Attualità

POLITICA E VELENI. Ora è proprio scontro totale

  venerdì 28 gennaio 2011
Berlusconi telefonò in Questura in qualità di premier perché, in buona fede, pensava di far rilasciare la nipote del presidente Hosni Mubarak e di salvaguardare i buoni rapporti dell’Italia con l’Egitto. La procura di Milano è quindi incompetente a indagare sulle serate di Arcore, perché sarebbe materia del tribunale dei ministri. Non le compete, perciò, neanche chiedere alla Camera dei deputati l’autorizzazione a perquisire gli uffici del contabile personale di Berlusconi, Giuseppe Spinelli. Così ha stabilito ieri (con 11 voti della maggioranza contro 8 delle opposizioni e 2 assenti per motivi di salute) la Giunta per le autorizzazioni a procedere di Montecitorio, approvando una mozione del Pdl che propone la restituzione delle oltre 600 pagine di atti d’indagine inviati a Roma da Ilda Boccassini e colleghi. L’ultima parola spetterà ora all’aula, con voto palese.La votazione in giunta è arrivata al termine di una seduta oltremodo tesa, che a un certo punto il presidente dell’organismo parlamentare Pierluigi Castagnetti (Pd) ha ritenuto di dover sospendere per una pausa di riflessione, dopo il cambiamento di strategia del Pdl.Martedì, infatti, il relatore "azzurro" Antonio Leone aveva sì sostenuto l’incompetenza dei pm milanesi, concludendo però che la Giunta avrebbe dovuto negare l’autorizzazione alla perquisizione a causa dell’intento «persecutorio» degli inquirenti nei confronti del premier. Ieri lo scatto in avanti: le carte tornino al mittente e, nel caso le toghe insistano davanti all’eccezione d’incompetenza che presenteranno gli avvocati del presidente del Consiglio, sarà sollevato un conflitto di giurisdizione tra i giudici di Milano e il tribunale dei ministri. A dirimere la questione dovrebbe essere, normalmente, la Corte di Cassazione, ma se il contrasto fosse sollevato dalla Camera o dalla Presidenza del Consiglio, finirebbe davanti alla Corte costituzionale come conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato.La tesi del centrodestra è che, nella notte del 27 maggio scorso, quando Berlusconi telefonò alla Questura di Milano chiedendo di rilasciare l’allora minorenne Ruby, lo fece «in qualità di presidente del Consiglio». E lo fece per la «protezione dei rapporti internazionali» dello Stato, nella convinzione che la ragazza fosse effettivamente la nipote del presidente egiziano. Da qui la asserita competenza del tribunale dei ministri che, se venisse confermata, potrebbe portare alla nullità di tutti gli atti dell’inchiesta.«Possiamo pensare che sia vero o no – ha spiegato Maurizio Paniz, capogruppo del Pdl in Giunta e ideatore della nuova strategia – ma le deposizioni trasmesse dalla procura avallano questa conclusione». A sentire i rappresentanti delle opposizioni in giunta, invece, la mossa è una forzatura della legge e dei regolamenti parlamentari. «La Camera è incompetente a giudicare dell’incompetenza altrui – ha eccepito Pierluigi Mantini dell’Udc – e la maggioranza si prende la briga di ostacolare le indagini». Per Marilena Samperi del Pd è evidente che la proposta di restituire gli atti alla procura «è un atto assolutamente illegittimo». Caustico Federico Palomba (Idv): con le sue argomentazioni, ha sostenuto, il Pdl «espone al ridicolo il presidente del Consiglio».BERLUSCONI: «DIRITTO DI PRESENTARMI DI FRONTE AL MIO GIUDICE NATURALE» «Io ho il diritto, come ogni altro cittadino, di presentarmi di fronte al mio giudice naturale». A dichiararlo è stato il premier SIlvio Berlusconi, in un messaggio ai Promotori della libertà. E questo giudice, ha spiegato, «non è la Procura di Milano, ma il giudice assegnatomi dalla Costituzione cioè il Tribunale dei Ministri che non è un tribunale speciale fatto apposta per me, ma è composto da giudici scelti per sorteggio». «E avendo la coscienza totalmente tranquilla, lo farò appena sarà stata ristabilita una situazione di correttezza giudiziaria», ha assicurato. Con l'ultima inchiesta giudiziaria «il livello di guardia è stato ampiamente superato», e ritengo che sia «giunto il momento di ristabilire una reale separazione fra i poteri dello Stato». È un passaggio del messaggio del premier Silvio Berlusconi ai Promotori della libertà.