Attualità

Vercelli. A Mariella Enoc la laurea honoris causa in Medicina

Vito Salinaro martedì 16 gennaio 2024

Quando, il 31 luglio 1998, l’Università del Piemonte Orientale (Upo) diventa realtà, dopo un delicato e non indolore scorporamento dall’ateneo madre, l’Università di Torino, Mariella Enoc, novarese, classe 1944, è una apprezzata protagonista del management nazionale e internazionale che disegna strategie e cementa sinergie muovendosi tra istituzioni statali, fondazioni bancarie, organizzazioni imprenditoriali, aziende sanitarie.

Col suo consueto piglio severo e decisionista, Enoc è tra i promotori dell’Upo, scommettendo sull’ancoraggio territoriale della nuova istituzione culturale, che ha sedi a Vercelli, Alessandria e Novara. Ci crede così tanto da veicolare sul giovane ateneo risorse determinanti al suo sviluppo. L’Upo, nel 2012, le offre un posto nel cda che la manager conserva per 7 anni, periodo che coincide con la crescita dell’Università, proprio mentre Mariella Enoc raccoglie e accetta altre importanti responsabilità. Su tutte, quella datata febbraio 2015, quando la Santa Sede le affida la presidenza dell’Irccs Ospedale Bambino Gesù di Roma, l’“ospedale del Papa”, il più grande policlinico e centro di ricerca pediatrico d’Europa.

Il nosocomio vaticano è già una realtà della pediatria mondiale ma Enoc ne esalta le peculiarità: investe nella ricerca, dando respiro alla vocazione internazionale dell’ospedale, avviando studi e sperimentazioni con i maggiori istituti internazionali. Gli scienziati del Bambino Gesù si distingueranno, in particolare, nell’individuazione e nel trattamento delle malattie rare. D’intesa con papa Francesco, con il quale ha un rapporto privilegiato, Enoc fa brillare il logo del Bambino Gesù in Paesi molto poveri, dove inaugura sedi distaccate, ambulatori e corsie attrezzate, senza mai rinunciare al compito di condividere conoscenza. «Abbiamo cercato di portare il nostro sapere, come dono, a tutti coloro che non ce l’hanno – dirà in un’intervista ad Avvenire pochi giorni dopo le sue dimissioni, all’inizio del 2023 -: vale per i Paesi più poveri, nel campo della formazione, ma anche per molte nazioni evolute che però, su certe materie, hanno ancora bisogno di crescere».

Nel frattempo l’Upo, che si definisce ormai un glocal open campus, ovvero un ateneo «fiero delle nostre radici ma capace di cogliere le opportunità di più ampio respiro e di costruire reti a livello globale», si afferma e diventa un motore del territorio. Perché, al di là della crescita occupazionale, e in termine di investimenti e redditi registrati nelle province dove opera, la giovane università è fiera soprattutto di un dato: l’aumento del livello dell’istruzione e della qualificazione socio-professionale della popolazione locale. «Ancora oggi – è spiegato in una nota in occasione dei festeggiamenti dei 25 anni, pochi mesi fa – il 76% dei nostri laureati proviene da famiglie dove il titolo universitario appare per la prima volta. Siamo stati un irresistibile ascensore sociale per quasi 50 mila allori».

Oggi l’Upo tributa il suo grazie a Mariella Enoc. Conferendole il titolo di dottoressa honoris causa in Medicina e chirurgia, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dei ministri dell’Università e per la Pubblica Amministrazione, Anna Maria Bernini e Paolo Zangrillo. Enoc, è la motivazione del riconoscimento, rappresenta «uno straordinario personaggio che ha segnato la storia del management nazionale e internazionale, soprattutto nell’ambito sanitario». L’attenzione alle tematiche «dell’assistenza agli ammalati con fragilità, bambini, anziani, disabili e pazienti affetti da malattie rare, che Mariella Enoc ha saputo mirabilmente coniugare», rileva il rettore Gian Carlo Avanzi, è solo uno dei motivi dell’attribuzione: «Enoc è stata inoltre fonte di ispirazione per la progettazione e lo sviluppo di tematiche di ricerca che l’Upo conduce da anni, come quelle sull’invecchiamento, sull’industria della salute, sulla silver economy e sulla promozione della salute e degli stili di vita sani. Una figura di altissimo valore morale e sociale – conclude il rettore – cui l’Upo e l’intera nazione devono grande riconoscenza».