Festa del 2 giugno, quest’anno con aspra coda polemica, per chi non c’era accanto al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al premier Berlusconi e al presidente del Senato. Le assenze si notano, e nel ricevimento nei giardini del Quirinale ieri sera sono state fatte presenti. Maroni non c’era, osservano i giornalisti. Napolitano spiega: «Sono stati invitati tutti. Ognuno avrà le sue ragini». È forse questo segno di non dialogo? Proprio l’altro giorno Napolitano aveva invitato le forze politiche a un maggiore dialogo e spirito unitario. Il presidente replica prima con una punta di ironia: «Non bisogna vedere tutto nero, non fatemi vedere tutto nero, sennò chiudo gli occhi». Poi ricorda che prima di tirare le somme bisogna vedere come si sviluppa il confronto: «Ci sono questioni – dice – su cui ci si intende di più e altre su cui permangono ostilità e sordità reciproche».Gli chiedono anche un’opinione sulla limitazione delle intercettazioni. Napolitano spiega che nulla è ancora definito: «Penso che dal confronto in corso – dice – possano uscire soluzioni, se non condivise da tutti, più accettabili per tutti».Nel ricevimento nei giardini del Quirinale aperti a tutti i cittadini, il presidente in pratica si è sottoposto a una improvvisata conferenza stampa. Gli chiedono di commentare le dichiarazioni di Ciampi sulle ipotesi di colpo di Stato nel ’93. Risponde così: «Gli assassinii di Falcone e Borsellino rappresentano un passato complicato e oscuro della nostra storia sul quale è necessario garantire la massima trasparenza. Se Ciampi ha percepito un allarme nel 1993, ora siamo nel 2010. Parliamo di cose da ricostruire sul piano storico e giudiziario. Dal punto di vista giudiziario le indagini sono state riaperte sulla morte di Borsellino e sull’attentato alla Addaura. Non posso che augurarmi che abbiano uno sviluppo efficace e convincente». Poi una domanda sui servizi segreti. La risposta: «Nell’attualità è importante garantire la piena trasparenza dell’attività di tutti gli organi dello stato, compreso i servizi». Infine sulla manovra. «Posso auspicare - è la sua risposta - che sia equa e attenta a tante esigenze, ma le manovre non le faccio io: c’è un decreto del governo che si è assunto la responsabilità e c’è la discussione in Parlamento». Quanto al suo no su certi tagli, ha «soltanto messo l’accento su alcune esigenze che corrispondono anche a principi costituzionali: le esigenze di promuovere la cultura, la ricerca, la formazione, al massimo livello come condizione per lo sviluppo dell’Italia; soprattutto condizione per avere un futuro come Paese in Europa e nel mondo».Di unità il presidente ha parlato anche nel messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Vincenzo Camporini, un impegno unitario, del resto, che per Napolitano deriva proprio dalla «forza propulsiva della nostra Carta costituzionale» figlia del 2 giugno. "Unitario" anche il palco delle autorità, mentre i militari sfilavano. Con il ministro Alfano, i sottosegretari Letta e Bonaiuti, il capo della Protezione civile Bertolaso e numerosi rappresentanti dell’opposizione, come Casini e D’Alema, ha dato il senso della cordialità e, dati i tempi, quasi di parentesi di pace. Napolitano e Berlusconi, che gli sedeva accanto, hanno dialogato spesso amabilmente, e la discussione pare sia stata più lunga quando è sfilata una rappresentanza della Protezione Civile.