Il nodo. Assegno unico, Bruxelles deferisce l’Italia (che si difende)
La sede della Commissione Europea
Sull’assegno unico Giorgia Meloni aveva promesso battaglia nell’Ue, e adesso è giunto il momento: ieri la Commissione Europea ha annunciato il deferimento dell’Italia di fronte alla Corte di giustizia Ue, sbocco finale di una procedura iniziata nel febbraio 2023. Una notifica giunta nel giorno in cui la presidente dell’esecutivo Ue Ursula von der Leyen ha inviato a tutte e 27 le capitali una lettera chiedendo l’indicazione dei nominativi per la nomina di commissario nel nuovo collegio.
Al centro del deferimento è la normativa del marzo 2022 sui sussidi familiari per minori a carico, l’assegno unico e universale. La normativa prevede che esclusi siano i lavoratori che non risiedano da almeno due anni in Italia, o i cui figli non risiedano in Italia. Per Bruxelles, questo «costituisce discriminazione e viola il diritto Ue sul coordinamento della sicurezza sociale», mentre «uno dei principi fondamentali dell’Ue è che le persone siano trattate equamente senza distinzione sulla base della nazionalità». La premier già settimane fa ha annunciato di voler «dare battaglia contro questa iniziativa irragionevole e ideologica della Commissione». Bruxelles, ha dichiarato, «ci apre una procedura di infrazione sostenendo la bizzarra tesi che noi dovremmo riconoscere l'assegno unico a tutti i lavoratori stranieri». Il che sarebbe «una misura insostenibile» e «l’unico risultato sarebbe quello di togliere il sostegno a sei milioni famiglie italiane».
Reazione opposta della Cgil, che ha salutato il deferimento, ricordando che la normativa ha «impedito a tanti cittadini, comunitari e non, di accedere ad una prestazione di sicurezza sociale». La Commissione sottolinea che «i lavoratori mobili Ue che contribuiscono al sistema di sicurezza sociale e pagano le imposte quanto i lavoratori locali, hanno diritto agli stessi benefici di sicurezza sociale». Dunque «i lavoratori mobili Ue che lavorano in Italia senza viverci, coloro che vi si sono trasferiti recentemente o coloro i cui figli risiedono in un altro Stato membro devono avere gli stessi sussidi familiari degli altri lavoratori in Italia». Ricordando che «il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta qualsiasi requisito di residenza per ricevere sussidi». Una cosa va però precisata, a fugare equivoci alimentati anche dalla premier: un portavoce della Commissione interpellato da Avvenire precisa che «i cittadini terzi non sono inclusi in questa procedura», restringendo così fortemente la platea.
Intanto Von der Leyen prepara la sua futura commissione, che dovrebbe entrare in carica il primo novembre. Ieri ha inviato nelle capitali una lettera chiedendo due nomi, un uomo e una donna, tranne a chi conferma il commissario già in carica (sarà il caso della Lettonia con Valdis Dombrovskis, dell’Olanda con Wopke Hoekstra, della Slovacchia con Maros Sefcovic, della Croazia con Dubravka Suica nonché, probabilmente, la Francia con Thierry Bréton). Poi, dopo un breve riposo, da metà agosto la tedesca inizierà i colloqui con i candidati commissari (solo quelli nuovi, ovviamente). Von der Leyen preme per candidati preparati e con esperienze esecutive. «Sceglierò i candidati più preparati che condividono l'impegno europeo», ha detto la scorsa settimana a Strasburgo. La forte impressione è che, quanto all’Italia, la tedesca vedrebbe bene Raffaele Fitto, il nome al momento più gettonato come commissario italiano: con lui la Commissione ha ottimi rapporti, varie fonti comunitarie sottolineano l’ottima cooperazione anzitutto sul delicato dossier del Pnrr. Già ma per quale portafoglio? L’Italia chiede un posto economico, come del resto anche la Francia, e non è ancora chiaro quale sarà l’impatto dell’astensione su Von der Leyen di Meloni al Consiglio Europeo e poi del voto contrario al Parlamento Europeo di FdI. Varie fonti comunitarie sostengono che non ci sarà un vero impatto: l’Italia, spiegano, è un importante membro fondatore, e ha sempre avuto dossier importanti. In ballo c’è del resto anche il nuovo portafoglio di commissario per il Mediterraneo, che sottostarà al futuro nuovo Alto rappresentante Ue Kaja Kallas. Un portafoglio che sembra fatto apposta per l’Italia, ma i cui reali poteri restano da capire.