L'ultima alluvione. Bomba d'acqua dopo la siccità. Ecco i conti con il clima
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«La cosa più importante che possiamo fare in questo momento è quella di avere un approccio di auto protezione, far sì che la gente sia consapevole che corre un rischio o potrebbe correre un rischio nel luogo in cui vive». Poche parole, semplici, ma drammatiche: il cambiamento climatico ci sta presentando il conto, un conto che sarà sempre più caro, fenomeni sempre più intensi e sempre più ravvicinati nel tempo. Anche in luoghi fino a ieri “risparmiati”. Lo dicono i climatologi e lo confermano i fatti di cronaca: Ischia, le Marche, Ischia, l’alluvione di Limone Piemonte e poi la Sardegna. «La prima cosa da fare è mettere in salvo le persone, come ha fatto il sindaco di Cesena». Antonello Fiore, geologo e presidente della Società italiana di geologia ambientale, continua a guardare le immagini dell’alluvione in Emilia-Romagna. Quegli argini rotti, quei fiumi d’acqua che invadono tutto.
I 200 millimetri di pioggia
Nell’arco di 24 ore fino a 200 millimetri di pioggia sono caduti sopra l’Emilia-Romagna.
«La peculiarità dell’evento, che è stato classificato come estremo in base ai dati degli ultimi 20 anni, è che sta insistendo nella stessa area già colpita due settimane fa – spiega Paola Salvati, dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche – Vuol dire che i terreni erano già saturi e dunque non hanno potuto assorbire l’acqua in eccesso, che scorrendo in superficie ha aggravato le piene di tutti i fiumi».
Secondo Salvati, stiamo andando verso una convivenza con eventi estremi legati all’acqua: da un lato le siccità prolungate e dall’altro le alluvioni. “Dobbiamo farci trovare pronti: occorre una maggiore consapevolezza dei rischi fin dalla scuola, un po’ come si fa per il rischio terremoti. Ad esempio - dice ancora Salvati - quando si acquista una casa nessuno si informa mai sulla pericolosità della zona dal punto di vista idrogeologico, nessuno pone questo tipo di domande, ma la conoscenza è essenziale. Molto spesso - aggiunge ancora la geologa - i dati sulle vittime raccontano che la persona è stata colta di sorpresa, non aveva compreso la gravità del rischio».
Tutto è già cambiato
«Il sistema di allerta ha funzionato: purtroppo però ci sono stati dei morti e questo protrarsi di situazioni anomale mette l’intero sistema a rischio – osserva Paola Mercogliano, direttrice della ricerca sugli impatti locali del clima del Centro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) – questo è il cambiamento climatico e dobbiamo smetterla di pensare che avverrà domani». La ricercatrice fa un appello a chi governa: attuare subito le politiche di mitigazione e poi il territorio va ripensato e trasformato. «La rilocazione è una misura che non a tutti piacerà perchè di fatto dovrà espropriare delle terre».
L’adattamento che manca
Non siamo preparati a eventi estremi, sottolinea il Wwf che chiede un «piano urgente di adattamento climatico». Per l’Italia, sottolinea l’organizzazione, è indispensabile definire il Piano di adattamento al cambiamento climatico. La Commissione Vas (Valutazione ambientale strategica) «deve trasmettere gli esiti della consultazione quanto prima, il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica deve chiarire le scelte da compiere e stanziare i fondi necessari - indica la Ong - È soprattutto indifferibile l’abbattimento delle emissioni di CO2, metano e degli altri gas climalteranti, per evitare scenari e impatti ingestibili». Tra le politiche di adattamento «che non possono più subire ritardi, quelle di gestione dell’acqua».
Consumo del suolo
La prima cosa che fa l’acqua è quella di andare a riprendersi i suoi spazi. Lo hanno fatto tutti i fiumi dell’Emilia Romagna. Sono esondati proprio dove l’uomo ha costruito. Eppure i dati sul consumo di suolo ha ripreso a correre con maggiore forza del passato, superando la soglia di 2 metri quadri al secondo. «Siamo arrivati alla terza legislatura senza avere una legge nazionale sul consumo di suolo – punta il dito il geologo Fiore – è stata incardinata in parlamento con il governo Renzi-Gentiloni ma poi non è andata più avanti. Sono 12 anni che stiamo aspettando». Ogni anno il consumo di suolo «sfiora i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un anno, un ritmo non sostenibile che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale» sottolinea il Wwf.
Tutta l’area della pianura romagnola è da sempre inserita in un’area a rischio proprio per le piene dei torrenti che la attraversano. Considerata da sempre una delle regioni più virtuose, eppure hanno fatto il giro del mondo le immagini delle ricerche di un disperso al centro commerciale “Lungo Savio”, a Cesena, uno dei tanti fiumi esondati sul territorio alluvionato.
Il governo del territorio
Bisogna assicurare un effettivo ed efficace governo del territorio. Ridare spazio alla natura è la migliore cura per la fragilità del nostro territorio, sono in molti a sostenerlo. A cominciare dai fiumi «che hanno bisogno di spazio» come dimostrato dagli eventi calamitosi in Emilia-Romagna. Eppoi c’è anche il tema siccità. «L’aumento delle temperature intensifica gli episodi di siccità, inaridisce il suolo e ne modifica la permeabilità in diversi modi – sottolinea Greenpeace –. E se la pioggia cade con elevata intensità, come sta avvenendo in questi giorni, il deflusso si amplifica e l’acqua in eccesso defluisce nei versanti e verso i fiumi che rispondono esondando, scavando e modificando il loro alveo». Le casse di espansione? L’opera idraulica concepita per ridurre la portata dell’acqua durante la piena di un fiume, «in Emilia sono insufficienti, alla luce del cambiamento climatico», spiega Armando Brath, docente presso il Dipartimento di ingegneria all’Alma Mater di Bologna, grande esperto in materia. «Abbiamo ottimizzato queste opere su degli eventi molto rari ma quando arrivano quelli meno rari, intensi, le opere non é che non sono efficaci ma lo sono di meno».