Innanzitutto la persona umana, nella sua integralità e nello sforzo di garantirne lo sviluppo globale. Sono solo poche frasi scambiate per strada con i cronisti, ma non c’è da stracciarsi le vesti se, in piena continuità con quanto fatto sino ad ora, l’arcivescovo metropolita di Lecce, Domenico D’Ambrosio, sostanzialmente pone al centro l’essenzialità della festa patronale. E chiude le porte a proposte di sponsorizzazioni di grosse aziende, che in questa maniera tentato di legittimare la loro presenza sul territorio. «Ecco, noi non possiamo lasciarci trascinare dall’opportunità, come se fossimo canne al vento. Non svendiamo il territorio. Abbiamo l’obbligo di tutelare il territorio e la nostra festa », ha detto il presule rispondendo a chi chiedeva se le celebrazioni dei Santi patroni di Lecce, Oronzo, Giusto e Fortunato, dovessero essere sponsorizzate da un’azienda, la Tap, che vuole costruire un gasdotto che connetterà Italia e Grecia attraverso l’Albania, gasdotto che passa da San Foca, sulla splendida marina di Melendugno. Il rischio ambientale e l’offesa paesaggistica è elevata. Ed è per questo che il progetto ha visto la levata di scudi di amministrazioni comunali e popolazione. Tutto è partito a giugno, quando in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo a Galatina – una volta lì si recavano quanti dicevano di essere stati morsi dalla tarantola ed imploravano la grazia a san Paolo – , sui manifesti che la annunciavano, sotto le effigie dei Patroni, è comparsa la scritta dello sponsor, utile a coprire parte delle spese dell’evento. Qualche giorno addietro, ancora, c’è stata la sponsorizzazione della festa di Santa Domenica a Scorrano. Questa festa si contraddistingue per l’accensione delle luminarie che, a suon di musica, dà vita ad un evento davvero unico al mondo. Anche qui, chi è venuto da ogni dove per ammirare l’arte delle luci, ha letto, in grandi caratteri, l’acronimo dell’impresa del gasdotto come sponsor. Il comitato 'no Tap', in quest’occasione, ha accusato l’amministrazione del paese di aver «venduto perfino la fede della gente». E subito dopo, ecco quelle parole del presule salentino sul dovere di non piegare l’essenza della devozione popolare a ragioni commerciali. E, allo stesso tempo, sull’obbligo di non svendere il territorio. Ma soprattutto sulla necessità di conservare la dignità della festa patronale. Parole non consegnate ad un documento scritto, è vero, ma confermate nel loro senso anche dai cronisti che seguono le vicende della Chiesa leccese. E questo senza stupore alcuno, perché pronunciato in piena sintonia col magistero ecclesiale ad ogni livello. E ricordavano che nel 2011, a conclusione proprio della festa patronale D’Ambrosio esortò tutta la comunità civica a «risparmiare su festeggiamenti di ogni genere e a dare un aiuto a chi aveva bisogno di cure sempre maggiori a causa della difficile crisi economica in cui il mondo occidentale versa». Mentre il 24 agosto dello scorso anno, sempre a conclusione della processione, l’arcivescovo lanciò la proposta del 'Microcredito di Sant’Oronzo' da finanziare con i risparmi sui festeggiamenti. E le parole del metropolita non sembra siano cadute nel vuoto. Nella vicina Brindisi, che potrebbe avere un quadro simile – imprese importanti e festa patronale imminente – si registra già una lettera aperta che dice: «Festeggiare con sobrietà i Patroni recuperando il valore cristiano e civile della loro testimonianza restituirebbe onore e dignità alle nostre popolazioni ed alla nostra terra, saccheggiate ed inquinate per il profitto di pochi».