La Camera conferma la fiducia al governo sul decreto legge Sblocca Italia. I voti a favore sono stati 316, 138 i contrari, un astenuto. L’esame del provvedimento riprenderà in Aula martedì prossimo. Il voto finale sarà giovedì prossimo. I tempi per il passaggio al Senato restano quindi strettissimi, vista la scadenza del provvedimento fissata il 12 novembre. Con ogni probabilità, l’iter del decreto a Palazzo Madama sarà comunque più lineare rispetto a quello, particolarmente tortuoso e accidentato, di Montecitorio. Il dl è stato prima rallentato nel suo normale percorso in commissione Ambiente per l’ostruzionismo del M5S, per poi essere smontato e rimontato negli ultimi due giorni dalla Ragioneria generale dello Stato e dalla commissione Bilancio. I tecnici del Mef e quelli del Parlamento hanno infatti posto le loro condizioni, bocciando o imponendo la riscrittura di ben una cinquantina di norme introdotte dall’Ambiente, in molti casi prive della necessaria copertura finanziaria. La più eclatante è quella dell’Iva al 4% sulle ristrutturazioni edilizie, un’aliquota agevolata rispetto all’attuale 10% che sarebbe stata compensata, secondo l’emendamento dei 5 Stelle approvato nella notte di venerdì scorso, dallo speculare rialzo dal 4% al 10% dell’aliquota sulle costruzioni. La corrispondenza non è stata però ritrovata dalla Commissione Bilancio che, temendo anche di scatenare i dubbi di Bruxelles per la concessione di un’Iva troppo bassa rispetto agli standard, ne ha imposto la cancellazione. I deputati dell’Ambiente hanno dovuto peraltro eliminare anche l’emendamento di Sel che portava da 50 a 100 milioni la dotazione del Fondo emergenze nazionali della Protezione Civile, da destinare a Genova e agli altri territori colpiti da calamità. Così come hanno dovuto fare marcia indietro anche sull’eliminazione del vincolo dell’affitto a canone concordato per otto anni delle case nuove appena acquistate per poter ottenere una deduzione Irpef del 20%. Dietrofront anche sulla defiscalizzazione delle concessioni autostradali, nonché sull’Autostrada Cispadana, che la Commissione aveva definito opera di interesse strategico nazionale da porre sotto l’egida del Ministero delle Infrastrutture e non più della Regione Emilia Romagna. Il Mit potrà ancora subentrare alla Regione ma non ne avrà l’obbligo e potrà farlo comunque solo dopo un’apposita delibera del Cipe.