Cividale. «Niente abiti vistosi per evitare stupri». E l'opuscolo diventa una gaffe
Niente «abiti troppo eleganti o vistosi» o «gioielli e oggetti di valore», meglio l’invisibilità. Guai ai sorrisi, specie se «ironici o provocatori», soprattutto agli sconosciuti. Quanto ai ragazzi delle altre, «non guardarli insistentemente e non fare commenti». Più che offensiva, appare disarmante l’infilata di “consigli utili” messi nero su bianco in un opuscolo che il Comune di Cividale del Friuli (Udine) ha deciso di distribuire nelle sue scuole per combattere e prevenire il fenomeno della violenza sulle donne. Partendo dal presupposto – evidentemente – che questa violenza dalle donne dipenda. Roba d’altri tempi, si dirà, stereotipi mille volte sentiti e superati: e invece no. Alle ragazze le istituzioni della città friulana, a quanto pare coadiuvate nella campagna informativa da alcuni psicologi, vogliono dire che nel 2023 le cose funzionano ancora così: bisogna stare attente, a come si va in giro. Bisogna contenersi, nei comportamenti. Come se il problema (e la soluzione) fosse tutta lì, come se una donna uccisa ogni tre giorni per gelosia e per ossessione e per smania di possesso di un uomo, o una stuprata e picchiata e abusata fosse questione di gioielli e sorrisi. Della vittima, s’intende.
Per fortuna a riportarci ai nostri tempi e alle conquiste di emancipazione che migliaia di donne hanno ottenuto nel corso dei secoli – sebbene non sempre e non ovunque pienamente realizzate – hanno pensato le stesse studentesse e gli studenti destinatari dell’opuscolo, che si sono ribellati e in queste ore portano avanti una protesta sacrosanta: le affermazioni sono state contestate, in particolare, e nei corridoi del Convitto nazionale Paolo Diacono dove sono comparsi numerosi cartelli di dissenso e i giovani si sono riuniti in assemblea.
«Protestiamo perché riteniamo inaccettabili le frasi contenute in questo opuscolo – spiega Beatrice Bertossi, coordinatrice del Movimento studentesco per il futuro –, ma contestiamo anche l'opportunità stessa di un volantino rivolto alle potenziali vittime, quando è noto che la prevenzione delle violenze di genere deve partire innanzitutto dagli aggressori».
I ragazzi si stanno riunendo e stanno parlando anche con i docenti per valutare quali altre iniziative di protesta organizzare per ribadire la corale condanna all’iniziativa di questo tipo: «Siamo convinti che alla violenza ci si oppone con l’educazione – continua Beatrice, con parole che ci si aspetterebbe dagli adulti –, non con la colpevolizzazione delle vittime».
La vicenda naturalmente ha sollevato un polverone di reazioni politiche. La prima a intervenire è stata proprio la sindaca di Cividale (che, nota dolente, è una donna), Daniela Bernardi: «Sono contenta che l’opuscolo sia stato finalmente letto dagli studenti delle nostre scuole con spirito critico – ha detto –. Il fatto che considerino i consigli dati “anacronistici” testimonia che sono giovani che vivono situazioni normali e senza particolari disagi. Siamo disponibili a sederci attorno a una tavolo per confrontarci con loro e con le scuole, capire quali siano le loro effettive esigenze e rimodellare i contenuti di un opuscolo che voleva essere un momento di riflessione».
Pioggia di critiche invece dall’opposizione locale (la giunta è leghista), che promette un’interrogazione in Consiglio regionale, e da quella nazionale, con la capogruppo Pd e alla Camera e già governatore del Friuli, Debora Serracchiani, indignata: «Sempre là si ricasca: se ti stuprano vuol dire che te la sei cercata, provocavi».