La scelta. La ministra spagnola Calviño alla Bei. Poker di donne ai vertici dell’Europa
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La ministra dell'Economia spagnola Nadia Calviño, è stata indicata alla presidenza della Banca europea per gli investimenti (Bei), completando così un poker di donne ai vertici delle principali istituzioni europee. Prenderà il posto del tedesco Werner Hoyer dal primo gennaio. La scelta, venuta dai ministri dell’Economia e delle Finanze, dovrà ora essere confermata formalmente nei prossimi giorni dal consiglio di amministrazione e dal consiglio dei governatori della Bei, di cui sono membri i ministri stessi. «L’appoggio dei ministri delle Finanze alla nostra candidatura è un’ottima notizia - ha sottolineato Calviño -,è la prima volta che la Spagna guiderà la Banca europea per gli investimenti, un’istituzione fondamentale per l’economia europea».
L’Italia esce sconfitta, Calviño ha prevalso infatti sulla vicepresidente della Commissione europea Margrethe Vestager, che aveva temporaneamente lasciato l'incarico proprio per partecipare al processo di selezione, ma anche sull'ex ministro dell'Economia italiano Daniele Franco; in lizza poi c’erano anche due degli attuali vicepresidenti della Bei, la polacca Teresa Czerwinska e lo svedese Thomas Ostros.
Per il via libera ora ci vorrà il voto favorevole di almeno 18 Stati membri dell'Ue che rappresentino il 68% del capitale della banca, basterà in pratica il sostegno di almeno due dei tre grandi partner europei fra Germania, Francia e Italia. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti accetta il verdetto con sportività: «Rigore è quando arbitro fischia», dice, citando una delle frasi più celebri del mitico mister della Sampdoria Vujadin Boskov. «Calviño è un'ottima candidata - aggiunge subito -, l'Italia aveva il suo... Se Franco fosse stato il ministro al mio posto se la sarebbe potuta giocare meglio...».
Il sì dell'Ecofin è giunto dopo una lunga trattativa, di fatto sbloccatasi con l'endorsement arrivato già un mese fa dalla Germania, che aveva messo la strada in discesa per la prima vice premier e ministra delle Finanze del governo Sanchez: dei tre Paesi che hanno da soli il 18% del capitale dell'istituto, Francia Germania e Italia, due la sostenevano. Il nostro governo ha tentato fino all'ultimo di mettersi di traverso, ma Giorgetti alla fine ha dovuto prendere atto della decisione. Oltre all’argomento evidenziato dal nostro ministro - l’essere Franco non attualmente in carica, a differenza della Calviño - c’è anche da tener conto che la Spagna in questo semestre è presidente di turno. Inoltre andavano considerati gli equilibri interni della cosiddetta maggioranza Ursula, essendo la guida del Parlamento e della Commissione della Ue impersonata in entrambi i casi da donne appartenenti al Ppe come Roberta Metsola e - appunto - Ursula von der Leyen. E considerando che al vertice della Banca centrale europea siede da ormai più di tre anni, al posto di Mario Draghi, Christine Lagarde, apripista della ventata “rosa” ai piani più alti delle istituzioni europee, il poker di donne nella Ue è servito. L’Italia aveva posto anche una questione politica, accusando fra l’altro il governo Sanchez di aver stretto accordi con gli indipendentisti catalani. La Danimarca, nel frattempo, aveva ritirato la candidatura di Vestager, ma alla fine anche l’Italia ha dovuto arrendersi.