I finanziamenti a Mediterranea. Castellucci: «Una goccia nel mare per salvare vite»
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«La Chiesa continuerà ad annunciare il Vangelo, celebrare i sacramenti e aiutare i poveri, compresi quelli che si imbarcano nel Mediterraneo per fuggire dalla fame e dalle guerre». È la conclusione della nota dell’arcivescovo Erio Castellucci pubblicata oggi sul dorso diocesano di Modena, in uscita con Avvenire, in risposta a quanto affermato dai giornali Panorama e La Verità che hanno chiamato in causa la Cei, assieme ad alcune Diocesi e ai rispettivi vescovi, nel contesto di un’inchiesta giudiziaria della Procura di Ragusa a carico di “Mediterranea Saving Humans - Aps”, finalizzata ad accertare un presunto favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la presunta violazione del codice della navigazione.
«Contro ogni garanzia costituzionale – osserva l’arcivescovo di Modena-Nonantola – è stata diffusa parte della mia corrispondenza privata con Luca Casarini, totalmente estranea alle indagini in corso su “Mediterranea”». Tralasciando gli ambiti di competenza della magistratura («nella quale ripongo la massima fiducia»), l’arcivescovo offre alcune informazioni relative alla sua diocesi.
«A partire dall’autunno 2020 – racconta – ho deciso di aiutare “Mediterranea” elargendo periodicamente delle somme attinte alla “carità del Vescovo”, alimentata da diversi contributi (tra i quali una percentuale dell’otto per mille affidata al Vescovo per interventi assistenziali), offerte liberali ed eredità o lasciti ricevuti in diverse occasioni e per diversi motivi, destinati a progetti da me scelti o concordati con i donanti, secondo le loro intenzioni». Ricorda Castellucci che «la Chiesa, nella fedeltà al Vangelo, è sempre prossima, specialmente là dove la vita e la dignità umana sono minacciate: aiuta i bambini non ancora nati e le loro famiglie, opera per l’educazione, soccorre chi si trova in situazioni di povertà in Italia e nel mondo; difende chi è perseguitato a causa della fede in Gesù e assiste i fragili e i malati. Sono situazioni che richiedono quelle che il Catechismo chiama “opere di misericordia corporali e spirituali”, dedotte dal Vangelo, là dove Gesù considera fatto a se stesso il soccorso prestato agli affamati, assetati, poveri, malati, stranieri, carcerati (cf. Mt 25,31-46). «Si possono certo commettere degli errori – aggiunge Castellucci – nella destinazione degli aiuti, ma la Chiesa non può rinunciare a quella “storia della carità” tratteggiata da papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica». Spiega l’arcivescovo: «Con questo animo – lo dico molto umilmente – ho cercato negli anni di ministero a Modena di valutare anche la destinazione delle somme affidatemi; come parte di quel servizio ai poveri per il quale, nel giorno dell’ordinazione episcopale, ho promesso di impegnarmi: «Vuoi essere sempre accogliente e misericordioso, nel nome del Signore, verso i poveri e tutti i bisognosi di conforto e aiuto?».
Entrando nello specifico, aggiunge: «Quando mi è stato chiesto aiuto per soccorrere persone in pericolo di vita nel Mediterraneo, ho perciò deciso di impiegare alcune somme dalla “carità del Vescovo”, tra le quali non pochi contributi finalizzati dagli offerenti stessi. E le ho indirizzate a “Mediterranea”, che per quanto potevo constatare stava intervenendo efficacemente». «Queste somme, “scoperte” dagli organi di stampa - peraltro in realtà maggiori rispetto a quelle divulgate dagli stessi - in realtà erano state regolarmente contabilizzate – chiarisce Castellucci – dentro al bilancio della Diocesi, come le altre offerte liberali che partono dalla “carità del Vescovo”, tutte tracciabili attraverso i movimenti bancari. Le ho definite “una goccia nel mare”, e lo confermo, nonostante il sarcasmo di qualcuno: una goccia che è stata però utile per salvare la vita a qualche fratello e sorella in pericolo di vita». «Con la “carità del Vescovo” in questi anni – puntualizza Castellucci – non sono stati aiutati solamente i migranti». E cita alcuni interventi superiori ai 10mila euro negli ultimi due anni: «Un reparto maternità di un Ospedale in Tanzania; diverse esperienze di formazione della pastorale giovanile e universitaria dell’Arcidiocesi; la sistemazione di alcune canoniche ed edifici parrocchiali per i quali non erano sufficienti le offerte dei fedeli; la pubblicazione di libretti della collana “Figurae” sul Duomo di Modena e l’Abbazia di Nonantola; il sostegno economico ai presbiteri che conseguono titoli accademici fuori Diocesi; l’aiuto alla popolazione di Boa Vista, nell’Isola di Capo Verde, ridotta alla fame dalla pandemia; l’adozione a distanza di seminaristi nella Diocesi di Leopoli in Ucraina; il contributo alla ristrutturazione di una residenza parrocchiale per anziani a Modena; una somma consistente, in questo caso totalmente finalizzata dagli offerenti, per il progetto di avvio di due laboratori per detenuti nel Carcere Sant’Anna di Modena».
«Ritengo in conclusione che il fine principale di questo attacco mediatico – osserva l’arcivescovo –, sia di condizionare la libertà della Chiesa, per impedire il suo aiuto ai migranti naufraghi».
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