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Sentenza. La Consulta riscrive l’Autonomia: «Unità nazionale da rispettare»

Angelo Picariello martedì 3 dicembre 2024

L’autonomia differenziata nel rispetto del dettato costituzionale avrà un ambito di applicazione più ristretto e dovrà rigorosamente rispettare i principi di solidarietà, sussidiarietà, efficienza e unità della Nazione su cui dovrà vigilare il Parlamento.

C’era attesa per la pubblicazione della sentenza numero 92, depositata ieri, per capirne l’impatto sulla legge Calderoli. La Consulta non lascia grande spazio all’immaginazione. Entra nel merito dei problemi e dei temi e indica il percorso. Ricorda, tanto per cominciare, che «il popolo e la Nazione sono unità non frammentabili. Esiste - viene citata una sentenza del 2007 - una sola nazione così come vi è solamente un popolo italiano» e non «''popoli regionali'' titolari di una porzione di sovranità»

Certo, anche l’autonomia è un principio costituzionale, ma «l'ineliminabile concorrenza e differenza tra Regioni e territori, che può anche giovare a innalzare la qualità delle prestazioni pubbliche, non potrà spingersi fino a minare la solidarietà tra lo Stato e le regioni e tra regioni, l'unità giuridica ed economica della Repubblica, l'eguaglianza dei cittadini nel godimento dei diritti , l'effettiva garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e quindi la coesione sociale e l'unità nazionale, il cui indebolimento può sfociare nella stessa crisi della democrazia», avverte la Corte. Ma poi con dovizia di argomentazioni esplicita ad una ad una le materie «difficilmente trasferibili»: il commercio con l’estero; la tutela dell’ambiente; la «produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia»; i «porti e aeroporti civili» e le «grandi reti di trasporto e di navigazione»; le funzioni relative alle professioni ed infine le «norme generali sull’istruzione». Per tutte queste materie a chi richiede l’autonomia viene attribuito «l’onere di giustificare la devoluzione alla luce del principio di sussidiarietà». E su ognuno di questi temi vengono indicate con tale precisione le ragioni che sconsigliano il ricorso all’autonomia da renderle di fatto insormontabili. Ad accrescere gli ostacoli il riferimento per alcune materie strategiche (come l’energia , le reti di trasporto, il commercio estero) alla «disciplina eurounitaria», mentre per le «norme generali sull’istruzione», ne viene richiamata la «valenza necessariamente generale ed unitaria», sempre presente nei pronunciamenti della Consulta.

C’è infine un parametro che impone che l’autonomia differenziata sia «funzionale a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici», e in questa ottica «non dovrebbe aumentare la spesa pubblica ma ridurla o mantenerla inalterata». Rafforzato e specificato anche il ruolo che dovranno avere i Lep, i livelli essenziali di prestazione, la cui determinazione «rappresenta il necessario contrappeso della differenziazione, una ‘’rete di protezione’’ che salvaguarda condizioni di vita omogenee sul territorio nazionale».

La sentenza, commenta il costituzionalista Stefano Ceccanti «riscrive la legge su elenco di materie, distinzione con le Autonomie speciali, funzioni (e non materie) da devolvere, ruolo del Parlamento, stabilità finanziaria».

Ma se nel governo Antonio Tajani, per Forza Italia, è soddisfatto per il no a «deleghe sul commercio internazionale», l’opposizione canta vittoria. Per il verde Angelo Bonelli, «è un duro colpo più per la premier Meloni che per la Lega, perché lei ha dato il via libera all'autonomia differenziata per incassare la riforma sul premierato». Per il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia, «la sentenza conferma che le basi della riforma Calderoli sono incostituzionali».

Ci sarà però da valutare gli effetti sui referendum promossi dalle opposizioni: «Decide la Cassazione», ricorda il presidente della Consulta Augusto Barbera. Chiede intanto «un'informativa urgente» a Roberto Calderoli Marco Sarracino, responsabile Mezzogiorno del Pd. Il ministro delle Autonomie ostenta tranquillità, escludendo ci sia bisogno ora di interventi, «se non per la parte relativa ai Lep. Su questi e sui relativi costi e fabbisogni standard - annuncia - siamo al lavoro per una soluzione da condividere in Parlamento». Non si mostra preoccupato nemmeno Luca Zaia, capofila dei ministri leghisti proponenti. Dalla Consulta «istruzioni per l’uso» e “solo” «13 punti incostituzionali».