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Intervista. La maestra punita per l'Ave Maria: mi difenderò, non ho fatto nulla di male

Viviana Daloiso martedì 11 aprile 2023

una maestra di Oristano è stata punita per aver fatto recitare l'Ave Maria in classe

Marisa Francescangeli chiede di poter bere un bicchiere d’acqua prima di iniziare a parlare «perché il mio telefono squilla di continuo da ieri e io ripeto a tutti la stessa cosa. Non ho fatto niente di male, a nessuno».

Da settimana scorsa questa maestra di 58 anni, molto attiva e conosciuta nella piccola comunità di San Vero Milis, un paesone della provincia di Oristano, non ha pace. I giornali locali hanno scandagliato perfino i suoi profili social, copiando e incollando post scritti in passato, come quello critico sul bacio tra Rosa Chemical e Fedez a Sanremo: un gesto finito nel mirino dell’Autorità garante della comunicazione, ma che – pare leggendolo alla luce della vicenda – risulterebbe la prova provata del suo “integralismo cattolico” e dei suoi “discutibili” metodi di insegnamento. Anche se di quel bacio, commentato con un post sulla bacheca privata di Facebook, ai bambini la maestra non ha mai detto nulla. Non è d’altronde – e non dovrebbe essere – la libertà di pensiero l’oggetto del verbale che il dirigente scolastico ha inoltrato all’Ufficio scolastico di Oristano per chiedere un provvedimento disciplinare a danno dell’insegnante: all’origine di quell’esposto e della vicenda che sta agitando la comunità di San Vero Milis e l’Italia intera c’è un’Ave Maria fatta recitare ai bambini di terza elementare l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale, per cui Marisa è stata sospesa 20 giorni dall’insegnamento, con tanto di decurtazione dello stipendio.

Una misura considerata da tutti, anche da chi la critica per quell’Ave Maria nella classe di una scuola pubblica, sproporzionata. E che tuttavia, secondo quanto dichiarato dal direttore generale dell'Usr Francesco Feliziani, sarebbe motivata da altre condotte tenute dalla docente e denunciate da famiglie e colleghi (anche se non è dato sapere quali) e nulla avrebbe a che fare con «finalità ideologiche». Secondo alcuni siti locali, sul tavolo dell'Ufficio in questione ci sarebbero anche l'aver parlato di vulcani come “punizioni divine” e l'aver portato a scuola dell'olio benedetto di Medjugorje.

Torniamo a quel giorno di dicembre. Che cosa è successo esattamente in classe?

Sostituivo la mia collega che insegna italiano in terza. Io insegno Tecnologia, Matematica ed Educazione fisica in quarta e Storia e Geografia, oltre che Musica, nelle due terze. Era l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, ho pensato di far fare ai bambini un lavoretto, intrecciando un braccialetto a mo’ di piccolo rosario, e abbiamo recitato insieme un’Ave Maria e un Padre Nostro.

Non ha pensato che fosse fuori luogo?

Nient’affatto. Conosco benissimo i miei bambini e le loro famiglie, nessuno ha scelto l’ora di alternativa, fanno tutti religione e quest’anno riceveranno la Prima Comunione. Molti di loro cantano nel coro della parrocchia, che dirigo. Mi è sembrato naturale quel momento, anche perché all’inizio dell’anno avevo già chiesto ai genitori in una riunione se creasse problema recitare una preghiera, per esempio all’inizio delle lezioni, e nessuno si era opposto, anzi. Detto questo, sono stata assolutamente pronta a mettere in discussione quella mia decisione quando il dirigente mi ha detto che due mamme si erano lamentate dell’accaduto. Abbiamo fatto una riunione, ci siamo chiariti, ho chiesto anche scusa. Sono un’insegnante, sono pronta a mettere in discussione le mie decisioni di qualsiasi tipo esse siano quando i genitori me ne chiedono conto: la scuola d’altronde funziona così, la costruiamo insieme anche nel confronto con le famiglie, e la mia porta è sempre aperta per colloqui, richieste, critiche. Le avrei accolte anche in quel caso e le ho accolte quando c’è stata la riunione dopo la pausa natalizia.

