Il luogo dove è stato ucciso il 19enne, a pochi passi dal municipio di San Sebastiano al Vesuvio
Ucciso a 19 anni, di notte, con un colpo di pistola al petto, da un minorenne al culmine di una lite. Come il 15enne Emanuele Tufano, freddato la settimana scorsa, sempre di notte, in un vicolo di Napoli. Ancora una volta Napoli e la sua provincia devono fare i conti con una violenza dilagante tra i giovani che produce scenari per niente distanti da quelli camorristici.Giovani che girano armati e che sono pronti a usarle all’occorrenza, quelle armi. È in un contesto simile che è maturato l’assassinio di Santo Romano, portiere della squadra di calcio del Micri, che milita in Eccellenza campana, ammazzato intorno a mezzanotte a San Sebastiano al Vesuvio, nell’hinterland di Napoli. Il giovane, residente a Volla, si trovava in compagnia di amici in una piazza abitualmente frequentata da coetanei, in una zona centrale in cui sorge il municipio. La sparatoria in cui è stato coinvolto Romano è partita da una lite scoppiata nella piazza. Il 19enne è stato subito soccorso da un’ambulanza del 118. La corsa disperata al vicino Ospedale del Mare di Napoli, dove però il ragazzo è morto poco dopo l’arrivo.Nella sparatoria è stato ferito, sempre a colpi di arma da fuoco, un 19enne napoletano, colpito al gomito e non in pericolo di vita. L'autore del delitto potrebbe essere un 17enne. Sulla vicenda indagano i carabinieri della stazione locale e della sezione operativa di Torre del Greco. Elementi utili a chiarire cosa è accaduto di preciso starebbero pervenendo dalle testimonianze raccolte e dalle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza. La lite da cui è scaturito l’omicidio di Santo Romano sarebbe scoppiata per un motivo del tutto futile, ossia un piede calpestato. Uno scenario, questo, molto simile a quello in cui fu originata la sparatoria in cui ha trovato la morte Francesco Pio Maimone, pizzaiolo di 18 anni ucciso sul lungomare di Napoli, la notte tra il 19 e il 20 marzo 2023, colpito da un proiettile vagante. Il colpo di pistola che ammazzò Maimone arrivò al culmine di una lite nata proprio da un pestone sul piede di un ragazzo. Il 19enne ammazzato a San Sebastiano appare come un ragazzo normalissimo, lontano da ambienti criminali e da bande giovanili. Studiava e giocava a calcio nel Micri, società di calcio di Pomigliano d’Arco. La sua squadra avrebbe dovuto giocare domani alle 14.30 contro l’Albanova, ma l’incontro è stato rimandato.
«Bisogna disarmare Napoli - ha detto con voce sofferta l'arcivescovo Mimmo Battaglia, a margine delle commemorazioni per i Defunti -. Bisogna disarmare i nostri territori. Bisogna deporre le armi. Fa male. C'è una tristezza impressionante in tutto questo ma non dobbiamo rassegnarci. Non sarà la violenza a vincere». Parlando della Resurrezione, il presule ha aggiunto che «abbiamo bisogno di questa luce per costruire percorsi nuovi, ma che possano essere davvero percorsi di liberazione, di giustizia, di pace».
Dal canto suo, don Giorgio Pisano, responsabile del 12esimo decanato dell’arcidiocesi di Napoli, nel cui territorio c’è anche San Sebastiano al Vesuvio, si dice «sconcertato per questa ennesima tragedia. Vediamo intorno a noi giovani totalmente sbandati. Una parte di loro è abbandonata a sé stessa, in assenza anche di interlocutori validi nel loro cammino: persone che vogliono camminare con loro e rendersi presenti nei luoghi in cui vivono. Vediamo prevalere sempre più una cultura dell’aggressività, che porta a farla pagare di fronte a un torto reale o presunto e che è il frutto di tante frustrazioni presenti nella vita dei ragazzi e delle loro famiglie». Secondo don Pisano, «non serve una città nuovamente unita solo ai prossimi funerali di un giovane morto. Bisogna invece essere sempre uniti, nell’ottica di prevenire e organizzare una risposta a queste problematiche».