Il punto. Accoglienza nelle diocesi, la Cei ospiterà 100 migranti della nave Diciotti
Alcuni profughi sono già scesi dalla nave Diciotti per motivi di salute (Ansa)
«Credo a una soluzione, voglio una soluzione, lavoro a una soluzione». Per tutto il giorno, prima che arrivi il fulmine serale della sua iscrizione tra gli indagati per la vicenda Diciotti, Matteo Salvini ripete, quasi meccanicamente, una sola parola: soluzione. E alla fine, insieme alle notizie non gradite dalla procura di Agrigento, la soluzione arriva. Grazie, soprattutto, alla massima disponibilità all’accoglienza della Conferenza episcopale italiana, offerta per mettere fine all’emergenza umanitaria. Il ministro dell’Interno può dunque tirare un sospiro di sollievo per essere finalmente uscito dal vicolo cieco nel quale si era cacciato.
«Gli immigrati a bordo della Diciotti sbarcheranno tutti nelle prossime ore», annuncia al suo arrivo alla festa della Lega a Pinzolo. E «gran parte saranno ospitati dalla Chiesa italiana, dai vescovi, che ringrazio». La conferma arriva da don Ivan Maffeis, portavoce della Cei: «La Chiesa italiana garantirà l’accoglienza a un centinaio di migranti della nave Diciotti. L’accordo con il Viminale è stato raggiunto per porre fine alle sofferenze di queste persone, in mare da giorni».
Una ventina, invece, saranno accolti dall’Albania, con la quale la Farnesina ha stretto un accordo proprio nel pomeriggio di ieri. E altri 20-25 dall’Irlanda. Le operazioni di sbarco sono cominciate nella notte. E il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha voluto «ringraziare l’Albania, l’Irlanda e la Cei per avere aderito all’invito a partecipare alla redistribuzione».
Eppure, malgrado il dramma vissuto nei giorni scorsi al porto di Catania, il vicepremier e ministro dell’Interno Salvini non intende abbandonare la linea dura. Anzi, annuncia a sera: «La prossima nave può fare marcia indietro e tornare, mi possono indagare anche per questo ma il limite è stato raggiunto». Mentre il premier Giuseppe Conte ribadisce che l’esecutivo intende «porre una riserva all’adesione dell’Italia al piano finanziario pluriennale» della Ue come rimostranza alla mancata redistribuzione dei migranti tra i Paesi membri. Il flop dell’incontro di venerdì a Bruxelles, aggiunge, «è una sconfitta dell’Europa».
Per l’intera giornata di ieri il governo italiano ha lavorato su due piani. Uno, appunto, erano i contatti bilaterali«con alcuni Paesi, con alcune realtà più vicine a noi», ha spiegato il capo della Lega. Strategia che ha prodotto l’intesa con l’esecutivo di Tirana, annunciata nel pomeriggio dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, e quella con Dublino, resa nota in serata via Twitter dal ministro irlandese Simon Coveney.
Accantonata invece la seconda pista, che prevedeva di identificare tutti i 134 migranti sulla Diciotti, stabilendo chi avesse diritto di sbarcare e chi andasse «rispedito a casa». Per fortuna l’offerta, accolta, dei vescovi italiani ha sbloccato la situazione e messo fine allo stillicidio.
C’era un fronte largo che spingeva per una soluzione rapida. Sergio Mattarella anche dalla "sua" Palermo ha continuato a sentire Conte. È stato ancora uno scambio di valutazioni franco. Il governo voleva chiudere la vicenda, lo stesso premier e l’altro suo vice Luigi Di Maio si sono adoperati per quest’obiettivo e, dietro le quinte, si intestano il merito politico della svolta.
Del resto, anche nel Movimento 5 stelle è cresciuto molto negli ultimi giorni il fronte che premeva per una svolta «umanitaria», che diceva «facciamoli sbarcare». Alla sua guida il presidente della Camera Fico che ieri ha incontrato Di Maio. Un faccia a faccia utile per fissare un punto: la linea del M5s sull’immigrazione non è quella di Salvini. Precisa Conte quando ormai è notte: «Questo Governo esprime una politica sull’immigrazione rigorosa e coerente, ma non abbandona a se stesse persone che sono in pericolo di vita o comunque versano in condizioni critiche».