Attualità

Assegno unico. La Cisl: da 800 a 2.400 euro per ogni figlio

Massimo Calvi giovedì 6 maggio 2021

Un patronato di assistenza fiscale

Un assegno minimo uguale per tutti di 800 euro a figlio (circa 67 euro al mese), e una quota legata al reddito che può aumentare la dote fino a 1.600 euro l’anno in più (133 euro al mese), per arrivare a un massimo di 2.400 euro a figlio (200 mensili) ai nuclei più poveri. È la proposta avanzata dalla Cisl per il nuovo assegno unico il cui debutto, dopo il rinvio annunciato, è ora atteso a gennaio 2022. L’elaborazione è contenuta in un Rapporto curato per il sindacato guidato da Luigi Sbarra, da Massimo Baldini, Giovanni Gallo e Lorenzo Lusignoli.

La presentazione oggi in un webinar cui intervengono, oltre agli economisti autori della proposta, la ministra della Famiglia, Elena Bonetti, il deputato Stefano Lepri, la senatrice Nunzia Catalfo, il presidente del Forum delle famiglie, Gigi De Palo, e la sociologa Chiara Saraceno. L’assegno targato Cisl suggerisce due opzioni possibili, mantenendo la spesa nei vincoli di bilancio previsti, tra i 20 e i 21 miliardi di euro. La vera novità è rappresentata dal fatto che per mantenere fede alla progressività dell’assegno inserita nella delega, la Cisl propone di bypassare l’indicatore Isee per fermarsi alla sua sola componente reddituale, cioè l’Isr. Il motivo? Il primo è che l’Isee ha il difetto di «attribuire un rilevante peso del patrimonio a danno delle scelte di risparmio o investimento delle famiglie nelle classi reddituali medie e basse », cioè penalizza i comportamenti parsimoniosi. Il secondo è il «disincentivo che potrebbe crearsi nei confronti in particolare del lavoro femminile» se il doppio stipendio fa aumentare l’Isee. Per questo la Cisl suggerisce un’altra opzione: aumentare l’assegno variabile di 500 euro se c’è un secondo coniuge lavoratore. Bocciatura dell’Isee a parte, la proposta sponsorizzata dal sindacato prevede un bonus massimo di 2.400 euro a figlio fino a 16.000 euro di reddito Isr, cioè per il 20% delle famiglie, poi l’importo variabile scenderebbe gradualmente per il 70% delle famiglie, fino ad azzerarsi a 80mila euro: oltre questa cifra, al 10% dei nuclei, resterebbe solo la parte fissa di 66 euro al mese. Sono previste maggiorazioni, ma solo della parte variabile, per le famiglie numerose (+800 euro per i figli oltre il secondo), per i figli disabili (+30% e +50% a seconda del grado di disabilità) e per le famiglie con madri al di sotto dei 21 anni (+1.000 euro annui). Per i figli tra i 18 e i 21 anni l’importo dell’assegno è dimezzato. Le simulazioni stimano che il 90% delle famiglie interessate andrà a guadagnarci rispetto ad ora, mentre il 10% – tutti i redditi sopra gli 80mila euro – registrerebbe delle perdite. Per questo è stata ipotizzata una clausola di salvaguardia di circa 500 milioni di euro da finanziare introducendo un pagamento di contributi a carico dei lavoratori autonomi, nel momento in cui percepiranno l’assegno, al pari di quanto si fa già per i dipendenti. La Cisl, infine, suggerisce di limitare solo parzialmente la quota-figli del Reddito di Cittadinanza quando si prende l’assegno unico.