Lei pensava che la vicenda si fosse chiusa così?

Esattamente. Anche perché mai il dirigente ha voluto parlarmi della cosa, dopo quella riunione.

E le famiglie che si erano lamentate? Le hanno detto ancora qualcosa? C’erano stati dei problemi in precedenza?

Assolutamente no. Ripeto, per me la cosa era finita lì. Poi il preside mi ha messo in mano una lettera, due settimane fa. Non l’ho nemmeno aperta subito, visto che non mi ha detto nulla nemmeno consegnandomela. Poi a sera, a casa, la sorpresa. Quando ho letto quello che c’era scritto mi è caduto il mondo addosso.

Cosa le viene contestato?

La preghiera e la realizzazione del braccialetto, naturalmente, che era ciò di cui si era discusso anche durante la riunione. E poi altre cose, quelle che mi hanno fatto più male. Per esempio alcune frasi che avevo detto ai bambini l’anno scorso sul fumo. Sono accusata di averli “traumatizzati” dicendo loro che il fumo fa male, e uccide. Ciò che c’è scritto sui pacchetti di sigarette... Quelle frasi erano nate da un momento di confronto in classe dopo che un bambino si era messo a giocare con un foglio arrotolato, fingendo di fumare. C’era stato un dibattito, i piccoli avevano fatto domande. Io sono un educatore, prima che un’insegnante: che cosa avrei dovuto dire loro? Che fumare fa bene?

E poi?

E poi altre cose, accompagnate da ricostruzioni e frasi fuorvianti, in alcuni casi del tutto false. Questo mi ha ferita: che in quella lettera non venisse detta la verità, che bambini e genitori fossero stati strumentalizzati. Anche le famiglie sono rimaste senza parole: io ho chiamato subito le rappresentanti di classe, cascavano dalle nuvole come me. I genitori mi chiamano di continuo in queste ore, e anche i miei colleghi: sono tutti allibiti.

Come si spiega la posizione del dirigente (che non rilascia dichiarazioni ed è irraggiungibile da ieri, ndr) nei suoi confronti?

Non me la spiego e non voglio parlarne. Se vuole, lo farà lui.

Era stata già criticata per il suo comportamento?

Non apertamente. Ma mi erano stati mossi rimproveri per le canzoni scelte sempre per lo spettacolino di Natale. Anche in quel caso, avevo scelto i canti della tradizione cristiana, che sono quelli legati a quel momento dell’anno ovunque. Nuovamente, mi era sembrato naturale. Certo non c’era l’intenzione di nuocere a qualcuno, tanto meno ai bambini.

Come si sente rispetto a loro in questo momento? Lei mancherà da scuola per un mese, quasi…

Sono distrutta. I bambini sono tutto per me, la scelta di insegnare deriva da una vocazione che ho da quando sono piccola e poter diventare una maestra è stato un dono, il dono più grande che abbia ricevuto nella mia vita. Non vedo l’ora di poterli riabbracciare, come faccio tutti i giorni che entro in classe. I bambini mi abbracciano, sa? E poi la mia assenza sarà un danno anche per loro, a questo punto dell'anno.

Perché ha deciso di fare ricorso, di non stare zitta e accettare il provvedimento? Sapeva che sarebbe finita sotto i riflettori, con la sua vita e perfino le sue idee…

Sono cattolica e praticante, non mi vergogno di questo e non me ne vergognerò mai. Ho deciso di rivolgermi subito al sindacato non per rabbia, o per desiderio di rivalsa e vendetta, ma solo perché voglio che sia detta la verità. Sono state dette e vengono dette anche adesso tante bugie e cattiverie: non le merito.