Dpcm. Coprifuoco alle 20, Conte ci pensa: tutto per salvare scuole e imprese
Il premier Giuseppe Conte
Di fronte all’impennata dei contagi, nella notte la linea di Giuseppe Conte sulla seconda ondata vacilla. Si tratta di mettere in discussione alcuni tabù per salvare l’apertura delle scuole e soprattutto il sistema economico, che rischia di cadere in ginocchio alla sola evocazione della parola «lockdown». Ora, quindi, l’idea di un coprifuoco nazionale dalle 20 prende corpo. Mentre vacilla l’impegno di risparmiare alle scuole una chiusura parziale, d’altro canto già adottata o in fase di adozione - almeno per le superiori - da parte di molte Regioni.
Prende corpo quindi l’idea di andare, entro il fine settimana, a un nuovo Dpcm che renda operative queste nuove misure per cercare di arginare la crescita dei contagi. Preoccupa soprattutto, nei report arrivati a Palazzo Chigi dal Comitato tecnico scientifico, il superamento di un’altra soglia psicologica, ieri, quella del 10% di positivi sui tamponi effettuati: viene visto come il segno inequivocabile di un tracciamento che sta sfuggendo di mano. Ieri pomeriggio Conte ha avuto un lungo colloquio con Domenico Arcuri per capire, dal presidente della task force per l’emergenza, per quanto tempo il sistema sanitario è in grado di tenere alla luce delle attuali curve di crescita dei contagi. Il riferimento è soprattutto alle terapie intensive. In alcune Regioni, come la Campania, la situazione è già al livello di guardia, e preoccupa anche la Lombardia, che può contare su un sistema sanitario ben più solido, certo, ma i numeri si sono fatti davvero impressionanti, specie per la città Milano.
Conte avrebbe voluto aspettare ancora qualche giorno. Per far passare almeno due settimane dal varo dei provvedimenti del governo e dalla conseguente presa di coscienza collettiva, onde capire se si inizia a ottenere qualche effetto di rallentamento della curva. Ma non c’è più tempo, serve un segnale forte che potrebbe arrivare già nelle prossime ore.
E se prima gli occhi erano tutti puntati su di noi, ora siamo noi a doverci guardare intorno. L’Italia potrebbe posizionarsi a metà fra la Francia (che ha chiuso tutte le scuole e adottato un coprifuoco generalizzato) e la Germania, che invece, meno toccata, si affida all’autonomia dei Lander, soprattutto sulla sanità. Le ordinanze regionali hanno consentito finora al governo italiano di prendere tempo, testando queste misure a livello locale. In queste ore, quindi, guardando al resto d’Europa (Francia, Germania, ma anche Spagna, entrate da tempo nella seconda ondata) potrebbe prendere corpo un nuovo Dpcm che porti al 70% lo smart working nella pubblica amministrazione e nel privato, introduca una chiusura nazionale dalle ore 20, limiti la libera circolazione ai servizi essenziali (lavoro, scuola, salute, acquisto di beni non solo alimentari) previa autocertificazione e autorizzi la didattica a distanza per le superiori (magari alternata, come già in alcune Regioni).
Ma c’è, per Conte, anche da destreggiarsi fra due partiti in ebollizione. Il Pd contesta la linea ritenuta troppo blanda del governo. Mentre nel M5s cresce la fronda che non accetterebbe di buon grado un eventuale cedimento sulla scuola. Così come ci sarà da convincere Spadafora su piscine e palestre: molto probabile la chiusura, al netto dei nuovi protocolli.
E questa mattina dal presidente Sergio Mattarella è arrivato un nuovo richiamo alla lealtà nelle istituzioni. La "responsabilità comune nel difendere il bene primario della vita, contenendo il contagio e affrontandone le conseguenze, sanitarie, sociali, economiche, ci fa comprendere ancor meglio l'importanza di una leale e fattiva collaborazione tra le Istituzioni della Repubblica", sono le parole scelte dal presidente nel messaggio inviato all'Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti Montani.