Giornata del Rifugiato. La corsa a ostacoli di chi scappa da guerre e violenze
Migliaia di immigrati hanno partecipato sabato al corteo di Caserta. Fra loro anche il vescovo Pietro Lagnese, in sostegno come fatto da papa Francesco dieci giorni fa, quando al Vaticano ha ricevuto alcuni immigrati casertani
Mai così tanti: quest’anno, il numero di rifugiati in tutto il mondo è il più alto degli ultimi 50 anni. Sono quasi 100 milioni le persone che hanno abbandonato il proprio Paese, in guerra, o per povertà e carestia causate dai cambiamenti climatici. O per violenza e discriminazioni.
Milioni di disperati che hanno bisogno di tutto. Ma soprattutto di accoglienza e integrazione per poter ripartire con una vita nuova, più umana e dignitosa.
«Le guerre, anche l’ultima in Ucraina con sei milioni e mezzo di rifugiati e altrettanti profughi interni, i 34 conflitti in corso nel mondo, i disastri ambientali, la fame, la tratta e lo sfruttamento stanno costringendo sempre più persone e famiglie a lasciare la propria terra per chiedere protezione e asilo altrove» sottolinea monsignor Gian Carlo Perego, presidente Cemi (la Commissione episcopale per le migrazioni) e Fondazione Migrantes, in occasione della Giornata Mondiale del rifugiato che si celebra lunedì 20 giugno, puntando il dito contro la politica che, «di fronte a questo fenomeno epocale – aggiunge – continua a fare passi avanti, ma anche molti passi indietro». Il presule accende i riflettori in particolare sui respingimenti e sul ritorno delle deportazioni. Quelli di ucraini in Russia e di migranti, per lo più asiatici, dall’Inghilterra in Rwanda, nonostante le condanne della Corte europea dei Diritti umani. «Se da un lato è apprezzabile la proposta europea che finalmente impegna ogni Paese, seppur in forma diversa, diretta o volontaria, alla solidarietà nei confronti di richiedenti asilo e rifugiati, dall’altra non si può non denunciare il ritorno alle deportazioni – sottolinea – e l’aumento del numero dei morti nel Mediterraneo, sebbene siano diminuiti gli arrivi; la diversa attenzione prestata a richiedenti asilo e rifugiati di diversi Paesi; i respingimenti in mare e in terra senza identificazione e tutela; la crescita di violenze nei campi profughi di Libia, Sud Sudan, Ciad». L’auspicio, conclude, è che la Giornata mondiale del rifugiato accenda i riflettori sulla imprescindibile esigibilità dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, senza i quali non si può immaginare un futuro e un mondo fraterno».
La Giornata mondiale è anche l’occasione, però per ricordare che nei contesti di crisi come la guerra i bambini sono tra i soggetti più vulnerabili. Dal 24 febbraio ad oggi sono più di 2 milioni i bambini e le bambine fuggite dall’Ucraina a causa della guerra, e 3 milioni sono sfollati interni. «Oltre a rischiare la vita sotto le bombe, il trauma del conflitto lascia segni profondi nella psiche dei più piccoli, che si vedono privati da un giorno all’altro dei loro diritti fondamentali, il diritto alla salute e alle cure, alla scuola, al gioco a crescere in un ambiente sicuro» ricorda Terre des Hommes. Accogliere tutti i minori migranti e non soltanto quelli ucraini, è l’appello che Save The Children fa all’Europa. «Viaggi che durano mesi o anni, passando – spiega l’organizzazione – da uno Stato all’altro da ’invisibilì, attraverso montagne, boschi, lungo i binari e superando confini violenti, macchiati di sangue, dove ragazzi e ragazze soli, a volte poco più che bambini, e famiglie con figli piccoli conoscono l’orrore delle percosse, dei cani aizzati contro, della morte dei compagni di viaggio, dentro e fuori l’Europa».
Per Emergency, la data del 20 giugno «è una data simbolo che deve contribuire ad aprire una riflessione» in particolare sul fatto che, ad oggi, di fatto esistono «profughi di serie A e di serie B». «Abbiamo tutti gli strumenti per essere una società accogliente, lo stiamo dimostrando con chi scappa dall’Ucraina – sottolinea Rossella Miccio, presidente di Emergency – sarebbe giusto che facessimo altrettanto con chi è in fuga nel resto del mondo, cominciando anche a scegliere politiche internazionali che mirino davvero alla costruzione e al mantenimento della pace e non a quelli conflitti armati».
Intanto, migliaia di immigrati - 5mila per gli organizzatori, la metà per la Questura - hanno preso parte sabato a Caserta al corteo predisposto in vista della Giornata Mondiale del Rifugiato. Unica e forte la richiesta fatta alle istituzioni dai manifestanti, ovvero di fornire permessi di soggiorno ai tanti migranti come strumento di riconoscimento umano e lavorativo, in particolare i permessi di soggiorno per «protezione speciale», per riconoscere il diritto di soggiorno a chi vive qui e per chi fugge da conflitti e povertà.
«Essere al fianco degli immigrati – ha detto il vescovo di Caserta Pietro Lagnese, parlando ai manifestanti – significa agire per la pace , la giustizia la libertà ed i diritti della persona. Vi ringrazio per aver partecipato a questa mobilitazione». Una delegazione, formata da stranieri e dallo stesso Vescovo, è stata quindi ricevuta dal vicario del Prefetto di Caserta Giuseppe Castaldo; dalla Prefettura è arrivato l’impegno a far avere entro uno settimana ai rappresentanti delle associazioni un appuntamento con il Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione.