Coronavirus. Un nuovo lockdown? Ecco l'articolo di Ricciardi che fa discutere l'Italia
Ha sollevato forti polemiche l'invocazione di un nuovo lockdown totale da parte di Walter Ricciardi, che è anche consigliere del ministro della Salute, in questo articolo pubblicato domenica su "Avvenire" e ampiamente ripreso dalle agenzie di stampa. Attaccato da più parti, Ricciardi oggi ha commentato: "Chiedono le mie dimissioni? Queste sono considerazioni che lascio alla politica. Se posso essere utile al Paese con i miei consigli, lo faccio a livello internazionale e lo faccio anche in Italia: altrimenti mi faccio da parte". Ma ecco come ha motivato, su "Avvenire", quella richiesta di un nuovo lockdown totale di qualche settimana, sul modello di quanto attuato da altri Paesi europei.
La pandemia sta evolvendo in modo subdolo. La seconda fase, ripartita a ottobre, ha fatto registrare un numero enorme di morti, oltre 50mila, ma l’opinione pubblica appare assuefatta a convivere con questa incredibile (ed evitabile) mortalità e sempre più insistenti si fanno le pressioni per un forte allentamento delle misure di limitazione della mobilità e di chiusura delle attività commerciali. Nel resto d’Europa la situazione è gravissima.
Tutti i grandi Paesi hanno fatto un secondo ed alcuni sono nel pieno di un terzo lockdown. A eccezione del Regno Unito, tutti i Paesi sono in ritardo con le vaccinazioni. In Italia abbiamo elaborato una strategia basata su una serie di indicatori che vengono calcolati settimanalmente e che portano automaticamente all’attribuzione alle Regioni e Province autonome di un colore (giallo, arancione e rosso) corrispondente a crescenti livelli di attenzione e di chiusure.
È un sistema che avevo auspicato fin da marzo, per evitare lunghe e polemiche discussioni tra Stato e Regioni e per basare le decisioni su dati scientifici obiettivi e inoppugnabili, ma che alla luce dell’evoluzione epidemiologica mi appare sempre più insufficiente. Le uniche Regioni che migliorano i propri indicatori sanitari sono infatti quelle rosse, mentre in quelle arancioni la situazione rimane più o meno stabile e in quelle gialle si deteriora rapidamente. Questo perché larga parte della popolazione interpreta il colore giallo, che implica solo minime restrizioni, come una sorta di “liberi tutti”, affollandosi in modo pericoloso sia all’aperto sia in bar e ristoranti. Il secondo governo Conte aveva scelto la strada della “convivenza” con il virus, strategia che per gran parte di noi scienziati di Sanità Pubblica del mondo è perdente dal punto di vista sia sanitario sia economico.
La proposta è, invece, quella di fare una chiusura drastica, limitata nel tempo, di tutte le attività non essenziali, di limitare al massimo la circolazione del virus, di riaprire dopo aver potenziato i sistemi di test e tracciamento e di vaccinare a tutto spiano. Ed è una proposta basata sull’analisi comparata delle esperienze a tutt’oggi fatte a livello internazionale. In sostanza, l’anno di Covid-19 ci ha insegnato che è il comportamento dei governi, più del comportamento del virus o degli individui, che plasma l’esperienza della crisi dei Paesi e che i governi dovrebbero basare le loro strategie su dati obiettivi su ciò che funziona meglio. Le evidenze fino ad oggi maturate ci dicono che i Paesi che hanno perseguito la strategia di eliminazione del Covid- 19 stanno ottenendo risultati molto migliori di quelli che cercano, come l’Italia, di “convivere” con il virus. I colleghi inglesi Michael Baker e Martin McKee hanno addirittura elencato 16 motivi perché tutti i Paesi del mondo abbraccino la strategia di eliminazione del Covid-19.
1. Salva vite: i Paesi che perseguono l’eliminazione hanno tassi di mortalità da Covid-19 inferiori a 10 per milione, 100 volte inferiore rispetto a molti Paesi che hanno scelto di 'convivere' con il virus.
2. Evita decorsi clinici più prolungati: l’eliminazione della trasmissione di comunità risparmia anche le popolazioni dal 'Long Covid', che causa problemi di salute persistenti nei sopravvissuti. Questi problemi sono segnalati dalla maggior parte delle persone ricoverate in ospedale a causa del Covid-19 e possono interessare anche quelli con infezione anche lieve.
3. È pro-equità: le pandemie causano quasi invariabilmente danni sproporzionati ai gruppi più svantaggiati in base all’etnia, al reddito e alle malattie a lungo termine. L’eliminazione del Covid-19 può ridurre al minimo queste disuguaglianze, in particolare se viene fornita anche una 'rete di sicurezza' sociale adeguata.
