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Gli angoli di Tiozzo. La moschea del sultano Qaboos: l'Oman e la terza via dell'islam

Stefano Tiozzo lunedì 29 aprile 2024

Se si dovesse individuare un monumento in grado di rappresentare e riassumere la storia recente e il senso profondo di un’intero paese come il Sultanato dell’Oman, questo sarebbe sicuramente la Grande Moschea del sultano Qaboos nelle periferie della capitale Muscat. Finito di costruire nel 2001, questo luogo di culto è uno degli edifici più sontuosi e affascinanti di tutto il Medio Oriente. La moschea occupa un complesso di 40.000 metri quadri e può arrivare a ospitare fino a 25000 fedeli contemporaneamente.

Meta obbligata per qualunque visitatore di passaggio nella città che ha dato il nome alla noce moscata, la moschea è visitabile solo in una ristretta fascia oraria al di fuori degli orari di preghiera, e impressiona fin dal primo passo al suo interno per la cura di ogni singolo dettaglio e per la pulizia dei suoi ambienti. I pavimenti lucidati a specchio e le geometrie perfette di ogni angolo da cui si osservi il maestoso edificio sono solo un breve assaggio di ciò che aspetta il visitatore, o il fedele, nella principale sala di preghiera. Al suo interno l’attenzione viene immediatamente catalizzata da un enorme lampadario di cristallo che pende al centro dalla sala, alto 14 metri, come un condominio di 3 piani. A uno sguardo attento, inoltre, si nota che l’enorme tappeto su cui si poggiano i piedi non sembra avere interruzioni, ed è infatti un pezzo unico composto da oltre un miliardo e 700 milioni di nodi, realizzato a mano nell’arco di 4 anni. Per qualche anno è stato il tappeto più grande mai realizzato dall’uomo, superato solo qualche anno dopo da quello costruito per la sontuosa moschea di Abu Dhabi.

All’esterno, il colonnato che circonda la moschea ospita decine di logge ciascuna con una decorazione unica realizzata in tributo alle diverse tradizioni di tutti i paesi musulmani del mondo, tra i quali l’Oman occupa un posto realmente unico: nell’eterna diatriba tra sciiti e sunniti, l’Oman è infatti l’unico paese interamente rivolto verso la cosiddetta “terza via” dell’Islam, l’Islam Ibadita, di cui la moschea del Sultano Qaboos rappresenta il luogo di culto più importante al mondo.

Veniamo infine al nome di questa moschea, dedicata al sultano Qaboos, una figura che deve necessariamente essere conosciuta per comprendere l’Oman di ieri, oggi e domani. Salito al potere nel 1970, Qaboos ha trasformato il volto di questo paese, investendo tutta la ricchezza dello Stato nel benessere dei suoi cittadini. La velocità e la capillarità con cui sono stati costruiti in Oman strade, ospedali, università, e un sistema di welfare tra i migliori al mondo, hanno reso l’Oman uno dei paesi con il tasso di sviluppo più alto del mondo intero, trasformandolo in quello che oggi viene soprannominato “la Svizzera del Medio Oriente”, anche in virtù della sua instancabile attività di mediazione nelle controversie internazionali che affliggono da sempre il Medio Oriente, ovvero la questione palestinese e le tensioni tra Iran e Stati Uniti.

Qaboos spendeva tuttavia gran parte del suo tempo a viaggiare in tutto l’Oman incontrando le comunità locali del suo popolo, parlando personalmente con i suoi cittadini per risolvere qualunque problema fosse portato alla sua attenzione. Per questo e molto altro il sultano Qaboos è forse l’unico esempio moderno dell’archetipo di “monarca illuminato”, amatissimo dal suo popolo per tutti i 49 anni di regno, terminati con la sua morte nel 2020 dopo una lunga malattia. La grande moschea di Muscat porta però il suo nome non dalla sua morte, ma fin dal giorno della sua costruzione, perché fu il grande regalo del sultano al suo popolo per festeggiare i suoi primi 30 anni di regno pacifico e prospero. La moschea non è stata dunque costruita con i soldi dello Stato, ma con la ricchezza personale della famiglia reale, e per questo motivo nessuno, ad oggi, sa quanto sia costata. La risposta degli omaniti alla domanda è semplice: “Se ti fanno un regalo, chiedere quanto costa… è maleducazione”.


Chi è

Stefano Tiozzo, nato a Torino nel 1985, fotografo paesaggista, documentarista, storyteller e scrittore. Laureato in Odontoiatria e protesi dentaria, dopo nove anni di professione abbandona la medicina per dedicarsi a tempo pieno alla sua vocazione che diventa la sua specializzazione: viaggi e natura. Il suo canale YouTube è uno dei principali canali di viaggio in Italia, conduce workshop fotografici in tutto il mondo, con un focus particolare sui viaggi nell'Artico, dedicati principalmente alla caccia all'aurora boreale. Tiene regolarmente corsi di fotografia e negli anni ha collaborato con diversi brand, numerosi enti locali del turismo italiani e per la Commissione Europea. Ha pubblicato tre libri per Ts Edizioni, il best seller “L’anima viaggia un passo alla volta” (2020), “Una scelta d’amore” (2021) e “L’altra faccia della Russia” (2022). Nel 2019 ha fondato “Seva project”, un progetto di documentario ambientale volto a finanziare progetti di riforestazione nel Sud del mondo, giungendo a piantare oltre 8000 alberi.