Attualità

Senato. Primo sì al premierato. Cade super-premio al 55%, c'è il nodo ballottaggio

Angelo Picariello martedì 2 aprile 2024

La ministra delle Riforme, Elisabetta Alberti Casellati (Fi)

La riforma del premierato procede con alcuni aggiustamenti disposti per prevenire rilievi costituzionali, o incongruenze segnalate nella stessa maggioranza, mentre il dialogo con l’opposizione è interrotto, ormai, da entrambe le parti. La novità più importante è l’abolizione del premio di maggioranza al 55% dei seggi, assegnati automaticamente ai partiti collegati col premier eletto. La soluzione alternativa, una soglia minima e il successivo ballottaggio, la indica il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni, di Fdi. Come garantire la maggioranza assoluta in Parlamento se, ad esempio i partiti al suo sostegno si fermano al 30-35%? La domanda si pone perché un premio fisso che, in astratto, potrebbe spingersi fino al 20% rischiava di non passare al vaglio della Consulta, anche per valutazioni di buon senso. Le alternative sono due, ragiona Balboni: «O un Parlamento proporzionale, ma sarebbe una contraddizione. Oppure stabilire una soglia minima, del 42 o 43%, che sceglierà il Parlamento», sotto la quale «resta solo il ballottaggio». Il premio quindi sarebbe limitato a un massimo del 10% circa, prevedendo «altrimenti un ballottaggio nazionale fra le prime due liste, o le coalizioni di liste, che attribuirà la maggioranza dei seggi». Non è chiaro però che cosa accadrebbe se si decidesse per il voto disgiunto, nel caso in cui il ballottaggio non dovesse portare un esito coerente fra elezione del premier e maggioranza parlamentare. C’è poi il problema del peso numerico che andrebbe a rappresentare il voto degli italiani all’estero nel ballottaggio. Per cui Marcello Pera aveva chiesto la settimana scorsa di valutare la possibilità di una ripetizione del voto.

Ieri, in ogni caso, la commissione del Senato ha approvata l'elezione diretta del premier con il voto dell'emendamento del governo all'articolo 3 del disegno di legge Casellati, che modifica l'articolo 92 inserendo in Costituzione questo principio.

Il doppio turno «è una delle ipotesi in campo», conferma la ministra per le Riforme, Elisabetta Casellati, che ipotizza l’approdo in Aula per fine mese. Il testo prevede il limite di due mandati consecutivi - della durata di 5 anni -, ad eccezione di un terzo nel caso in cui il premier non abbia ricoperto l'incarico per un periodo superiore ai sette anni e sei mesi nelle legislature precedenti.

«Non ci sarà stabilità, ma solo più poteri al presidente del Consiglio, che già ne ha tanti», con un presidente della Repubblica ridotto a «cerimoniere del premier», lamenta il leader del M5s, Giuseppe Conte, che apre però sul doppio turno per «temperare una riforma sballata». Per Andrea Giorgi (Pd) resta un «obbrobrio costituzionale». Ma nessuno più si illude, ormai, che possa essere superata la soglia dei due terzi necessari per evitare il referendum confermativo: «È un esercizio di democrazia e quindi ci apprestiamo a farlo», taglia corto Balboni.