4. Fa bene all’economia: i Paesi che s’impegnano a eliminare il Covid-19 registrano una contrazione economica inferiore rispetto ai Paesi che cercano di convivere con il virus. La Cina continentale e Taiwan sono forse gli unici Paesi con una crescita economica neutra o netta positiva nel 2020.
5. È fattibile: l’eliminazione è realizzabile e funziona in una varietà di contesti. A livello globale, più Paesi e giurisdizioni stanno perseguendo con successo approcci di eliminazione, in particolare Cina continentale, Taiwan, Vietnam, Cambogia, Laos, Mongolia, Singapore, Australia e Nuova Zelanda. Sono diversi per geografia, dimensioni della popolazione, risorse e stili di governo.
6. Si può fare sempre: il virus può essere eliminato anche dopo che si è verificata un’intensa trasmissione locale. La Cina continentale lo ha dimostrato a Wuhan. Lo stato del Victoria in Australia è stato anche in grado di eliminare il Covid-19 anche dopo un periodo di intensa trasmissione locale con tassi più elevati di quelli segnalati nel Regno Unito all’epoca.
7. Facilita la mobilità internazionale: è più facile se più Paesi adottano questo approccio. I controlli alle frontiere possono essere allentati, creando 'zone verdi' e consentendo viaggi senza quarantena con benefici sociali ed economici associati. Questa apertura sta già avvenendo tra gli Stati australiani e tra le isole del Pacifico e la Nuova Zelanda.
8. È sinergica con la vaccinazione: il lancio di vaccini efficaci renderà più facile l’eliminazione del Covid-19. Vaccini efficaci che lavorano in combinazione con altre misure di salute pubblica sono stati fondamentali per l’eliminazione di malattie come la poliomielite e il morbillo in molti Paesi.
9. È motivante: avere un obiettivo esplicito 'zero-Covid' fornisce un forte stimolo motivante e di coordinamento. La soppressione non offre un chiaro punto di arrivo, lasciando i Paesi vulnerabili a una rapida ripresa, come si è visto di recente in Irlanda. L’incertezza che ne deriva rende impossibile la pianificazione, con enormi conseguenze per le scuole, le imprese, la vita familiare e molto altro.
10. È sostenibile: i Paesi che hanno perseguito l’eliminazione hanno avuto battute d’arresto sotto forma di fallimenti e focolai di confine, ma sono stati per lo più in grado di contenerli e riguadagnare il loro status di eliminazione.
11. È compatibile con le mutazioni: se il virus muta, l’eliminazione funziona ancora. I principali metodi utilizzati per l’eliminazione del Covid-19 (gestione dei confini, distanza fisica, indossare la mascherina, test e tracciamento dei contatti) sono relativamente inalterati dalle mutazioni del virus (sebbene i test potrebbero teoricamente essere meno effica- ci se il virus cambiasse notevolmente e il controllo dell’epidemia diventasse difficile con varianti più infettive).
12. Funziona anche se i vaccini forniscono solo una protezione limitata a lungo termine. Ad esempio, se i vaccini sono scarsamente efficaci nel prevenire la trasmissione, i metodi di eliminazione potrebbero integrare tale limitazione.
13. Può ridurre l’emergere di varianti di virus più pericolose: gli approcci di eliminazione producono molti meno virus in circolazione. Di conseguenza, ci saranno meno opportunità per l’emergere di nuove varianti che sono più infettive e che potrebbero sfuggire agli effetti protettivi dei vaccini, o addirittura essere più letali.
14. Riduce i lockdown: l’uso dei lockdowndovrebbe essere meno necessario. Un lockdownrelativamente breve e intenso per eliminare la trasmissione di Covid- 19 in un’area dovrebbe consentire un allentamento delle misure di controllo in assenza di virus circolanti. Paesi come la Nuova Zelanda hanno avuto molto meno tempo in lockdownrispetto alla maggior parte dei Paesi che perseguono la soppressione che hanno dovuto entrare e uscire dal blocco per lunghi periodi per evitare che i loro servizi sanitari venissero sopraffatti.
15. Ha vantaggi collaterali: il controllo vigoroso dell’infezione da Covid-19 ha sostanziali benefici collaterali. Gli approcci di eliminazione hanno ridotto la trasmissione di altri virus respiratori, in particolare l’influenza, determinando un minor numero di ricoveri e decessi per questi patogeni respiratori.
16. Fornisce una buona strategia provvisoria mentre identifichiamo un approccio ottimale a lungo termine, che è attualmente incerto. Uno scenario potrebbe essere l’eliminazione regionale o addirittura l’eradicazione globale, come abbiamo visto con la Sars. Un’altra opzione plausibile è l’infezione endemica con il carico sanitario gestito con i vaccini, come vediamo con l’influenza. Il nuovo Governo continuerà a cercare di convivere con il virus o cambierà strategia? Speriamo si cambi.