della deposizione, mentre l’intero complesso monastico sorge su un territorio pensato per richiamare rievoca le colline, le mura e le vie di Gerusalemme. Nikon però non voleva solo creare un luogo di culto e una meta di pellegrinaggio per i russi che offrisse loro l’esperienza di un pellegrinaggio a Gerusalemme: voleva creare un ponte tra il cuore spirituale della Russia e le sue radici cristiane comuni con il resto del mondo.
Un dettaglio singolare, considerato l’estremo isolamento culturale della Russia del tempo (siamo diversi decenni prima dell’apertura all’Europa di Pietro il Grande) è che Nikon volle privilegiare la presenza di monaci stranieri all’interno del monastero, proprio per il suo intento di creare un fulcro del cristianesimo internazionale che non fosse da intestarsi ai soli russi. Furono questi gli anni d’oro del monastero, ma questo sogno durò poco: Nikon si inimicò lo Zar per la sua pretesa di vedere la chiesa superiore al potere dello zar, e cadde in disgrazia dopo un lungo processo e una condanna all’esilio. Rimase però la sua eredità nelle riforme che ancora oggi definiscono le forme liturgiche della chiesa russa, e in questo enorme monastero che per la sua stretta connessione simbolica con i luoghi sacri della terra santa è ancora oggi considerato un fondamentale luogo di pellegrinaggio per i cristiani di Russia. Passarono i secoli, e durante l’epoca sovietica il monastero venne trasformato in un museo e poi gravemente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale dai bombardamenti dei nazisti giunti alle porte occidentali di Mosca. Si narra che in quei tempi tremendi, alcuni coraggiosi monaci, pur rischiando la vita, nascosero icone e manoscritti sacri nelle foreste circostanti, preservandoli dalla distruzione.
Il complesso monastico è stato restaurato con grande cura negli ultimi anni a partire dal 2009 per ordine del presidente Medvedev, e riaperto al pubblico in tutto il suo splendore nel 2016, recuperando la sua gloria originaria. Oggi, visitare il monastero significa non solo ammirare l’arte e l’architettura, ma immergersi in un’atmosfera di profonda spiritualità. Le liturgie che risuonano tra le sue mura, con i canti in antico slavo ecclesiastico, fanno tremare i polsi e sembrano aprire uno spiraglio verso il cielo. Il monastero della Nuova Gerusalemme non è solo una meraviglia architettonica, ma un simbolo di come la cristianità abbia ramificazioni profonde e preziose in ogni angolo del mondo. Conoscere meglio l’ortodossia significa comprendere una parte essenziale del grande albero della fede cristiana o, per usare le parole di papa Francesco, “due grandi polmoni”.
La visita alla Nuova Gerusalemme vissuta con l’intenzione del pellegrino e non del semplice turista, può darci lezione profonda sul comune viaggio che ogni credente compie verso la vera Gerusalemme celeste (di cui il monastero vuole essere un riflesso terreno) che non conosce confini né divisioni. È un richiamo a guardare oltre i muri della nostra tradizione e abbracciare il ricco mosaico della cristianità, ricordando che il corpo di Cristo, come scrisse San Paolo ai Corinzi, “ha molte membra, ma è Uno”. Allo stesso modo, ogni espressione ed ogni ramo della cristianità racconta una parte della stessa grande storia d’amore tra Dio e l’uomo, che nel cuore delle campagne della regione di Mosca, sulle rive del fiume Istra, ha scritto una delle sue pagine più peculiari.
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