Latina. Chiesa in prima fila per i lavoratori sfruttati e contro i caporali
Uno sportello legale per migranti aperto dal 2013, un convegno nel 2014 per denunciare lavoro nero, sfruttamento e caporalato nelle campagne pontine, e nel 2016 l’adesione al Progetto Presidio della Caritas italiana con l’apertura di uno sportello di assistenza a Borgo Hermada, cuore dello sfruttamento soprattutto degli indiani Sikh. È l’impegno della diocesi di Latina-Terracina- Sezze-Priverno, sul difficile fronte del lavoro in agricoltura, impegno concreto diventato anche caso di studio europeo grazie al progetto Agree. Trova quindi molta attenzione la vicenda raccontata dal reportage di Avvenire di due giorni fa sullo sfruttamento dei migranti ospiti in un Cas di Borgo Sabotino. «L’auspicio è che episodi come quelli denunciati portino a un risveglio delle coscienze di tutti. La comunità ecclesiale raccoglie l’appello che sale da questa vicenda con il desiderio di un’accresciuta dedizione all’accoglienza e di un corrispondente impegno educativo».
Così il vescovo di Latina, monsignor Mariano Crociata, commenta la storia che, purtroppo, non lo stupisce. «Da tempo siamo a conoscenza del fatto che esistono fenomeni di sfruttamento lavorativo nel territorio della provincia di Latina, soprattutto nel comparto dell’agricoltura. Le iniziative della magistratura di questi giorni ne sono una dolorosa conferma, con l’aggravante che ad essere fatte oggetto di sfruttamento sono sempre le persone più deboli, immigrati e donne italiane». Ma Crociata non si ferma alla denuncia: «Insieme alla ferma riprovazione di tali fenomeni, sentiamo la responsabilità di contribuire a superarli. La comunità ecclesiale sa di essere sempre in debito di una testimonianza coerente con la propria fede, da rendere in tutte le situazioni e circostanze, non ultime quelle del lavoro e delle relazioni sociali».
Un impegno che chiama alla collaborazione. «Le iniziative intraprese in questi anni (ne parliamo qui accanto, ndr) segnalano che temi così complessi dal punto di vista sociale – con l’insidioso intreccio di lavoro, immigrazione e crisi economica – possono essere affrontati attivando tutte le forme di collaborazione con associazioni, enti e istituzioni che perseguono il medesimo obiettivo di contrasto all’illegalità e allo sfruttamento delle persone e di sostegno all’accoglienza degli immigrati che fuggono da condizioni di pericolo per la loro vita». Ma anche questo non basta: «Abbiamo sperimentato – conclude il vescovo – la fecondità di queste collaborazioni, che tuttavia non possono sostituire né ridurre l’impegno educativo nei confronti di una coscienza di credenti ancora bisognosi di scoprire le esigenze nuove del rispetto della persona e della sua accoglienza soprattutto quando è più debole e indifesa».
È un vero appello quello di monsignor Crociata, di una Chiesa che non ha paura di sporcarsi le mani. L’ultimo impegno è la decisione di assumere, attraverso lo sportello legale, la difesa di tre migranti nigeriani che all’inizio di luglio hanno ricevuto dal prefetto la revoca delle misure di accoglienza dopo essere stati accusati di aver aggredito un operatore di un Cas. Solo l’ultimo caso seguito. Ad oggi infatti lo sportello, gestito dalla Caritas diocesana e dalle associazioni Progetto Diritti e Articolo 24, si è occupato di ben 387 posizioni, in maggior parte riguardanti contenziosi legati al rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno, ma anche casi di sfruttamento, infortuni sul lavoro, vertenze, sia di migranti che di italiani in difficoltà economiche.
A pieno ritmo sta operando anche lo sportello di Borgo Hermada, che in pochi mesi ha trattato più di 20 casi di sfruttamento sul lavoro. Fondamentale è stato il coinvolgimento della parrocchia di S. Antonio da Padova, che ospita il presidio e un corso di italiano per oltre 100 stranieri. Infine la collaborazione con Emergency, che ogni settimana svolge la sua attività con un poliambulatorio mobile proprio accanto al presidio.