Salute mentale. Ecco l'Italia che chiede il bonus psicologo
Il disagio psicologico colpisce i più giovani
Accolto con opposti scetticismi (inutile o insufficiente), il bonus psicologo avviato nel 2022 non solo ha adempiuto ai suoi compiti, ma ha anche reso evidente la necessità di offrire una risposta migliore nella sanità pubblica ai disturbi della salute psichica. Che si riversano spesso anche in quella biologica.
Sono le conclusioni che si possono trarre dai dati emersi dal progetto PsyCare, realizzato dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop) in collaborazione con alcune università (Milano Bicocca, Bergamo, Catania, Palermo, Pavia e La Sapienza di Roma) che si è proposto di valutare sia l’efficacia sui pazienti degli interventi psicoterapici avviati grazie al bonus, sia l’impatto economico che il bonus stesso ha generato con una analisi di costo-beneficio.
«Il primo dato che è emerso – osserva il presidente del Cnop, David Lazzari – è che l’81% dei nuovi pazienti che hanno usufruito del bonus non si era mai rivolto a un terapeuta per motivi economici». Non solo, i pazienti riconoscono di aver tratto un beneficio: circa il 90% si è detto soddisfatto o molto soddisfatto delle sedute psicoterapiche, ha riferito ancora Lazzari.
L’indagine è stata coordinata dalla vicepresidente del Cnop, Laura Parolin (Università di Milano Bicocca): «Hanno partecipato volontariamente circa 5mila terapeuti e poco più di 2mila pazienti (il 98% con Isee sotto i 15mila euro), tre su quattro donne (ma negli accessi ai Pronto soccorso per disturbi psichici e nei servizi la proporzione si pareggia)».
I disturbi emersi, se presi singolarmente sono stati ansia (31,82%), depressione (9,87%) e disturbi di personalità (5,87%), disturbi legati a eventi traumatici (11,93); se in comorbilità ansia e depressione (19,75%), disturbi traumatici e ansia (12,07%). Da segnalare, ha sottolineato Parolin, che «il 3,6% aveva tentato il suicidio almeno una volta», cui vanno aggiunti il 6,7% che aveva messo in atto condotte parasuicidarie e il 4,6% già ricoverato in passato almeno una volta per problemi di salute mentale. E un altro dato che indica il grande bisogno esistente è rappresentato dal fatto che solo il 14% delle domande presentate all’Inps ha potuto venire soddisfatta.
«Anche se i dati sono preliminari, perché le valutazioni sull’efficacia stanno proseguendo – ha rilevato Gianluca Lo Coco (Università di Palermo) – abbiamo avuto in 12 settimane di trattamento un miglioramento su tutti gli indicatori di esito terapeutico che abbiamo valutato: malessere psicologico generale, sintomi di ansia, sintomi di depressione, capacità di gestire le proprie emozioni».
E anche in seguito, dopo la fine del trattamento (con dati a sei mesi), i miglioramenti si sono mantenuti, «con un dato più elevato in chi ha deciso di prolungare la terapia», ha segnalato Lo Coco, circa il 60% del campione: «Importante quindi che la nuova versione del bonus permetta di prolungare il trattamento», ha concluso.
Oltre all’impatto sulla salute è stata fatta anche una valutazione dei benefici strettamente economici. «È stata osservata – ha spiegato Angelo Compare (Università di Bergamo) – una riduzione delle assenze dal lavoro per ragioni legate alle malattie e al malessere psicologico di cinque giorni al mese a persona, che è stato stimato (in base ai dati Eurostat) corrispondere a un valore di circa 1.220 euro».
Rapportato agli oltre 21mila pazienti in terapia che lavoravano, si è calcolato una cifra di 312 milioni di euro, di fronte ai 25 milioni che il bonus è costato. «Se lo si ampliasse alla popolazione con disagio psicologico in età lavorativa – ha detto Compare – si otterrebbe una cifra paragonabile a una Manovra annuale, circa l’1% del pil».
«Credo che il bonus psicologo – conclude il presidente Lazzari – dovrebbe essere visto come l’ultimo tassello di un triangolo di interventi, tesi a migliorare il benessere psicologico della popolazione: a un angolo lo psicologo di base ad affiancare il medico di medicina generale, al secondo angolo la consulenza psicologica nella scuola per intercettare precocemente i malesseri e promuovere la resilienza dei ragazzi, e al terzo, appunto il bonus, una sorta di investimento pubblico su una materia, le psicoterapie, pressoché assenti nel Servizio sanitario nazionale».
Non va dimenticato, sottolinea infine Lazzari, che «negli ultimi 20-30 anni la ricerca scientifica ha messo in luce quanto gli aspetti psichici influenzano la salute delle persone. Anche modulando i geni, quindi l’attività del Dna. Basta pensare che il disagio psicologico è il primo fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, il doppio del colesterolo».
Il successo del bonus psicologo, o la conferma di un bisogno di salute da soddisfare è segnalato dal fatto che le nuove domande all’Inps, aperte il 18 marzo scorso e che si chiuderanno il 31 maggio, hanno già toccato quota 300mila.