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Kiev. Zelensky: «Putin è un pazzo. L'Ue non basta, ci serve l’aiuto Usa»

Giovanni Maria Del Re, Bruxelles giovedì 19 dicembre 2024

All’Ucraina serve che Ue e Stati Uniti siano uniti a suo sostegno, l’Europa da sola non potrà bastare. E Putin è un «pazzo a cui piace uccidere» che va bloccato, perché lui, da solo, non si fermerà. Volodymyr Zelensky torna al Consiglio Europeo a Bruxelles per chiedere ancora una volta il sostegno («un maleducato», ha commentato gli attacchi al presidente russo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov). Con gli europei che si ritrovano a discutere di cosa fare per rafforzare Kiev, non senza ignorare le troppe promesse mancate a un’Ucraina sempre più sotto pressione. Convitato di pietra, neanche a dirlo, Donald Trump, di cui ancora non si è ancora capito che intenzioni abbia con l’Ucraina, ma il timore è chiaro: che finisca per lasciare soli gli europei a sostenere Kiev e affrontare la Russia. Anche se già si pensa alla ricostruzione, nelle conclusioni del vertice Ue si parla di una «conferenza per la ripresa dell'Ucraina ospitata dall'Italia nel luglio 2025». «Sull'Ucraina dobbiamo essere molto chiari – dice il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa - può contare su un sostegno pieno e incondizionato, whatever it takes, e per tutto il tempo necessario, ora in guerra e in futuro in pace». Anche le conclusioni del Consiglio Europeo ribadiscono il «sostegno incrollabile».

«Non vogliamo essere spinti verso un grande burrone in cui potremmo cadere – dice Zelensky - vogliamo fermare Putin. Vogliamo fermare quella guerra e faremo del nostro meglio per farlo. È molto importante che la voce dell'Europa sia unita e che lo sia anche con gli Stati Uniti». Lancia un welcome a Trump, in risposta a chi gli chiede quali siano i suoi sentimenti per l’imminente inaugurazione di “The Donald”. «Credo che il presidente Trump sia un uomo forte – dice l’ucraino - e voglio molto averlo dalla nostra parte. Per me, è molto importante. Voglio discutere con lui maggiori dettagli su questa guerra. Spero che mi capirà, perché penso che siamo solo persone e abbiamo le stesse emozioni».

Per ora nessuno vuole parlare, almeno in pubblico, di peacekeeper europei per garantire la pace.

Dal quartier generale trumpiano le risposte indirette a Zelensky sono due. La prima, un colloquio telefonico con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, al quale dice che la guerra «dura da troppo tempo». «È essenziale - condividono i due leader - intraprendere al più presto possibile la strada verso una pace giusta, equa e duratura». La seconda risposta è un’ipotesi: Keith Kellogg, il generale 80enne pluridecorato scelto da Trump per trovare una soluzione al conflitto, verrebbe inviato in Italia a gennaio.

Tornando a Bruxelles. «Ora – sottolinea l’Alto rappresentante Ue Kaja Kallas – dobbiamo parlare di come sostenere l’Ucraina. Qualsiasi spinta per negoziati troppo presto sarà negativo per l’Ucraina». «La priorità – sottolinea anche il premier belga Alexander De Croo - è che gli ucraini vincano la guerra e respingano i russi, e poi potremo parlare di pace. Per favore, non invertiamo le cose». È lo stesso messaggio lanciato, mercoledì sera, dal segretario generale della Nato Mark Rutte, che ha tenuto riuniti fino all’una di notte nella sua residenza Zelensky, i leader di Italia, Germania, Polonia, Olanda, Danimarca e i vertici Ue. Una riunione, sottolinea il presidente ucraino, «senza decisioni».

Tema cruciale, le garanzie di sicurezza per Kiev dopo la guerra. «Non possiamo vivere con un conflitto congelato sul nostro terreno – avverte Zelensky - la gente deve sapere cosa succede dopo per avere una tregua, altrimenti significa congelare un conflitto. Abbiamo bisogno di garanzie di sicurezza». Perché altrimenti, «dopo due mesi o due anni Putin tornerà ad attaccare».

Ed è qui che Washington resta fondamentale. «Io credo che le garanzie di sicurezza europee non saranno sufficienti per l'Ucraina – sottolinea il leader ucraino - per noi la vera garanzia, ora o nel futuro, è la Nato e la Nato dipende dalle decisioni prese da europei e americani». E comunque, aggiunge, «l'Europa dovrà essere al tavolo delle trattative quando sarà il momento. Come l'Ucraina, l'Ue dovrebbe avviare i negoziati da una posizione forte, e la forza dell'Europa risiede nell’unità».

S’impone nei confronti la necessità di sostenere l’Ucraina per consentirle di avviare negoziati di pace in posizione di forza. Gli europei sanno di non star fornendo sufficienti sistemi di difesa aerea, del resto su 14 brigate ucraine da addestrare in Europa al momento se n’è vista solo una (in Francia), cui si aggiunge un’altra in Germania. «Mi dicono di abbassare l’età della leva – dice Zelensky – ma che un soldato abbia venti o trent’anni, che può fare se non ha le armi necessarie?».

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz durante il vertice incoraggia «tutti a dare un'altra occhiata a cos'altro possono fare». E anche nelle conclusioni del Consiglio Europeo si esorta ad «aumentare con urgenza gli sforzi, in particolare sulla consegna di sistemi di difesa aerea, munizioni e missili, nonché la fornitura del necessario addestramento ed equipaggiamento delle brigate ucraine».

Ieri, intanto, la Commissione Europea ha annunciato il varo di un’assistenza macrofinanziaria a Kiev di 18,1 miliardi di euro, che sarà erogata a rate nel corso del 2025.