Rosarno. La beffa del villaggio milionario inutilizzato. E i braccianti nelle baracche
Lo scandalo. Le sei palazzine di Rosarno (costate care allo Stato) con 36 appartamenti lasciati vuoti
La beffa degli ultimi. Di chi arriva in Italia, senza nulla, col solo desiderio di poter lavorare e vivere una vita dignitosa. Soprattutto chi decide di fermarsi al Sud, per lavorare nei campi. E questo è il periodo della raccolta degli agrumi. Sono in tutto circa 1.500 i braccianti che lavorano in particolare nella Piana di Gioia Tauro, in Calabria. Migliaia di stranieri che popolano i casali abbandonati, le baracche fatiscenti e la tendopoli o i vecchi container “autorizzati” sparsi per i comuni di Rosarno, San Ferdinando e Taurianova. Villaggi dove la vita è disumana e lo è ancor di più se a poche centinaia di metri ci sono invece palazzine nuove, ristrutturate con i soldi europei, pronte solo per essere abitate.
«Le drammatiche condizioni riscontrate, a partire dal 2013 quando Medu, (l’organizzzazione umanitaria Medici per i diritti umani , ndr) ha raggiunto per la prima volta la Piana, appaiono oggi ancor più grottesche e paradossali, se si accostano le immagini disumane della vita negli insediamenti informali a quelle dei campi container ultimati e mai aperti o delle palazzine disabitate confiscate alla mafia e recentemente ristrutturate per promuovere un abitare dignitoso – racconta Lorenzo, operatore Medu e coordinatore del progetto “Campagne aperte” nella Piana - Cinque milioni e mezzo di euro sono stati spesi ad oggi per la realizzazione di alloggi che non hanno mai aperto i battenti. Di questi, 3 milioni provengono dall’Unione Europea e sono stati destinati alla costruzione di sei edifici per un totale di 36 appartamenti a Rosarno.
Ulteriori 2 milioni sono stati stanziati dal Ministero dell’Interno per la creazione del “Villaggio della Solidarietà” su un terreno confiscato al clan Bellocco. Infine, 650.000 euro sono stati investiti per la realizzazione di un Centro Polifunzionale mai attivato in Contrada Donna Livia, nel comune di Taurianova». Tutti edifici nuovi e disabitati. Alcuni addirittura in parte anche già da recuperare per il mancato utilizzo.Una beffa denunciata da Avvenire ancora nel 2019 e ripresa in diversi pezzi d'inchiesta fino ad appena qualche mese fa.
Ora lo scandalo ritorna sotto i riflettori grazie all’organizzazione umanitaria Medu, che è presente nella Piana di Gioia Tauro per portare assistenza medica e supporto legale ai braccianti. Il team (di cui Lorenzo fa parte) opera tre giorni a settimana presso gli insediamenti precari della Piana, raggiungendo con una clinica mobile i circa 1.500 braccianti agricoli stranieri che popolano i casali abbandonati, la fatiscente tendopoli ministeriale e i vecchi container sparsi tra i Comuni di Rosarno, San Ferdinando e Taurianova. La popolazione degli insediamenti è composta da giovani uomini con un’età media di 35 anni provenienti dai Paesi dell’Africa subsahariana occidentale, in particolare Mali, Gambia, Senegal, Ghana e Costa D′avorio.
«Molti di loro vivono in Italia da diversi anni e l′88% da più di 3, ma – prosegue Lorenzo - nonostante la lunga permanenza, continuano a trovarsi in una condizione di esclusione, precarietà occupazionale e sfruttamento». È significativo notare che il 92% delle 94 persone assistite nel primo trimestre del 2023 dal punto di vista sanitario o socio-legale era in possesso di regolari documenti di soggiorno in Italia.
Tra commissariamenti, crisi economica e demografica, lavoro nero, illegalità diffusa, sanità al collasso, quella dei migranti e richiedenti asilo costretti a vivere in condizioni disumane per poter lavorare – spesso in nero e in condizioni di sfruttamento - alla raccolta stagionale degli agrumi, «appare come una piaga vergognosa e apparentemente inguaribile, in particolare qui, nella Piana di Gioia Tauro. Una situazione che si ripete ogni anno» denunciano gli operatori umanitari.
E così, presso la tendopoli di San Ferdinando, oltre mille braccianti dormono da ottobre a marzo in tende ministeriali divenute ormai baracche coperte di plastica, senza acqua, luce e riscaldamento e a rischio continuo di incendi a causa dei fuochi che vengono accesi quotidianamente per riscaldarsi e cucinare. Estreme sono anche le condizioni in cui versa il casolare fatiscente in Contrada Russo, nel Comune di Taurianova - a pochi metri del “Villaggio della Solidarietà” pronto e mai aperto - dove circa 200 persone vivono tra spazzatura e ratti. «Vivono con la beffa di vedersi davanti un campo di accoglienza pronto ma mai aperto – prosegue Lorenzo – Noi abbiamo contattato l’amministrazione locale ma non ci hanno dato risposta. Fra l’altro, chiediamo anche la presenza fissa dei vigili del fuoco ma ad oggi non ci è ancora stata concessa. L’altra sera, ad esempio, è saltata una cabina elettrica e due ragazzi sono rimasti ustionati e c’è stato bisogno dell’intervento delle ambulanze».
Medu e i partner del progetto “Campagne aperte” chiedono con forza «una soluzione immediata e definitiva». «È essenziale eliminare rapidamente gli ostacoli burocratici che impediscono l’apertura degli alloggi destinati ai braccianti – dicono – e investire su iniziative che siano in grado di coniugare abitare e lavoro, garantendo al contempo la sostenibilità economica e sociale».
In aggiunta, è urgente adottare misure concrete per proteggere i diritti dei lavoratori agricoli, che troppo spesso sono vittime di sfruttamento, a partire dai meccanismi di controllo e dalla regolamentazione delle politiche di filiera.
Nel breve termine, concludono, «è di vitale importanza ripristinare un presidio dei vigili del fuoco nelle vicinanze della tendopoli di San Ferdinando così come servizi essenziali quali acqua potabile, luce e raccolta rifiuti, per evitare che la sicurezza degli abitanti venga ulteriormente compromessa».