Attualità

La ferita aperta di Canazei. Un anno fa la strage della Marmolada

Diego Andreatta domenica 2 luglio 2023

Saranno le voci sommesse del coro Valfassa a dedicare “Signore delle cime” alle undici vittime della tragedia nel concerto in programma domani al Passo della Fedaia in un luogo d’ora in poi destinato a sostare in silenzio davanti alla Marmolada. Ad un anno esatto dall’improvviso crollo del seracco, la comunità di Canazei domani mattina colloca una targa commemorativa appena sopra il piazzale panoramico, dal quale si scorge ancora, nonostante la neve caduta abbondante quest’anno, il perimetro circolare del distacco improvviso. Un vuoto di dolore e di lutto, che sarà richiamato nella Messa celebrata all’aperto alle ore 11 per ricordare anche l’impegno coraggioso di soccorritori e medici nel mettere in salvo i nove feriti, alcuni in condizioni gravi.

Molte delle loro storie sono ancora protette da un dignitoso riserbo, anche nel rispetto dei defunti, ma non si può non segnalare con riconoscenza, quasi come un moderno ex voto, il ritorno pieno alla vita di Davide Carnielli, dato per disperso per due giorni mentre era invece ricoverato in prognosi riservata all’ospedale di Treviso; grazie ad alcuni dettagli del corpo, a distanza e i familiari, trentini di Fornace, lo hanno riconosciuto per poterlo poi riportare a casa dopo lunghe settimane di cure. Una vicenda che lo stesso protagonista ha scelto oggi di non commentare ai giornali con quella discrezione esemplare che chi vive in un certo modo l’esperienza montanara sa custodire anche nelle tragedie. È la misurata sobrietà con cui anche il parroco di Canazei, don Mario Bravin, che è anche membro dei Vigili del Fuoco volontari e vice ispettore di valle, accetta di riandare con la memoria a quelle giornate in cui si cercava di «salvare il salvabile» sondando quel ghiaccio «duro come il cemento», come ci disse allora. « Ho percepito in tutti i soccorritori grande umanità e forte collaborazione, senza guardare alla divisa – è il ricordo di don Mario – va ricordata quella disponibilità a partire, per andare a cercare, senza se e senza ma».

Lo evidenzia anche il direttore dell’Azienda di promozione Turistica Val di Fassa, Paolo Grigolli, intervenuto ieri sera all’incontro promosso dal Comune: «Ci fu una grande mobilitazione del territorio che accolse i familiari anche con una squadra di psicologi e professionisti », precisa, e aggiunge: « La Marmolada è la Regina delle Dolomiti, conserva per tutti un ampia dimensione simbolica e chi vive qui ha subìto un trauma che richiede ancora un’elaborazione, come stiamo facendo in questo primo anniversario». Nella Messa dello scorso anno l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi ricondusse l’evento all’emergenza ambientale, il parroco don Mario ne trae queste indicazioni: « Dobbiamo renderci conto che oggi salire sui monti e sui ghiacciai è più pericoloso, dobbiamo quindi cambiare mentalità considerando che l’ambiente montano presenta sempre alcuni rischi. Le persone devono arrivare più attrezzate e più preparate ».

Il glaciologo del Muse di Trento, Christian Casarotto – relatore ieri sera assieme a Paolo Grigolli e a Reinhold Messner nella serata promossa dal Comune e dall’associazione “Ensema per Cianacei” – spiega come in terrmini scientifici sia delicata e difficile una previsione localizzata di eventi simili: « Non era mai successo lassù nulla di simile e nessuno investe milioni in monitoraggio in una zona molto ampia dove non ci sono precedenti storici » osserva, aggiungendo peraltro che soltanto un’attività di monitoraggio può favorire «una gestione dei rischi individuati e uno studio che analizza le situazioni in una scala temporale più a lungo termine».

Ma ci si può andare ancora in Marmolada, si chiede la gente? « Impossibile rispondere perché non sono replicabili in fotocopia le condizioni di questi eventi – spiega –, ma si deve raccomandare più attenzione negli accorgimenti sempre validi a diminuire il rischio: l’analisi settimanale del meteo, la pianificazione oraria della gita, la ricerca dell’itinerario più protetto…». Girando nel fondovalle dell’Avisio e incontrando gestori di rifugi e guide alpine, si comprende come quel 3 luglio – al pari di altre vicende tragiche come Stava e i due Cermis – sia già nella storia: « Le giornate di un anno fa rimarranno indelebili nella nostra memoria. Tutti amiamo la Marmolada – dichiara il sindaco Giovanni Bernard – e nessuno poteva aspettarsi quanto è accaduto. Per questo abbiamo dedicato anche all’approfondimento dell’emergenza ambientale questo primo triste anniversario, in cui ci stringeremo ancora alle famiglie segnate dalla perdita dei propri cari».

Una riflessione che coinvolge tutto il sistema di accoglienza trentino, colpito negli ultimi anni anche dalla devastante azione della tempesta Vaia (30 ottobre 2018) e poi dall’allarme per i grandi carnivori dopo la prima aggressione mortale, il 5 aprile scorso. Un altra ferita ancora aperta.