L'omicidio di Voghera. Giorgio Beretta (Opal): «Licenze facili e troppe armi in casa»
In Italia sono più numerosi gli omicidi con armi legali che quelli per mafia o durante rapine
Norme troppo lassiste. Controlli all’acqua di rose per il rinnovo delle licenze. Nessun censimento affidabile del Viminale sulle pistole e sui fucili nelle case degli italiani. L’omicidio di Voghera riapre il dibattito sulle leggi che regolamentano il possesso e l’uso di armi da fuoco. Perché - secondo diversi analisti - rischiamo di avvicinarci al "modello americano", visto che già oggi le persone uccise con armi detenute legalmente sono di più di quelle ammazzate da mafiosi o rapinatori. Non solo: «Grazie a queste maglie larghe, c’è il pericolo concreto che gruppi suprematisti o neonazisti posano legalmente dotarsi di arsenali», avverte Giorgio Beretta.
Analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal), Beretta ricorda che «tra il 2017 e il 2019 in Italia un omicidio su 10 è stato commesso con armi regolarmente detenute. Almeno 131 omicidi perpetrati da detentori legali, a fronte di 91 di tipo mafioso e di 37 per furto o rapina». Difficile da credere, ma oggi in Italia «è più facile essere uccisi da un legale detentore di armi che dalla mafia o dai rapinatori». Gli omicidi per furti e rapine infatti «sono al minimo storico, 9 nel 2019, ma oggi un femminicidio su 5 è commesso con "armi legali"».
«Troppo facile ottenere un nulla osta alla detenzione di arrmi»
Come è possibile? «Le norme per ottenere una licenza sono troppo blande», dice Beretta. Se per il porto d’armi, rilasciato dal Prefetto per comprovate motivazioni (a chi, ad esempio, ha subito minacce o fa il commerciante di gioielli), per le altre tipologie di licenza - tiro sportivo, caccia, detenzione a casa o al negozio - è tutto molto facile: «Non sono richiesti esami psichiatrici né tossicologici, il rinnovo è ogni cinque anni con una visita medica, come per la la patente». Basta un «certificato di capacità di maneggio dell’arma», che si ottiene in mezza giornata al poligono, e un certificato medico che attesta l’assenza di problemi psichici o tossicodipendenze: «Ma senza test tossicologici anche chi usa cocaina può comprarsi un’arma».
Una volta ottenuta la licenza per tiro sportivo, non c’è bisogno di dimostrare che si vada davvero al poligono: «Le licenze per tiro sportivo sono in crescita, ben 580mila. In realtà quasi i due terzi – spiega l’esperto Opal – non praticano il tiro sportivo, né sono iscritti alle federazioni. La chiedono perché permette l’acquisto di un gran numero di armi».
«Con la licenza per tiro sportivo decine di fucili in casa»
Quante? Troppe, da farsi un arsenale: «Con le modifiche apportate nel 2018 dalla Lega e col consenso del M5s, governo Conte 1, oggi con la licenza per il tiro sportivo si possono detenere tre pistole semiautomatiche con caricatori fino a 20 colpi - prima fino a 15 colpi - poi fino a 12 fucili semiautomatici, come gli AR-15 usati nelle stragi negli Usa - prima massimo 6 - e un numero senza limiti di fucili da caccia». Giorgio Beretta non usa giri di parole: «Norme fatte apposta per favorire produttori e rivenditori di armi. Di certo non la sicurezza dei cittadini». Ora molti chiedono "Stop armi ai privati": «Sì, ma occorre rivedere le norme: introducendo l’obbligo di controlli clinici e tossicologici annuali, vietando la detenzione eccessiva di armi, riconducendo le licenze alla loro ragione d’uso. Tiro sportivo per chi va regolarmente al poligono, attività venatoria se effettivamente vai a caccia».
Manca un censimento dettagliato. La stima: 12 milioni di armi
Ma quante sono le armi nei cassetti degli italiani? I dati 2020 della Polizia riferiscono di 649.841 licenze per uso venatorio, 582.531 per uso sportivo e 14.917 per difesa personale. Oltre a 38.333 in dotazione a guardie giurate. In tutto quasi un milione e 300mila licenze. «In realtà né Viminale né Istat - puntualizza Beretta - aiutano a comprendere la gravità del problema. Anche se di ogni arma va data comunicazione alla Polizia, il sistema non è informatizzato e il ministero non fornisce il numero complessivo delle licenze. Potrebbero arrivare tranquillamente a 4 milioni». E, visto che una licenza permette di avere più armi, «una stima realistica è di 12 milioni tra pistole e fucili».